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difendere i propri interessi. Questa visione

riguarda l’approccio al commercio inter-

nazionale e il ‘Buy European Act’ e le po-

litiche anti-dumping sono solo alcuni degli

strumenti pensati in questo contesto”.

A Trento ha avuto modo di scambiare

qualche parola con il ministro dell’Eco-

nomia e finanze italiano, Pier Carlo Pa-

doan. Sappiamo che Macron ha annun-

ciato l’intenzione di rispettare il rispetto

del rapporto deficit/PIL al 3%, mentre

qualche giorno fa il governo italiano ha

chiesto a Bruxelles più flessibilità. Qual

è la sua opinione sull’atteggiamento del

governo italiano?

“Penso che ci siano flessibilità nel sistema.

Noi, nel caso francese, abbiamo dichiara-

to l’intenzione di portare il disavanzo al di

sotto della soglia del 3% già nel 2017. Ciò

significa che non ci saranno ulteriori misure

di spesa o di tagli alle tasse quest’anno. E

sappiamo che anche l’Italia è al di sotto del-

la soglia del 3%. È importante mantenere

questo impegno per raggiungere il 3% nel

2017. Ora, lo stato delle finanze pubbliche

sarà valutato dalla Corte dei conti europea,

vedremo cosa dirà quando pubblicherà la

sua relazione all’inizio di luglio e il governo

esaminerà le opzioni dopo che avrà capito

quale è la situazione esatta”.

Professore, è stupito del piglio così de-

ciso in cui Macron si sta ponendo sugli

scenari internazionali? Prima ha critica-

to davanti a Putin i media russi come RT,

poi ha diffuso un videomessaggio in in-

glese contro il ritiro degli Usa dall’accor-

do di Parigi, concludendo con un ‘Make

our planet great again’.

“Essere eletto presidente è certamente

una grande responsabilità. Il Paese ha una

responsabilità globale, i francesi vogliono

che il presidente francese si faccia sentire.

La posta in gioco è talmente alta che fon-

damentalmente non c’è scelta. La sorpresa

è avere visto la trasformazione dell’uomo,

da consigliere a ministro a candidato e ora

a presidente, in un tempo brevissimo. Nes-

suno poteva immaginare quello che sareb-

be successo. Ma quando la responsabilità

del potere ricade sulle tue spalle, sei desti-

nato a trasformarti e a reinventarti”.

Il libro-manifesto di Emmanuel Macron

si intitola ‘Rivoluzione’. Le parole del

neo presidente francese sull’Europa

hanno effettivamente qualcosa di rivo-

luzionario. Pensa che davvero potrà con-

seguire i suoi obiettivi?

“Rivoluzione non è una parola facile da

usare riguardo all’Europa, perché è una

parola che commuove ed emoziona. Dob-

biamo però essere coscienti che il ‘business

as usual’ non è un’opzione per l’Europa.

Paragonate il mondo di oggi a quello di

dieci anni fa: allora avevamo una crescita

incrementale all’interno di un contesto

globale stabile. Oggi ci sono diverse mi-

nacce alla sicurezza e al sistema globale e

c’è una richiesta di azione a livello globa-

le, ben illustrata dal tema del problema

climatico. C’è un’economia europea che è

stata insoddisfacente troppo a lungo, per

la prima volta dal Dopoguerra c’è stato un

‘decennio perduto’ e l’Italia rappresenta

un buon esempio di questo fenomeno. E

c’è la questione dei rifugiati, che deve es-

sere affrontata. Per tutte queste ragioni

noi dobbiamo essere ambiziosi. Trattare i

problemi di oggi come quelli del passato

non è credibile e non può essere accettato.

È straordinario che nel mio Paese il candi-

dato che senza alcuna ambiguità ha parla-

to a favore dell’Europa e ha messo l’Euro-

pa al centro della sua campagna sia stato

eletto. Ma lui è il primo a sapere che non

può essere compiaciuto dell’Europa di og-

gi, che deve ottenere qualcosa. Sarà molto

esigente, sarà ambizioso, sarà molto preci-

so nelle richieste, perché ha investito il suo

capitale politico sull’Europa. Vuole che le

cose si muovano, vuole essere in grado di

ottenere i risultati”.

Professore, per chiudere: quali siano i

suoi attuali sentimenti? Lei ha accom-

pagnato dall’inizio Emmanuel Macron

nella sua avventura verso l’Eliseo. Fino

a qualche mese fa pochissimi pensavano

che ce l’avrebbe fatta.

“Premetto che parlo come ex responsabile

del programma di Emmanuel Macron, non

ho alcuna posizione ufficiale ora. Il princi-

pale sentimento è quello della responsabili-

tà. Abbiamo davanti una sfida enorme per-

ché la parte difficile comincia ora. Una cosa

è creare una coalizione di elettori a favore

di un cambiamento e un’altra è portare a

compimento i propri obiettivi. Noi non pos-

siamo ignorare il fatto che il popolo france-

se rimanga molto diviso. Solo una frazione

della popolazione è ottimista per il proprio

futuro. La sfida è quindi ottenere risultati

migliori e un senso migliore di protezione

per i cittadini”.

@fab_patti

Per gentile concessione di

www.linkiesta.it

20

giugno 2017

Dopo l’Eliseo, il neopresidente francese e leader di ‘En Marche’, Emmanuel Macron, si prende an-

che il Parlamento.