Rivista_di_Meccanica_Oggi_173 - page 40

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ottobre 2013
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mprese
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ercato
Inchiesta
di posti di lavoro e chiusure di piccole-medie imprese.
E finora non ci sono state misure di stimolo per la cre-
scita. L’eccesso di austerità che Berlino ha voluto im-
porre a tutta l’Europa ha distrutto il mercato interno
europeo, vero grande obiettivo dell’integrazione e
unificazione europea e dell’euro”.
Il rilancio del mercato europeo si pone quindi come
una priorità. solo così si può ridare ossigeno all’indu-
stria europea. “Da parte nostra - spiega Tajani - dob-
biamo creare una buona politica che sia poi usata
dagli imprenditori. Sono già state adottate una serie
di misure politiche, come quella che prevede che, per
il 2020, il 20% del Pil europeo deve provenire dal
manifatturiero, in parallelo con il pacchetto 20-20-20
sull’efficienza energetica e il cambiamento climatico.
Questa è una scelta a favore della politica industriale,
per la quale ci vuole, in generale, un coordinamento
tra la Commissione, il Parlamento ma anche con tra
e con gli Stati membri. Questo è il punto che si af-
fronta in seno al Consiglio europeo, indice che gli
Stati si stanno rendendo conto che senza politica in-
dustriale non si esce dalla crisi. Va rafforzato perciò il
ruolo del Consiglio Competitività che deve diventare
un Consiglio dell’industria che sia il gemello del Con-
siglio Ecofin. Le scelte microeconomiche e di politica
industriale debbono essere fatte da un organismo in
cui i ministri assieme con la Commissione europea si
confrontano su questi temi. La politica industriale è
legata alla politica dell’acciaio, determinante per il
settore delle costruzioni, dell’auto e della cantieristica
navale. Tre settori sui quali abbiamo già lanciato dei
piani d’azione, in particolari sui primi due, principali
clienti del settore siderurgico”.
con un incremento del 6,4%. Nel complesso, con l’au-
mento delle esportazioni e il calo delle importazioni
(-20,6%) l’Italia è diventata lo scorso anno esporta-
tore netto di acciaio per oltre 4 milioni di tonnellate.
Punti di ripartenza
. Lo scenario può essere consi-
derato sconfortante. Ma è da questi ultimi dati che,
secondo gli operatori, si deve ripartire. “Il ruolo della
nostra manifattura, nonostante la crescita dei Paesi
emergenti, non è venuto meno negli ultimi anni.
Accanto alla crescita della Cina, l’Italia conserva il
quinto posto per valore aggiunto manifatturiero a li-
vello mondiale e il secondo a livello europeo”, spiega
Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison.
“In questo campo - prosegue - , nel contesto europeo,
la Germania è più avanti rispetto a noi, ma il nostro
Paese conta di più di Francia e Gran Bretagna. Tra i
primi venti settori industriali manifatturieri dell’Euro-
zona, dieci sono tedeschi, sei sono italiani. In modo
particolare il primo settore italiano per importanza
è proprio quello dei metalli e dei prodotti in metallo,
seguita dalla meccanica, grande consumatore dei
prodotti della metallurgia e dei suoi semilavorati.
Le aziende italiane sono e restano competitive no-
nostante i problemi burocratici. Se si considera la bi-
lancia commerciale europea, per il 2012, escludendo
l’energia, si nota che l’Italia è al secondo posto”.
Il problema della nostra industria non è dato dalla
scarsa competitività sui mercati internazionali.
“Stiamo crollando sul mercato interno - spiega Fortis
- , scosso dall’austerità dettata dalle nostre politiche e
dai diktat europei. Si è creata una recessione dall’im-
patto drammatico sulla nostra industria, con perdita
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