Rivista_di_Meccanica_Oggi_173 - page 39

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ottobre 2013
di sviluppo fortissimo - hanno di ferro, carbone, pe-
trolio e via dicendo. Una situazione difficile: da una
parte la caduta della domanda provoca caduta dei
volumi e dei prezzi sui prodotti finiti; dall’altra un’in-
flazione da costi delle materie prime non provocata
dalla nostra economia, bensì dalla crescita di altre
economie”.
Se da una parte l’Europa dunque arranca nella pro-
duzione e nel consumo di acciaio, dall’altra però
si registrano, per il 2012, nuovi record. Altrove. Lo
scorso anno la produzione mondiale è arrivata a
quota 1,517 miliardi di tonnellate, con un aumento
del’1,2% rispetto al 2011. A rendere questo risul-
tato possibile è stata soprattutto l’Asia, dove la pro-
duzione è cresciuta di 26,378 milioni di tonnellate.
Rispetto al 2011, delle quali 21,530milioni in Cina. As-
sieme all’Asia, anche il Nord America ha contribuito
con un +2,979 milioni di tonnellate, seguita dai Paesi
non membri dell’Ue con un +1,778 e dall’Africa, con
un +1,345. In calo, invece le repubbliche aderenti alla
CIS (-1,346 milioni di tonnellate), l’Oceania (-1,443) e
il Sud America (-1,473). Ma il dato che più colpisce è
quello dell’UE, che registra, per il 2012, una contra-
zione del 4,7%, lasciando sul terreno 8,266 milioni di
tonnellate, aggiudicandosi così il risultato peggiore.
Le esportazioni, cresciute del 7,5%, hanno salvato la
siderurgia europea, contenendo il calo della produ-
zione causato dalla diminuzione della domanda in-
terna. In particolare, all’interno dell’Unione Europea,
l’Italia è il Paese che, nel 2012, ha registrato i risultati
migliori: da 17 milioni di tonnellate si è passati a 18,
dopo il un calo del 9,7% nel 2012, si ridurrà ulterior-
mente di un punto percentuale nel 2013. Le vendite
all’interno dell’UE da parte di produttori domestici
sono scese del 6% nel 2012 di fronte a una contra-
zione delle importazioni dai Paesi terzi del 28%. Il
consumo reale di acciaio per il 2013 resterà perciò
sui livelli depressi. Nonostante l’aumento degli ordini
registrato a fine 2012, la domanda resterà bassa per
il 2013.
Crisi della globalizzazione.
“Non è un momento
facile - incalza Gozzi -. Ma c’è ottimismo e tenacia
da parte degli operatori. Bisogna sopravvivere e am-
mettere che questa è la crisi della globalizzazione:
l’Europa ha rallentato il suo cammino e la sua do-
manda. La siderurgia è un indicatore di ciclo impor-
tante perché registra sei, dieci mesi prima quello
che accadrà nell’economia di un paese, di un con-
tinente anche. Si assiste a un duplice fenomeno: da
una parte, la forte caduta della domanda all’interno
dell’Eurozona ha duramente colpito la domanda
di acciaio: circa il 50%della produzione siderurgica
è destinata al settore delle costruzioni. Con la crisi
che colpisce l’edilizia, così legata alla finanza, è facile
immaginare quali siano le ripercussioni sulla produ-
zione di acciaio. Dall’altra parte, a una caduta della
domanda non è corrisposto una caduta dei costi che,
per quanto, riguarda la siderurgia sono rappresen-
tati dalle materie prime dall’energia. Gli elevati costi
di questi sono determinati dalla forte domanda che
grandi aree del mondo – si pensi all’Asia, con tassi
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