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rmo

marzo 2018

manda e offerta di lavoro è cresciuto con la ripresa

economica. La quota di imprese che dichiara di incon-

trare difficoltà nel reperimento di figure adatte alle

proprie esigenze è infatti quasi raddoppiata, passando

dal 12% del 2016 a oltre il 21% del 2017. Questo pro-

blema è particolarmente diffuso e sentito nei settori

della meccanica e informatica. “Per evitare di vanifi-

care l’effetto di aggiornamento tecnologico prodotto

dagli incentivi e, ancora più importante, per evitare

che parte del personale oggi impiegato divenga ina-

datto ad operare nel futuro - ha affermato Carboniero

- è il momento di forzare sulla formazione”.

“Per quanto riguarda la formazione continua, e dun-

que l’aggiornamento del personale già impiegato

negli stabilimenti produttivi italiani, la decisione delle

nostre autorità di prevedere un intervento specifico in

materia di formazione è, senza ogni dubbio, la risposta

più puntuale e adatta che potesse essere prevista - si

è soffermato Carboniero -. Occorre però rilevare che

il provvedimento definito nel programma Impresa 4.0

rischia di risultare non pienamente efficace per due

ragioni di ordine differente”. Da un lato perché su-

bordinato all’attivazione attraverso contratti collettivi

nazionali o territoriali, procedimento che potrebbe

risultare di ostacolo a quelle PMI che non hanno una

rappresentanza sindacale all’interno della loro orga-

nizzazione. Dall’altro, perché il credito di imposta del

40% previsto per le spese sostenute dalle imprese che

investono in formazione 4.0 è applicabile al solo costo

del lavoro del personale coinvolto nell’attività. Ma

così la misura risulterebbe interessante per le grandi

imprese, che hanno tanti dipendenti e sistemi di for-

mazione consolidati, ma non per le PMI che hanno

certamente necessità di formazione, come dimostrato

dall’incremento dei corsi di aggiornamento attivati sui

temi legati a Industria 4.0 registrato già l’anno scorso,

in assenza di incentivi. “In questo senso, funzionale

all’obiettivo sarebbe la modifica del provvedimento

attualmente previsto in modo che il credito di imposta

sia applicato al costo dei corsi e dei formatori impie-

gati - ha spiegato il presidente - e non solo al costo del

lavoro del personale coinvolto”.

“Con riferimento invece alla formazione dei giovani,

a fronte di una richiesta di figure professionali sempre

più specializzate e caratterizzate da competenze tra-

sversali, occorrerebbe una seria riflessione in merito ai

percorsi scolastici - ha concluso Carboniero -: risultano

utili sia il programma di alternanza scuola lavoro sia gli

ITS, istituti tecnici superiori, che purtroppo però in Ita-

lia ancora scarseggiano”. Secondo i dati Indire (Istituto

nazionale documentazione innovazione ricerca educa-

tiva) di fine 2017, otto diplomati all’ITS su 10 trovano

occupazione immediatamente dopo il diploma, anche

perché questo percorso formativo facilita l’accesso al

mondo del lavoro, permettendo alle imprese di assu-

mere, con contratto di apprendistato, gli studenti che

svolgono la formazione presso le loro strutture. In Ita-

lia il sistema degli ITS funziona dal 2010 e forma 8.000

studenti all’anno, in Germania è attivo dagli anni 60 e

forma 800.000 studenti ogni anno.