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marzo 2016

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Remote work as

opportunity

vo, che riconosce flessibilità, libertà di scelta

e responsabilità. Si modificano i rapporti

fra colleghi e fra il responsabile e il team,

con il passaggio da un modello di controllo

a uno basato sulla valutazione dei risultati.

Vi è poi la flessibilità di postazione. In que-

sto caso l’ufficio resta il luogo d’incontro

dove prevedere strutture adeguate, l’abi-

tazione può essere il luogo alternativo se

dotata delle necessarie tecnologie, ma la

potenziale attività può già puntare su spazi

cittadini con uffici e postazioni in co-wor-

king, in ambienti tecnologicamente ade-

guati (isole digitali, wi-fi libero).

Infine la flessibilità tecnologica: le tecnolo-

gie odierne consentono la collaborazione

e la comunicazione tra colleghi anche a

distanza. Elementi centrali sono così la mo-

bilità e la collaborazione (chat, strumenti

di condivisione…). Il 70% dei dati aziendali

riguarda la posta elettronica, il calendario,

i contatti, le attività svolte e da svolgere, le

note varie, ovvero gli strumenti che richie-

dono la condivisione. Ciò è consentito dalla

possibilità d’inserire i dati (da condividere

attraverso server su tutti i pc e i device).

Gli applicativi devono essere accessibili, in-

clusi i protocolli di riservatezza e sicurezza,

gli standard di compatibilità, gli strumenti

di backup, e l’assistenza per la facilità d’uso.

I vantaggi dell’uso

L’applicazione del ‘lavoro remoto’ consen-

te all’azienda di risparmiare sulla gestione

del personale, su postazioni e sulle tecno-

logie (server e software). Una ricerca del

Politecnico di Milano ha stimato un bene-

ficio economico totale, per il sistema delle

Il quadro in Italia

In Italia la strada per la sua

applicazione è però molto lunga.

Innanzitutto un dato: circa il 40%

delle funzioni lavorative in azienda

è potenzialmente remoto, ma nella

attuale situazione solo l’1% applica

questa modalità. A fronte di un 67%

di aziende ‘interessate’, soltanto un

8% determina l’organizzazione del

lavoro secondo questo modello. E

ancora più scarsa la consapevolezza

tra i professionisti, che solo nel 20%

dei casi si dichiarano pronti a lavorare

in modalità lavoro remoto. Si tratta

in prevalenza di grandi aziende con

più di 500 addetti, che appartengono

in maggioranza ai settori alimentare,

ICT e telecomunicazioni,

manifatturiero. Il 59% degli interventi

effettuati riguarda l’introduzione

di nuove tecnologie digitali,

seguite da formazione sugli stili

di management (36%) e policy

di flessibilità riguardo a luogo/orario

di lavoro (32%), destinate a crescere

nei prossimi anni. La riprogettazione

degli spazi fisici è ancora limitata

a meno di un quinto delle aziende

(19%). Se è pur vero che si osservano

già impiegati, quadri e dirigenti

lavorare in luoghi diversi dall’ufficio

tra fuori sede e presso i clienti,

occorre constatare che il personale

potenzialmente disponibile al ‘lavoro

remoto’ rappresenta solo il 20% del

totale. Ciò anche a causa di uno

scarso coinvolgimento decisionale da

parte del management e della limitata

autonomia nella strutturazione degli

orari di lavoro. Tra gli interlocutori più

sensibili al lavoro remoto in azienda

vi sono i manager della direzione

Risorse umane. Tra i fattori principali

che stanno spingendo le aziende

a orientarsi verso questi modelli

di lavoro sono: il miglioramento

del work-life balance (71%) e

della produttività (56%), l’incremento

della motivazione (53%) e il

benessere organizzativo (45%).

Ad oggi manca ancora un quadro

normativo nel nostro Paese che regoli

la tipologia del ‘lavoro remoto’.

za per l’accessibilità di programmi di lavoro

e dati aziendali sempre e ovunque, possibil-

mente da qualsiasi device e con qualsiasi si-

stema operativo. I fattori determinanti del

lavoro remoto sono molteplici.

Si parte dalla flessibilità culturale, fonda-

mentale poiché richiede la capacità di lavo-

rare in un contesto organizzativo innovati-

‘Remote work , or ‘smart work , is

the latest innovative approach to

work organization, characterized

by exibility and autonomy in terms

of space, time and work tools. In its

earliest iterations, it was considered

suitable for a speci c class of workers,

i.e. mothers who wished to return to

work. Today it is increasingly seen as a

solution that can bring bene ts to any

employee or employer. It is growing in

popularity around the world, including

in developing markets such as China

and India. ere are di erent types

of exible working, om job sharing

and part-time work to compressed

hours, telework and exible hours.

Remote work is the most recent of these

modes. It should be speci ed that there

is a substantial di erence between

modalities using advanced technologies,

such as teleworking, and remote

work. e rst involves a xed remote

workplace omwhich the worker

always carries out his performance,

while the second combines work

remotely, with full eedom to choose

the venue, tools and connectivity used.

In Italy, the path toward its

application, however, is very long:

about 40% of the job functions in a

given company can potentially be

done remotely, but in the current

situation only 1% of companies

applies this method. Although 67%

of companies claim to be ‘interested ,

only 8% organize their workforce

using this model. Awareness is even

scarcer among professionals, of

whom only 20% declare themselves

inclined to work remotely. ese are

mainly large companies with over 500

employees belonging mostly to the

food, ICT/telecommunications and

manufacturing segments.