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giugno 2015
Il mito della Silicon Valley
Il caso di Silicon Valley è l’unico al mondo
da circa settant’anni. I rapporti tra uni-
versità, imprese e finanziatori sono molto
‘friendly’. Forte è la presenza di capitali
per gli investimenti. Lo stesso vocabolario
locale è peculiare: exit, execution, net-
work, intro, hire, fire. Gli inventori che si
insediano sognano di diventare soci di una
start up vincente. I dati però mostrano una
forte selettività. Su decine di migliaia di
start up solo una piccola parte è emersa, la
concorrenza infatti è fortissima. Nonostan-
te ciò ancora oggi per giovane incluso un
giovane italiano che vuole fare un’impresa
tecnologica, Silicon Valley rappresenta una
realtà unica per la sua attrattività.
Dal punto di vista del mercato del lavoro le
retribuzioni in California sono ‘fuori mer-
cato’. Un ingegnere informatico appena
laureato, si può proporre ai principali co-
lossi della tecnologia e può ambire a uno
stipendio di 120 mila dollari lordi l’anno.
Creare un gruppo di lavoro a Silicon Valley
non è semplice. La ricerca del personale
copre il 35-40% del tempo disponibile e
in genere sono i professionisti a scegliere
l’azienda. Durante il colloquio è di solito
l’azienda a proporre il suo progetto e non
viceversa. I giovani innovatori hanno una
certa dimestichezza con gli aspetti econo-
mico finanziari connessi allo sviluppo del
prototipo, rendendo più facile il rapporto
con i potenziali finanziatori.
L’Italia è ancora lontana da un simile con-
testo, anche se l’attuale normativa rende
più agevole l’investimento in start up e re-
gistra miglioramenti nel mercato dei fondi
d’investimento.
Tra gli associati di recente adesione vi è
il Polo scientifico-tecnologico di Pavia,
nel quale operano ad oggi 35 aziende,
numero destinato a salire dopo l’attua-
le espansione di spazi. Realtà estrema-
mente dinamica. Alcune sono start up
che l’anno scorso non fatturavano, oggi
fatturano 1 milione di euro; gli occupa-
ti sono pari a 250; otto le start up; tre i
progetti di ricerca e sviluppo finanziati
con fondi europei in essere sono una de-
cina i brevetti; quattro i percorsi d’indu-
strializzazione prototipi in corso. Tra i
soci con occupati anche sul territorio pave-
se, vi è Funambol partita da Silicon Valley,
cui abbiamo dedicato una sezione.
Gli Stati Uniti: i pionieri
I primi Parchi sono nati negli Stati Uniti a
partire dagli anni Cinquanta secondo fe-
nomeni spontanei, grazie alla iniziativa di
numerosi ricercatori e imprenditori locali
interessati a promuovere sviluppi indu-
striali dei risultati della ricerca. Sono così
nate le iniziative imprenditoriali della Sili-
con Valley, che si sono sviluppate grazie al
supporto innovativo di ricerca della Stan-
ford University e allo spirito imprenditoria-
le di uomini quali W. Hewlett, D. Packard
e S. Jobs, il fondatore della Apple. È nato
poi il raggruppamento imprenditoriale
intorno alla Route 128 di Boston con il ruo-
lo trainante del Massachusetts Institute of
Technology (Mit). Iniziative diverse sono
sorte in Arizona e nel Texas, nel cosiddetto
‘corridoio’ fra Austin e San Antonio. Altre
ancora operano nel triangolo di ricerca
del Nord Carolina, fra le città di Raleigh,
Durham e Chapel Hill. Queste realtà hanno
teso a provocare un effetto imitativo, così
da far assumere alle iniziative dei parchi,
almeno negli Stati Uniti, dimensioni consi-
derevoli. Oggi sono più di 150 le strutture
aderenti alla Aurrp (Association of Univer-
sity Related Research Parks), fondata nel
1986. Tali strutture sono localizzate tanto
nelle industrie a elevato contenuto tecno-
logico, quanto in quelle sottoposte a pro-
cessi di deindustrializzazione che impon-
gono specifici interventi di supporto.
Successi italiani
Nel Polo scientifico-tecnologico di Pavia operano ad oggi 35 aziende, numero destinato a salire dopo
l’attuale espansione di spazi. Realtà estremamente dinamica. Alcune sono start up che l’anno scorso
non fatturavano, oggi fatturano 1 milione di euro; gli occupati sono pari a 250; otto le start up; tre i progetti
di ricerca e sviluppo finanziati con fondi europei in essere sono una decina i brevetti; quattro i percorsi
d’industrializzazione prototipi in corso. Tra i soci con occupati anche sul territorio pavese, vi è Funambol
partita da Silicon Valley. Tra i casi italiani si ricordano infatti due storie importanti. Fabrizio Capobianco
(in foto), quarantenne italiano arrivò in California nel 1999. La sua creatura, Funambol, attiva nel cloud
computing per le compagnie telefoniche, ha sviluppato un modello virtuoso nel rapporto tra Italia e Silicon
Valley. Settanta dei circa cento dipendenti sono oggi a Pavia per l’attività di ricerca e sviluppo, poiché nello
sviluppo dei software, i nostri ricercatori sono molto competitivi per creatività e versatilità. Inoltre ha avviato
anche
TOK.tv, piattaforma per la condivisione live a distanza di eventi sportivi. Altro caso è quello di Cosimo
Palmisano di Decysion, azienda di Latina con uffici anche a Milano, che offre una soluzione di business
intelligence in grado di accelerare la fase decisionale delle aziende. Decysion nel corso del 2014 ha ottenuto
il più imponente finanziamento per una azienda italiana di un fondo estero (22 milioni di dollari).