Table of Contents Table of Contents
Previous Page  46 / 102 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 46 / 102 Next Page
Page Background

46

rmo

marzo 2018

chiature’ continua a essere la voce di maggior peso sul

totale delle importazioni americane dall’Italia.

Le iniziative messe in campo da Ucimu-Sistemi per

Produrre, relativamente agli USA sono molteplici: mis-

sioni ad hoc come il Fact Finding Tour, organizzato

nel marzo 2017 in collaborazione con ICE-Agenzia, as-

sieme a conferenze, incontri mirati con imprese, studi

e analisi su domanda, offerta, concorrenza e canale di-

stributivo sono parte dell’articolato pacchetto di con-

sulenza strategica e operativa che Ucimu fornisce alle

oltre 200 imprese associate, sia per facilitare la ‘lettura’

del Paese, al netto dei cambiamenti in corso, sia per

agevolarle nel cogliere al meglio le opportunità, soste-

nendole di fronte alle criticità che potrebbero presen-

tarsi lungo cammino, in linea con le mutate richiesta

esogene e endogene del mercato americano.

Il valore dell’export italiano della macchina utensile nel

2016 negli USA è stato pari a circa 352,2 milioni di euro.

Il Giappone ha fatto registrare circa 1,5 miliardi, la Ger-

mania 863 milioni e Taiwan 314. Su scala globale, gli

States sono stati, nel 2016, i secondi consumatori e im-

portatori di macchine utensili preceduti soltanto dalla

Cina. Il rapporto tra import e consumo statunitense è

pari al 50%. Il consumo di macchine utensili è dramma-

ticamente calato nel periodo compreso tra il 2001 e il

2010 mentre è tornato rapidamente a salire dal 2010

in poi. La produzione di macchine utensili nel 2016 è

incrementata di 2,9 punti percentuali, l’export è dimi-

nuito del 15,2%, l’import è diminuito dell’8,7%mentre

il consumo è rimasto pressoché costante e pari a +0,4%.

Dal ‘Made in’ al ‘Made with’.

Le previsioni di con-

sumo sono positive sino al 2020, anno in cui si prevede

un incremento dello stesso al 2,7%. I dati aggiornati ad

agosto 2017, invece, evidenziano un export in discesa

Inoltre la probabile estensione del ‘Buy American’, la

regolamentazione a protezione dell’industria nazio-

nale che impatta in modo significativo su tutto il set-

tore infrastrutturale impedendo, di fatto, alle imprese

non statunitensi di partecipare alle gare d’appalto ,

anche ai materiali che vengono adoperati per la for-

nitura è un segnale certo preoccupante per le imprese

estere e italiane, in particolare, considerato che il pre-

sidio del mercato statunitense è ancora affidato per lo

più all’attività di export.

In altre parole, i segnali indicano una progressiva

‘chiusura’ del mercato americano, di per sé già poco

avvezzo per strategie estemporanee di breve periodo,

mentre cresce in maniera decisa il numero di aziende

che concentrano le attività lungo tutta la catena del

valore attraverso investimenti più continui, relazioni

più intense e prospettive di medio periodo per il mer-

cato americano. Una presenza più strutturata che

impone ancora di più la comprensione di quanto sta

accadendo a livello geopolitico, economico e sociale e

che vede l’America non soltanto un mercato di sbocco

ma un mercato di approvvigionamento di risorse, tec-

nologiche e umane.

Rapporti commerciali Italia-USA.

I rapporti eco-

nomici e commerciali sono da sempre un pilastro fon-

damentale nelle relazioni tra Italia e Stati Uniti. Tra i

principali partner commerciali dell’Italia, gli USA si sono

posizionati, nel 2016, terzi con una quota sull’interscam-

bio complessivo del 6,5%, dopo Germania e Francia. Gli

Stati Uniti sono il terzo mercato di esportazione per il

nostro Paese con una quota dell’8,9% sul nostro export.

Tra i Paesi europei, l’Italia si conferma ancora una volta

il quarto fornitore degli Stati Uniti dopo Germania,

Regno Unito e Francia. Il settore ‘macchinari e apparec-

INCHIESTA