Rivista_di_Meccanica_Oggi_173 - page 38

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ottobre 2013
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Inchiesta
fino all’80% per quanto riguarda il mercato delle
emissioni. È un segnale politico forte a sostegno dei
produttori d’acciaio. Il piano tocca anche il tema del
costo dell’energia - elemento chiave per fare politica
industriale - e degli oneri regolamentari, trovando
normative più adatte e proporzionali rispetto agli
obiettivi fissati”. Per Gozzi è “un’occasione storica
per affrontare seriamente la necessità di una politica
industriale in generale, siderurgica in particolare, che
sta perdendomilioni di posti di lavoro. È un’occasione
per capire cosa vogliamo che l’Europa del futuro, in
unmomento in cui essa da sogno dei popoli sta diven-
tando l’incubo dei popoli”.
La produzione di acciaio nell’Unione Europea si è
ridotta del 4,5% nel 2012. Su questo risultato pesa
in parte la diminuzione del 5% del consumo reale
di acciaio, a sua volta causato sia dall’indebolimento
delle attività dei settori utilizzatori, sia dalla riduzione
dell’intensità di acciaio usato dagli stessi. I principali
settori industriali utilizzatori di acciaio sono quello
delle costruzioni, con una quota di consumo nell’UE
del 35%, seguito dall’Automotive con il 18%, mecca-
nica strumentale col 14%, prodotti inmetallo, tubifici
con il 12%, carpenterie al 11%, apparecchi domestici
col 4% , cantieristica navale al 1%. Avendo la crisi col-
pito questi settori, anche la domanda di acciaio ne ha
risentito con un conseguente calo della produzione.
E per il 2013 le prospettive sono negative, con il con-
sumo reale in diminuzione di un altro 2%. L’attività
dei settori utilizzatori rimarrà debole, deprimendo
quindi la domanda. Il consumo apparente di acciaio,
ai poteri pubblici. A noi tocca prendere decisioni in
fatto di innovazione, sostenibilità e cooperazione. La
siderurgia italiana non può più essere solo di com-
modity. Ci sono già delle imprese che si sono messe
sulla strada dell’innovazione tecnologica. È quella la
direzione. La sostenibilità è economica, perché biso-
gna produrre valore, ma anche ambientale. Il caso
Ilva inoltre ci insegna quanto bisogna investire con
tenacia sulla sostenibilità ambientale e quanto que-
sto tema sia fondamentale per la sopravvivenza della
siderurgia italiana. Su questo aspetto occorre però un
forte aiuto da parte dei poteri pubblici con politiche
e investimenti specifici. Per cooperazione intendo
invece il fatto che bisogna lavorare a regimi produt-
tivi più bassi, mettendo i campo tutti gli strumenti
di razionalizzazione, combinazione che ci aiutano a
mantenere costi efficienti con riduzione di volumi.
È un tema delicato: dietro ogni azienda siderurgica
c’è una famiglia, uno stato sociale, concorrenti storici.
mettere insieme questi elementi richiede un grande
sforzo, ma necessario”.
Piano d’azione europeo.
Per quello che riguarda i
poteri pubblici, è partito nel giugno 2012 e si è con-
cluso a giugno 2013 l’Action Plan della siderurgia eu-
ropea. “Esso nasce da una scelta della Commissione
Europea e - spiega Tajani - coinvolge industria, sin-
dacati, Stati membri, Parlamento. Si rivolge al settore
strategico dell’acciaio, alla questione delicata delle
emissioni. Qualche risultato c’è stato: la siderurgia è
tra i settori che possono beneficiare di aiuti di Stato
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