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marzo 2018
(-9,2%) rispetto allo stesso periodo dell’anno prece-
dente e un’importazione in crescita del 15,8% rispetto
al medesimo.
Se analizziamo quest’ultimo dato con il nostro valore
di export confrontandolo con quello di Giappone,
Germania e Taiwan è naturale pensare, come prima
cosa, al rischio serio di perdita delle nostre quote di
mercato nel corso del tempo. L’esperienza personale
del Fact Finding Tour ha reso più chiaro il concetto che
per gli americani la macchina utensile italiana è un
‘must’. I produttori statunitensi sono infatti consape-
voli di non essere ancora ai livelli di Italia e Germania.
Lo stesso vale per i consumatori, consci del fatto che,
acquistando una macchina italiana, si doti il proprio
impianto produttivo di una tecnologia caratterizzata
da altissimo contenuto di innovazione.
Il mercato suggerisce che il ‘Made in’ sta per essere
superato dal ‘Made with’. Se si vuol continuare a pre-
sidiare il mercato statunitense, occorre ‘fare il salto’. La
strategia d’ingresso deve essere ripensata. Le imprese
dovrebbero iniziare a ragionare su un coinvolgimento
diretto attraverso un investimento in loco che può
avvenire anche attraverso una piccola acquisizione di
società di diritto statunitense che operino nel proprio
settore e che siano affini al proprio modello di busi-
ness. Il ‘greenfield’ può essere troppo dispendioso per
una PMI italiana, sia in termini di tempo sia di risorse
organizzative e finanziarie che devono essere messe
in campo.
Quali partnership?
Prevedere, pensare a partnership
tra manifattura italiana e innovazione statunitense
deve essere la nuova formula vincente per presidiare
al meglio il mercato al netto delle mutate condizioni
politiche ed economiche. Questo è anche un modo per
consentire alle imprese italiane di affrontare e supe-
rare tutte quelle criticità che possono sorgere durante
la propria permanenza negli USA. In tal modo, infatti,
potrebbero essere molteplici i vantaggi per un’impresa
italiana, non solo a livello di mercato. La burocrazia,
ad esempio, è molto collaborativa nella quasi totalità
degli USA. Sotto questo punto di vista risulta partico-
larmente interessante la politica di attrazione degli in-
vestimenti naturalmente diversa a seconda dello Stato
in cui si intende investire.
Per sintetizzare, i rischi principali che devono trovare
spazio nelle riflessioni dei consigli di amministrazione
delle imprese italiane sono anzitutto legati al fatto
che in nessun modo si deve procedere sottovalutando
l’ampiezza del mercato né tantomeno affrontandolo
secondo una logica integrativa e/o residuale. Per es-
sere efficaci negli USA, così come emerso nel corso del
Fact Finding Tour, occorre affrontare il mercato con
una ‘logica completamente americana’.
Inoltre, in merito alla scelta su dove localizzare il
proprio investimento negli USA è necessario conside-
rare che si tratta di una scelta cruciale che deve tener
conto di diversi aspetti: dall’infrastruttura alla prossi-
mità con il cliente. Altri temi a cui prestare partico-
lare attenzione sono la marcata debolezza del set di
competenze disponibile sulla meccanica e la mobilità
ridotta dei lavoratori stranieri. Ovviamente il presidio
continuo riguarda le imprese, ma riguarda anche le
strutture di supporto che accompagnano le imprese in
questo processo e su cui l’attività riportata in questo
articolo è solo una parte delle attività che si raggrup-
pano all’interno dell’iniziativa ‘America First’.
Luigi Serio, professore di Economia e Gestione delle Imprese
presso l’Università Cattolica di Milano.