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Information Technology Forum orga-

nizzato da Ikn, ha sottolineato come

“tra venti anni la metà delle professioni

attualmente in auge potrebbero scom-

parire, il che sarebbe potenzialmente

positivo, perché se le macchine prende-

ranno il nostro posto, noi potremmo in-

teressarci a cose più interattive, si pensi

che anche Uber tra venti anni non ci sa-

rà più perchè sostituito dalle auto sen-

za il guidatore”, e sottolinea come “se

nel lungo periodo la combinazione tra

intelligenza artificiale e umana potesse

prevalere la prima, nel breve periodo

nessun sistema di intelligenza artificiale

può batterci. Si pensi solo alla creativi-

tà, l’intelligenza artificiale ne è sprov-

vista. Ma l’evoluzione è basata sul caos,

sul random, e questo va appannaggio

dell’uomo e della sua creatività”.

Ma quanto è vera l’idea che i robot

ci rimpiazzeranno? Secondo Amedeo

Cesta, Senior Research Scientist CNR e

presidente Associazione italiana per l’in-

telligenza artificiale, è un processo ine-

vitabile, basti guardare all’ultimo report

del World Economic Forum nel quale

si dice che su 2 milioni di nuovi posti di

lavoro se ne distruggeranno 7 milioni.

“Bisogna eliminare le barriere alle disci-

pline a aprire al dialogo tra chi produ-

ce strumenti tecnologici e ciò che serve

realmente alla popolazione, pensando

a nuovi modelli di sviluppo, perché non

possiamo pensare di essere ingabbiati in

modelli economici fermi all’800”.

Industry 4.0: quali cambiamenti?

Nel mondo dell’industria e in generale

in quelle professioni con una più forte

specializzazione (e.g. medicina) sembra

emergere, dal confronto con le imprese,

che vi sia una fortissima necessità di skill

digitali, ma che queste si collocano ai

livelli base dello strato delle competen-

ze. L’analisi dei dati, le competenze IT e

sistemistiche, i principi della virtualizza-

zione appaiono come ‘nuovi’ prerequi-

siti per poter agire correttamente in un

mondo che produce molte più informa-

zioni del passato, e le ‘disperde’ in mac-

chine, sensori, sistemi diversi. Tuttavia,

con altrettanta chiarezza, emerge che

il numero di professionalità ‘nuove’ che

vengono immaginate è assai ridotto,

e che in realtà si vede una evoluzione

della quasi totalità dei profili esistenti

(della progettazione alla pianificazione,

dalla qualità alla manutenzione) con un

forte bisogno di skill legati alla multi-

disciplinarietà, alla capacità di multi-

tasking, di comunicazione, di visione

sistemica. “Tra gli esempi di professio-

ni nuove, il ‘chief data architect’, il ‘di-

sruptive product designer’, il ‘product-

service designer’ ma per quanto l’uomo

sia costoso, rimane la migliore tecnolo-

gia disponibile”, afferma Perego.

Le ‘digital’ risorse umane

Il settore delle risorse umane sarà sem-

pre più digital, ovvero legato a doppia

mandata alle nuove tecnologie. “Ogni

aspetto del nostro lavoro è già influen-

zato dai social media, dagli smartpho-

ne, dal web. È impossibile pensare di

gestire oggi le risorse umane come si

faceva fino a 10 anni fa”, afferma Stefa-

How digital

transformation will

change the way we work

Digital transformation is a phenomenon

that concerns businesses in every

industry, requiring every business

function to rethink processes, products

and services, and to introduce new skills

and professional roles within them.

Digital transformation is no longer just

a technological or strategic vision, but

a challenge that involves all human

capital and requires developing new

skills and professionalism in every

business area so that they are better able

to interpret new opportunities and lead

the change effectively. Digital culture

also ‘displaces’ many traditional roles

through the forceful emergence of new

ones: Data Scientist, Social Media

Manager, eCommerce Manager and

Digital Strategist are just some of the

new positions, increasingly in demand in

every sector, but at the same time they’re

ambiguous and difficult both to train

internally and to find on the job market.

According to the latest survey conducted

by HR Innovation Practice Observatory,

involving over 100 HR managers from

medium-sized Italian companies, the

most sought-after digital jobs are:

Digital Marketing Manager (22%),

Social Media Recruiting Specialist

(20% ), Technology Marketing Officer

(16%) and Social Media Manager

(16%). Often, the way companies find

these people is to develop them internally

rather than recruiting them from

outside. According to Alessandro Perego,

Scientific Director of Digital Innovation

Observatories at the Politecnico di

Milano, change can be articulated

along three natural lines: “On the one

hand, some professions are destined to

disappear; on the other, some professions

will be enhanced. And of course, some

jobs will be created ex novo”.

novembre 2017

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