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According to the Intesa Sanpaolo

Studies and Research Office, companies

set up in Italy by immigrants are on the

rise. The rate of foreign company set-ups

are similar in the different geographical

areas, with higher rates in the South and

on the islands (+27.2%) and lower in

the northeast (+14.3%). In 2017, the

balance between set-ups and closures

has been positive. The companies

set up by immigrant entrepreneurs

perform better than those created by

Italians, but with lower margins and

profitability. For some time in Italy,

foreign entrepreneurship has counted

for a significant share of businesses

and is an important element of the

industrial demographic of our country.

In recent years, particularly during

the recession, the phenomenon has

gained strength: by the end of 2015 the

number of businesses run by immigrant

entrepreneurs had reached 9.1% of

the total. If we compare the trend of

businesses set up by immigrants with

that of native businesses, not only are

the growth rates different, but the signs

are too. Between 2011 and 2015, an

overall reduction of 0.9% in businesses

present is the combination of a 2.9%

decrease in Italian businesses and an

21.3% increase in businesses founded

by migrants. The demographic presents

an even trend on a geographical level:

the rate of business set-up by foreigners

is similar in the different areas, with

variations apparently unrelated to the

demographic for Italian businesses. In

2017, according to a survey conducted

by Unioncamere-InfoCamere using data

from Chambers of Commerce Business

Registries, foreign firms in Italy exceed

580,000, and while they counted for

7.2% of total businesses in 2011, that

rose to 9.5% in 2017.

Foreign companies,

ascending numbers

but lowmargins

Camere di commercio (la più recente

alla data di realizzazione dell’articolo,

ndr), continua l’aumento delle imprese

straniere in Italia. Pur mostrando ritmi

di crescita inferiori rispetto al passa-

to, il saldo tra aperture e chiusure di

aziende guidate da persone non nate

in Italia fa segnare ancora un bilancio

positivo che ha sfiorato le 7mila uni-

tà. Il sistema delle imprese straniere

in Italia supera così quota 580mila e

se nel 2011 pesava per il 7,2% sull’uni-

verso delle imprese totali, nel 2017 la

loro incidenza è salita al 9,5%, indice

di una popolazione immigrata sempre

più attiva nello scenario economico

del Paese. Il settore in cui le imprese di

stranieri sono maggiormente presenti

è quello del commercio (circa 208mila

imprese, il 36% di tutte le aziende a

guida straniera), seguito dalle costru-

zioni (132mila, il 23% delle straniere)

e da alloggio e ristorazione e manifat-

tura (entrambe prossime alle 45mila

unità). Quasi un’impresa di stranieri

su tre (il 31,8%) è artigiana. La regio-

ne più attrattiva per l’insediamento di

imprenditori non italiani è la Lombar-

dia con 113mila realtà, seguita dal La-

zio (76mila) e dalla Toscana (54mila).

Marocco, Cina, Romania e Albania, in-

vece, sono i Paesi da cui provengono,

con riferimento alle sole imprese in-

dividuali (le uniche per cui è possibile

associare la nazionalità al titolare), le

comunità più numerose di imprendi-

tori immigrati. Il Marocco, con 68.482

imprese individuali esistenti alla fine

del giugno scorso, è la nazionalità più

rappresentata; sugli altri gradini del

podio la Cina (51.546 imprese) e la Ro-

mania (con 49.020). Dall’analisi sul ter-

ritorio, si scopre che alcuni Paesi hanno

eletto delle vere e proprie ‘patrie’ im-

prenditoriali in alcune province italia-

ne: è il caso dell’Egitto che concentra

in provincia di Milano quasi la metà (il

44,7%) di tutte le sue imprese in Italia;

o del Bangladesh che ha il suo ‘quar-

tier generale’ a Roma, dove ha sede il

42,5% di tutte le sue imprese. Ma an-

che in altre province si assiste a signifi-

cative concentrazioni di imprese di una

data nazionalità: i pachistani a Napoli

(il 19,6% della loro comunità impren-

ditoriale è all’ombra del Vesuvio), i

romeni a Roma (il 15,1%), mentre la

rappresentanza imprenditoriale cinese

ha la sua ‘capitale’ a Milano che ospita

l’11% di tutta la comunità in Italia.

L

a tipologia giuridica

Durante gli anni della recessione l’im-

prenditoria straniera ha assunto un

ruolo e un peso di importanza crescen-

te, contrastando il ridimensionamento

novembre 2017

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