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rmo

giugno/luglio 2016

Una pianta sembra una scelta bizzarra per fare da modello

a un robot…

“In effetti quando si pensa a un robot vengono in mente il

movimento, le capacità sensoriali, la capacità di svolgere com-

piti complessi, caratteristiche chenormalmentenonassociamo

allepiante. In realtà lepiante simuovono, anche senellamag-

gior parte dei casi a velocità che non riusciamo a percepire se

non in filmati accelerati, e lo fanno crescendo, cioè con una

modalità diversa da quella degli animali. Hanno elevate capa-

cità sensoriali, e una capacità molto sviluppata di comunicare

tra loro, caratteristiche ideali per un robot. Il fatto è che non

conosciamo le piante bene quantogli animali, che sonopiù si-

mili a noi. È risultata una sorpresa scoprire che anche le piante

potevano insegnare qualcosa di utile”.

Nel suo campo lo studio degli esseri viventi e quello dei

robot procedono di pari passo?

“Certo, se si vuole fare innovazione bisogna partire innanzi-

tutto dalla comprensione di come funziona l’elemento bio-

logico. Ovviamente è un percorso lungo e difficile, perché

in molti casi le domande che si pongono gli ingegneri sono

diverse da quelle che si pongono i biologi, per cui si devono

fare ricerche apposite. Solo una volta compresi questi aspetti

si passa allaparte tecnologica, chenon vuole essereuna copia,

ma implementa quei principi in modo artificiale. I due studi

vanno effettivamente di pari passo, e talvolta è il robot a

essere usato come piattaforma per capire come funziona la

pianta. Per esempio, uno dei meccanismi che studiamo è la

crescita delle radici, che avviene aggiungendo nuove cellule

sullapunta, l’unicaparte che in realtà simuove,mentre il resto

è fermo rispetto al suolo. Così si riducono attrito e pressione,

e la radice può procedere anche per chilometri. Una volta

compreso questo meccanismo lo abbiamo implementato nel

nostro robot, che è ingradodi crescere, aggiungendonon cel-

lule, mamateriale artificiale, al suo apice”.

Lei si è occupata anche di Dustbot, il robot spazzino…

“Sì, Dustbot è un progetto europeo di cui mi sono occupata

quando ancora facevo la ricercatrice alla Scuola S. Anna.

Dustbot era un robot di servizio per migliorare la qualità

dell’igiene urbana. Era stato ideato per raccogliere i rifiuti dif-

ferenziati nelle aree a traffico limitato, dove i classici mezzi di

raccolta non possono arrivare. Veniva chiamato dai cittadini

tramite cellulare, previa registrazione, ed era in grado di ar-

rivare direttamente a casa. Si poteva selezionare il tipo di ri-

fiuto, e il robot apriva la pancia per raccoglierlo. Poteva anche

fornire a richiesta informazioni sulla qualità dell’aria, essendo

dotato di sensori. Oggi l’attenzione si è spostata su robot che

nonhannobisognodi stradepermuoversi,ma sanno spostarsi

in campo aperto, per esempio per portare soccorsi dopo un

disastro”.

Lei ha lavorato in due istituti che sono le ‘star’ della robo-

tica. Cos’hanno di speciale?

“Soprattutto la professionalità e preparazione delle persone

che ci lavorano. Ma c’è anche un’attenzione particolare alla

meritocrazia, che è la spinta fondamentale perché ci sia un

valore aggiunto nella ricerca. Questi due ambienti hanno

una particolare attenzione nel portare avanti persone con

qualità professionali di alto livello. Inoltre l’IIT ha di recente

lanciato la ‘tenure track’, unmodello internazionale per sele-

zionare ricercatori che, se superano una serie di selezioni nel

tempo, diventano a tempo indeterminato. Perché si possano

attirare stranieri, o anche italiani che lavorano all’estero ma

hanno voglia di rientrare, è importante la qualità scientifica,

ma anche la strategiamessa in atto per attirare le persone. Si

parla spesso di fuga dei ricercatori italiani, ma non è questo

il vero problema, bensì riuscire ad attirare persone in modo

che al flusso in uscita corrisponda un flusso in entrata di pari

qualità”.

@Vanamonde65

Un esempio di robotica bioispirata: riprende i modelli biologici

delle piante. Dustbot è un robot di servizio per migliorare la

qualità dell’igiene urbana.