PR_374_2013 - page 22

INCHIESTA
22
progettare 374
SETTEMBRE
2013
sostenibilità e cooperazione. La si-
derurgia italiana non può più essere
solo di commodity. Ci sono già
delle imprese che si sono messe
sulla strada dell’innovazione tec-
nologica. È quella la direzione. La
sostenibilità è economica, perché
bisogna produrre valore, ma anche
ambientale. Il caso Ilva inoltre ci
insegna quanto bisogna investire
con tenacia sulla sostenibilità am-
bientale e quanto questo tema sia
fondamentale per la sopravvivenza
della siderurgia italiana. Su questo
aspetto occorre però un forte aiuto
da parte dei poteri pubblici con
politiche e investimenti specifici.
Per cooperazione intendo invece il
fatto che bisogna lavorare a regimi
produttivi più bassi, mettendo in
campo tutti gli strumenti di razio-
nalizzazione, combinazione che ci
aiutano a mantenere costi efficienti
con riduzione di volumi. È un tema
delicato: dietro ogni azienda side-
rurgica c’è una famiglia, uno stato
sociale, concorrenti storici. Mettere
insieme questi elementi richiede
un grande sforzo, ma necessario”.
Piano d’azione europeo
Per quello che riguarda i poteri
pubblici, è partito nel giugno 2012
e si è concluso
a giugno 2013
l’Action Plan
della siderurgia
europea. “Esso
nasce da una scel-
ta della Commissio-
ne Europea e - spiega
Tajani - coinvolge indu-
stria, sindacati, Stati mem-
bri, Parlamento. Si rivolge al
settore strategico dell’acciaio, alla
questione delicata delle emissioni.
Qualche risultato c’è stato: la side-
rurgia è tra i settori che possono
beneficiare di aiuti di stato fino
all’80% per quanto riguarda il mer-
cato delle emissioni. È un segnale
politico forte a sostegno dei produt-
tori d’acciaio. Il piano tocca anche
il tema del costo dell’energia - ele-
mento chiave per fare politica indu-
striale - e degli oneri regolamentari,
trovando normative più adatte e
proporzionali rispetto agli obiettivi
fissati”. Per Gozzi è “un’occasione
storica per affrontare seriamente la
necessità di una politica industriale
in generale, siderurgica in parti-
colare, che sta perdendo milioni
di posti di lavoro. È un’occasione
per capire cosa vogliamo che l’Eu-
ropa del futuro, in un momento in
c u i
essa da
sogno dei popoli sta diventando
l’incubo dei popoli”.
La produzione di acciaio nell’Unio-
ne Europea si è ridotta del 4,5%
nel 2012. Su questo risultato pesa
in parte la diminuzione del 5% del
consumo reale di acciaio, a sua vol-
ta causato sia dall’indebolimento
delle attività dei settori utilizzatori,
sia dalla riduzione dell’intensità di
acciaio usato dagli stessi. I principa-
li settori industriali utilizzatori di ac-
ciaio sono quello delle costruzioni,
con una quota di consumo nell’Ue
del 35%, seguito dall’Automotive
con il 18%, meccanica strumentale
col 14%, prodotti in metallo, tubifici
con il 12%, carpenterie al 11%, appa-
recchi domestici col 4%, cantieristica
navale al 1%. Avendo la crisi colpito
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