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SETTEMBRE
2013
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questi settori, anche la domanda
di acciaio ne ha risentito con un
conseguente calo della produzione.
E per il 2013 le prospettive sono
negative, con il consumo reale in
diminuzione di un altro 2%. L’atti-
vità dei settori utilizzatori rimarrà
debole, deprimendo quindi la do-
manda. Il consumo apparente di
acciaio, dopo un calo del 9,7% nel
2012, si ridurrà ulteriormente di
un punto percentuale nel 2013. Le
vendite all’interno dell’UE da parte
di produttori domestici sono scese
del 6% nel 2012 di fronte a una
contrazione delle importazioni dai
Paesi terzi del 28%. Il consumo reale
di acciaio per il 2013 resterà per-
ciò sui livelli depressi. Nonostante
l’aumento degli ordini registrato a
fine 2012, la domanda resterà bassa
per il 2013.
Crisi della globalizzazione
“Non è un momento facile – incalza
Gozzi -. Ma c’è ottimismo e tenacia
da parte degli operatori. Bisogna
sopravvivere e ammettere che que-
sta è la crisi della globalizzazione:
l’Europa ha rallentato il suo cammi-
no e la sua domanda. La siderurgia
è un indicatore di ciclo importante
perché registra sei, dieci mesi prima
quello che accadrà nell’economia di
un Paese, e anche di un continente.
Si assiste a un duplice fenomeno:
da una parte, la forte caduta della
domanda all’interno dell’Eurozona
ha duramente colpito la domanda
di acciaio: circa il 50%della pro-
duzione siderurgica è destinata al
settore delle costruzioni. Con la crisi
che colpisce l’edilizia, così legata
alla finanza, è facile immaginare
quali siano le ripercussioni sul-
la produzione di acciaio. Dall’altra
parte, a una caduta della domanda
non è corrisposta una caduta dei
costi che, per quanto, riguarda la
siderurgia sono rappresentati dalle
materie prime dall’energia. Gli ele-
vati costi di questi sono determinati
dalla forte domanda che grandi aree
del mondo - si pensi all’Asia, con
tassi di sviluppo fortissimo - hanno
di ferro, carbone, petrolio e via di-
cendo. Una situazione difficile: da
una parte la caduta della domanda
provoca caduta dei volumi e dei
prezzi sui prodotti finiti; dall’altra
un’inflazione da costi delle materie
prime non provocata dalla nostra
economia, bensì dalla crescita di
altre economie”.
Se da una parte l’Europa dunque
arranca nella produzione e nel con-
sumo di acciaio, dall’altra però si
registrano, per il 2012, nuovi re-
cord. Altrove. Lo scorso anno la
produzione mondiale è arrivata a
quota 1,517 miliardi di tonnellate,
con un aumento del’1,2% rispetto
al 2011. A rendere questo risultato
possibile è stata soprattutto l’Asia,
dove la produzione è cresciuta di
26,378 milioni di tonnellate. Rispet-
to al 2011, delle quali 21,530 milioni
in Cina.
Assieme all’Asia, anche il Nord A-
merica ha contribuito con un +2,979
milioni di tonnellate, seguita dai
paesi non membri dell’UE con un
+1,778 e dall’Africa, con un +1,345.
In calo, invece le repubbliche a-
derenti alla CIS (-1,346 milioni di
tonnellate), l’Oceania (-1,443) e il
Sud America (-1,473). Ma il dato
che più colpisce è quello dell’UE,
che registra, per il 2012, una con-
trazione del 4,7%, lasciando sul
terreno 8,266 milioni di tonnellate,
aggiudicandosi così il risultato peg-
giore. Le esportazioni, cresciute del
7,5%, hanno salvato la siderurgia
europea, contenendo il calo della
produzione causato dalla diminu-
zione della domanda interna. In
particolare, all’interno dell’Unione
Europea, l’Italia è il Paese che, nel
2012, ha registrato i risultati miglio-
ri: da 17 milioni di tonnellate si è
passato a 18, con un incremento
1...,13,14,15,16,17,18,19,20,21,22 24,25,26,27,28,29,30,31,32,33,...100
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