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Strategie
Inchiesta
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aprile 2015
datto la Vision 2030 specifica per il manifatturiero pre-
vedendo il rafforzamento della produzione domestica,
l’applicazione della R&D, la circolazione del 15% dei pro-
dotti su base regionale, lo sviluppo di prodotti di nicchia.
Obiettivi che dovrebbero essere raggiunti investendo
nello sviluppo dell’industria siderurgica, di PMI, parchi
tecnologici e industriali nonché di cluster produttivi e
formazione tecnica specifica, attraendo anche investi-
tori strategici. In Kenya le aziende italiane investono in
turismo, agricoltura, lavorazione del legno ed energie
rinnovabili. Nel 2013 abbiamo esportato beni per 181
milioni di euro (+16%), principalmente di meccanica
strumentale, prodotti alimentari, chimici ed elettrici. Le
importazioni, scese nel 2013 a 67 milioni di euro (-18%),
riguardano prodotti tessili e agricoli. Secondo Sace, la
presenza di Francia e Germania nel Paese è decisamente
superiore a quella italiana a conferma di ampi spazi di
miglioramento.
Tanzania e Uganda.
Secondo Paese per esportazioni
è la Tanzania, 46,28 milioni di abitanti, con una crescita
media del PIL del 7,1% nel periodo 2015-19 (fonte EIU).
Un Paese stabile, governato dal presidente Kikwete
eletto nel 2010, mentre i partiti di opposizione si stanno
organizzando per presentare candidati comuni alle con-
sultazioni del 2015. La stabilità e la crescita economica
sono date dal settore energetico in espansione dopo le
scoperte di gas naturale offshore e allo sviluppo infra-
strutturale con forme di partenariato pubblico-privato.
Il settore bancario è però inefficiente e il sistema giuri-
dico inadeguato. Nel 2013 l’Italia ha esportato beni per
78,7 milioni di euro (-15%), in gran parte di meccanica
strumentale, metallurgia e apparecchi elettrici, mentre
sono stati importati prodotti agricoli e alimentari per 47
milioni di euro (+75%). Gli italiani investono nel turistico
alberghiero e in misura minore nel commercio, trasporti,
minerario e costruzioni. Il piano quinquennale (2012-16)
mira a fare della Tanzania un paese semi-industrializzato
entro il 2025 incentivando comunicazioni, edilizia, elet-
tricità e intermediazione finanziaria e introducendo po-
litiche a sostegno del settore agricolo.
Kampala è la capitale dell’Uganda, un Paese con 36,82
milioni di abitanti e un PIL in crescita del 6% nel 2014.
Per il periodo 2015-17 l’Intelligence Unit di The Econo-
mist stima una crescita annua del PIL pari al 7%, che do-
vrebbe salire al 12% nel 2018-19 grazie all’imminente
produzione petrolifera. Il partito National Resistance
Movement è saldamente ancorato al governo da de-
cenni e la frammentata opposizione rende poco proba-
bile un cambio al vertice anche se il rischio di attacchi
terroristici rappresenta una vulnerabilità alla sicurezza.
Altre criticità sono gli apparati burocratico e giudizia-
rio. Il piano di sviluppo del periodo 2010-15 è concen-
trato sulle infrastrutture, inadeguate soprattutto nel
trasporto. Il settore bancario comprende 25 banche
commerciali ed enti di microfinanza, di cui 16 istituti
stranieri, con basso accesso al credito. Agli investitori
esteri vengono offerti incentivi fiscali. Il Paese esporta
principalmente caffè, tè, prodotti ittici, oro, cotone e
fiori. Nel medio-lungo periodo un potenziale di crescita