22
giugno 2017
Ilsindacato4.0
nonhapaura
del futuro
MarcoBentivogli è il prototipodel
sindacalista inepocadi Industria4.0.
Partedall’autocriticadi unsindacato
inpassatospessoautoreferenzialee
chiededi cambiare laproprianarrazione
mettendosi ingioco. Ese le fabbriche
sarannosmart serveunsindacatosmart,
cheascolti enonabbiapauradel futuro.
Siamoandati a trovarlo
diFabrizioPatti
sto le posizioni della FIM prevalere, sia
nei voti nelle fabbriche FCA, sia perché
i risultati promessi sono effettivamente
arrivati (la stessa FIM periodicamente
diffonde le note con l’aggiornamento
dei dati stabilimento per stabilimento).
Per rivendicare questi risultati, ma so-
prattutto per segnare la strada di fron-
te alle sfide che l’Industria 4.0 pone al
lavoro e alle rappresentanze sindacali,
Bentivogli nel 2016 ha pubblicato il vo-
lume ‘Abbiamo rovinato l’Italia?’, edito
da Castelvecchi. Lo abbiamo raggiunto a
Milano per farci raccontare la sua visione
del lavoro e del sindacato in un mondo
che cambia quanto mai velocemente.
Segretario Bentivogli, una delle frasi
più significative del suo libro è: “Quan-
do una fabbrica diventa smart, serve
anche un sindacato smart”. Cos’è il sin-
dacato smart?
“È prima di tutto un sindacato che ascol-
ta, che è capace di non avere paura del
futuro. Ma è soprattutto un sindacato
che scopre una capacità inedita: noi ab-
L
e prime volte che i discorsi di Mar-
co Bentivogli, segretario generale
della FIM (il sindacato dei metal-
meccanici della Cisl), hanno cominciato
a finire sulle pagine dei grandi quotidia-
ni nazionali, in molti si sono accorti che
erano diversi da quelli di tutti gli altri
sindacalisti. Erano pieni di numeri, di ri-
ferimenti a tecnologie di avanguardia
e di richiami ad analisi provenienti da
mondi accademici d’Oltreoceano. Erano,
soprattutto, emendati di quella retorica
sindacale che ha reso negli anni le rap-
presentanze dei lavoratori lontanissime
dal cuore dell’opinione pubblica e degli
stessi lavoratori. Oltre alle parole, ci so-
no stati i fatti: il banco di prova è stata
la Fiat, ora FCA. Mentre la Fiom faceva le
barricate, rispetto ai piani annunciati ne-
gli anni da Sergio Marchionne, la FIM e
la Uilm hanno letto le carte e capito che
potevano funzionare. Non solo: hanno
deciso di proseguire pur sapendo di an-
dare incontro alle accuse di tradimento
da parte del sindacato più intransigente.
È stata una lotta durissima ma che ha vi-
biamo sempre inseguito il cambiamento
e una parte del sindacato si è sempre di-
feso dal cambiamento. Io ritengo invece
che per giocare un ruolo sia indispensabi-
le anticipare il cambiamento, sia dal pun-
to di vista delle competenze sia delle piat-
taforme politico-sindacali. Soprattutto
per quanto riguarda Industry 4.0, perché
noi non avremo scampo: le fabbriche sa-
ranno più facilmente workerless e union
free. Se il sindacato si sporcherà le mani,
in senso buono, nella costruzione dell’ar-
chitettura sociale attorno all’impresa e
dell’architettura industriale, il ruolo della
persona sarà dentro un dibattito che al-
trimenti rischia di caratterizzarsi solo per
le questioni economiche e tecnologiche.
È per questo serve un sindacato ‘intelli-
gente’, capace di comprendere che biso-
gna cambiare: bisogna cambiare forme
di lotta e bisogna cambiare regole di in-
gaggio nel rapporto tra lavoro e impresa.
Il terreno si deve alzare sui terreni della
partecipazione e della co-determinazio-
ne. Una smart union è poi un sindacato
che è capace di far sintesi. Oggi ci sono