professionisti, per permettere un’accele-
razione sul fronte delle competenze”.
Lavoro e Intelligenza artificiale.
Paure e incertezze o boom di nuo-
ve opportunità?
“Non mi spaventa il futuro perché è un
film già visto. Il progresso passa anche
dalla sostituzione di alcune attività, ba-
sta guardare alla vita di tutti i giorni e ai
cambiamenti che abbiamo incrociato, fa
parte della vita e bisogna essere pronti a
imparare per essere in grado di affronta-
re qualcosa di nuovo”.
Così come LinkedIn ci sta aprendo
la mente su alcuni cambiamenti,
anche il mercato del lavoro rispon-
de allo stesso modo?
“Si creano tipi di lavoro diversi. Si pensi
che in LinkedIn ci sono funzioni che, so-
lo fino a 5 anni fa, non erano nemmeno
immaginate. Il mondo del lavoro ci sta
abituando a essere piu flessibili e fluidi
verso diverse professioni ed è vero che
per alcune generazioni questo cambia-
mento sarà uno shock, e non sono solo
io a pensarlo anche aziende e boss del
mondo high-tech stanno ragionando
su come far si che l’impatto del cambia-
mento sia più morbido possibile. Se è
vero che da un lato il robot ingloberà
qualche competenza, dall’altro c’è un si-
stema, come LinkedIn, che offre la giusta
visibilità per una nuova opportunità”.
Evoluzione di LinkedIn che va ol-
tre un impatto statico ma di con-
divisione e coinvolgimento. Intel-
ligenza artificiale, realtà aumen-
tata come cambia l’interazione tra
azienda e candidato?
“È uno dei nostri pilastri, uno dei pezzi
importanti che abbiamo messo a disposi-
zione dei nostri clienti: la capacità di fare
ricerche intelligenti, di combinare do-
manda e offerta, di far arrivare nel pro-
prio profilo solo le cose che interessano...
Questo è possibile perché abbiamo un
big data sul fronte del lavoro, un’intelli-
genza artificiale che già utilizziamo e fa-
remo crescere, grazie alla collaborazione
con Microsoft. Il tema sarà trasformare i
nostri dati in conoscenza e in progresso e
vi si arriverà attraverso una piattaforma
che rappresenta un’evoluzione di Linke-
dIn e si chiamerà Talent Insight, un siste-
ma di talent intelligence, presentato ne-
gli Usa e a Londra tra ottobre e novem-
bre 2017. L’idea è che si possano studiare
fenomeni per aiutare le imprese nel loro
percorso di evoluzione. Si pensi, per
esempio a un’impresa che deve aprire al-
cune sedi in Europa o in un’altra Region
ma non conosca affatto il territorio: il si-
stema Talent Insight elabora, attraverso
un sistema intelligente, le risposte com-
binando dati sui competitor o potenziali
partner, la reputazione del territorio, i
professionisti presenti, il mondo del lavo-
ro. L’azienda dell’esempio avrà in mano
un sistema intelligente che avrà elabo-
rato una serie di risposte affinché possa
prendere una decisione con più semplici-
tà. Si tratta di una evoluzione della bu-
siness intelligence in ottica talent. Oggi
non è ancora presente in Italia, partirà a
fine 2018 un progetto pilota”.
Gli italiani hanno imparato a usare
LinkedIn?
“Si hanno imparato e noi continuiamo a
fare opera di convincimento, con l’aiuto
della comunicazione, con il network...Tan-
ti italiani lo stanno usando bene, hanno
capito che la fotografia corretta aumenta
di 14 volte la possibilità di essere trovati,
curano il network e rendono sempre più
chiaro il loro profilo professionale. In Ita-
lia ci sono alcune difficoltà, ma le aziende
ci confermano che il 75% delle aziende
che cercano figure professionali, prima di
tutto, le cercano su LinkedIn e questo ha
generato un volano di maggiore qualifica-
zione del profilo dei candidati”.
Qualche consiglio per avere un
buon profilo su LinkedIn?
“Oltre a quello che ho già detto, come
la fotografia (primo piano su sfondo
neutro), un summary chiaro per descri-
vere se stessi e le proprie competenze,
gli interessi personali fanno la differen-
za, così come se si è fatto volontariato
e/o se si suona qualche strumento. In-
fine, la cosa più importante: imparare
a essere autentici. Non sono necessari
e sono deleteri ‘paroloni’ che dicono
poco, parlare con serietà mettendo nel
profilo un po’ di umanità aiuta molto di
più. Non ci si deve dimenticare, infatti,
che le aziende sono fatte di persone,
prima di tutto”.
@Stefano_Belviol
marzo 2018
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