Professoressa Laschi, perché secondo RoboHub lei è una
delle 25 donne che contano nel mondo della robotica?
“La ricerca robotica è sempre stata il mio lavoro, ho svolto in
quest’ambitolamiainteracarrierauniversitaria.Recentemente
ho lavoratonel campodellacosiddetta soft robotics, chebanal-
mente consiste nell’impiego di materiali morbidi per costruire
robot.Inquestosettoreilmiogruppo,dicuifacevaparteanche
Barbara Mazzolai, è stato, ed è tuttora, un pioniere, soprat-
tutto con il progetto Octopus per realizzare un robot ispirato
al polpo. Questo animale è un eccellente esempio di come si
possa avere un corpo totalmente morbido eppure riuscire ad
afferrare, camminare, nuotaree così via,mentre inpassato l’as-
suntoera cheun robot dovesseessere costituitodaparti rigide,
che si sanno costruire e controllare bene”.
Perché scegliere di ispirarsi alla natura?
“La bioispirazione non è un dogma: semplicemente, spesso
la natura ci dà spunti interessanti su come costruire robot.
Ma per riuscirci occorrono le competenze per studiare la con-
troparte biologica: un lavoro di osservazione, compiuto non
solo da biologi, ma anche da ingegneri, che lavorano diversa-
mente. Insieme ottengono le conoscenze utili al fine di costru-
ire macchine che sfruttino i principi tratti da animali e piante,
oanchedal cervello: infatti primadi occuparmi di soft robotics
mi occupavodi robotica umanoide, dove è il cervelloumano a
essere oggetto di studio”.
Ma a cosa può servire un robot morbido?
“Il punto non è il robot-polpo, che ovviamente non ha senso
dal puntodi vistaapplicativo,maaver capitocome si utilizzano
materiali morbidi, che permettonomaggiore capacità di inte-
razione con il ‘nostro’ ambiente. Nell’ambito della fabbrica i
robot sonoefficientissimi, però se cerchiamodi costruire robot
in grado di compiere azioni per noi banali, come salire le scale
o aprire una porta, ci rendiamo conto che siamo ancoramolto
indietro. Per cui stiamo provando a ripensare il corpo fisico
CECILIA LASCHI lavora presso l’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore
Sant’Anna di Pisa, ed è stata coordinatrice del progetto europeo Octopus.
25
rmo
giugno/luglio 2016
RoboHub, la maggiore comunità scientifica internazionale degli
esperti di robotica, ha stilato un elenco di venticinque donne
che nel 2015 hanno portato il settore a fare dei passi avanti.
Tra queste ci sono Cecilia Laschi e Barbara Mazzolai: entrambe
progettano robot ispirandosi alla natura.
Cecilia Laschi
lavora
presso l’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna
di Pisa, è stata coordinatrice del progetto europeo Octopus, ed
ha scelto il polpo come modello per realizzate il primo robot
‘soffice’.
Barbara Mazzolai
coordina il Centro di Micro-
BioRobotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia a Pontedera ed
è responsabile del progetto Plantoide, il primo robot al mondo
ispirato alle piante
Il sito RoboHub
ha classificato l
e 25 donne al mondo
che contano
nella robotica.
Tra queste le due
italiane.