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rmo

marzo 2018

quasi 3 su 10 orientate a superare la quota del 10%.

Solo il 13,8% non intende effettuare investimenti.

Molto interessanti anche i risultati della ricerca

sull’andamento delle aziende, che si presenta com-

plessivamente soddisfacente per le imprese del com-

parto della meccanica e della subfornitura, con il

61,8% degli imprenditori che parla di performance

aziendale molto positiva, il 32,7% che si dice me-

diamente appagato e solo il 5,5% contrariato. Sod-

disfazione che si può in parte spiegare guardando,

in prima battuta, all’andamento generale nel primo

semestre 2017 e alle previsioni per l’anno in corso.

Nella prima metà del 2017 rispetto al 2016, infatti, i

fatturati hanno registrato una crescita per il 48,8%

delle aziende, mentre il 40% dichiara stabilità e il

11,2% un calo. Un aumento significativo anche dal

punto di vista del confronto con il 2016, con ben 9,7

punti percentuali in più. Il portfolio ordini è giudi-

cato ‘adeguato’ ai propri livelli di sostenibilità finan-

ziaria dal 77,6% delle imprese, contro un 22,4% per

cui è insufficiente.

Le previsioni.

Per quanto riguarda le previsioni per

la restante parte dell’anno in corso, sul fronte dei

fatturati il 57,9% si aspetta una crescita, il 31,8%

stabilità e il 10,3% prospetta un calo. Numeri de-

cisamente migliori rispetto a quelli di un anno fa,

quando la percentuale delle aspettative positive era

solo del 37,1%.

L’export resta un decisivo fattore di traino per le PMI

italiane, con quasi 8 su 10 (78%) che dichiarano di

esportare i propri prodotti e servizi, con un’incidenza

variabile. Il 33% dichiara di realizzare all’estero

meno del 10% del proprio fatturato, l’11,6% ‘dall’

11% al 25%’, il 15,8% ‘dal 26% al 45%’, l’11,6% ‘dal

46% al 70%’ e il 6% ‘oltre il 70%’.

Chi esporta punta prevalentemente verso gli Stati

dell’Europa Centro-Occidentale (84,1%), seguiti da

quelli dell’Europa dell’Est (37,6%) e del Nord Ame-

rica (30,6%). Circa il 23,6% esporta in Asia, mentre il

Medio Oriente per il 17,2%, la Russia per il 15,9%, il

Sud America per il 14,6%, l’Africa Settentrionale per

il 10,2%, l’Oceania per il 6,4% e l’Africa Meridionale

per il 3,8% rappresentano gli altri mercati di sbocco.

Il rapporto trasmette ottimismo sul futuro del mer-

cato in cui si trovano a operare le singole aziende: nei

prossimi 3 anni, solo il 6,6% si aspetta una contrazione

dello scenario in cui lavora, contro un 59,1% aperta-

mente convinto dello sviluppo del proprio mercato

di riferimento e un 34,3% che crede non ci saranno

grosse variazioni rispetto all’andamento attuale.

risultato per quanto riguarda la riduzione dei costi.

È stato chiesto quale sia la figura driver preposta a

stimolare/guidare il processo di innovazione digitale

in azienda: il 37,2% indica l’imprenditore. A seguire,

il direttore/responsabile IT (14,9%), il direttore tec-

nico (8,1%) e il direttore ricerca e sviluppo (6,1%).

Investimenti e benefici.

Interessante l’opinione

sui principali fattori di rallentamento della digita-

lizzazione, che per il campione sono rappresentati

da un rapporto incerto tra investimenti e benefici

(per il 46,2% delle aziende), dall’arretratezza delle

imprese con cui si collabora (43,1%), dalla mancanza

di competenze interne (29,2%) dall’assenza di un’in-

frastruttura tecnologica di base adeguata, nonché

dagli investimenti richiesti troppo alti (26,2%), dalla

mancanza di una chiara visione del top management

(24,6%) e da troppi dubbi sulla sicurezza dei dati e

possibilità di attacchiinformatici (17,7%).

Per quanto riguarda gli investimenti nei prossimi

anni, ben l’86,2% delle aziende è disposto a inve-

stire una quota del proprio fatturato per trasfor-

mare l’impresa in una ‘fabbrica intelligente’, con

ECONOMIA