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co, Pirotecnico e per le Locomotive. Forse,

infatti, non tutti sanno che la prima fer-

rovia italiana fu proprio la Napoli-Portici

inaugurata nel 1839. Aperto nel 1989 Il

museo di Pietrarsa è uno dei più impor-

tanti musei ferroviari d’Europa, esso si

sviluppa su una superficie di 36.000 mq e

nel cortile ospita la grande statua in ghisa

alta oltre quattro metri di Ferdinando II,

fusa nell’Opificio nel 1852.

Non poteva che trovarsi a Prato il museo

più importate d’Italia dedicato alla sto-

ria della tessitura dalle origini ai giorni

nostri, stiamo parlando del Museo del

Tessuto di Prato che dal 2003 ha trovato

la propria collocazione naturale all’inter-

no dell’ex fabbrica ottocentesca di tes-

suti, la più grande all’interno del centro

storico di Prato, ‘Cimatoria Campolmi

Leopoldo e C.’. Cessata definitivamente

l’attività tessile nel 1994 e successiva-

mente restaurata per volontà del Comu-

ne, la ex Campolmi oggi è occupata per

metà dal Museo del Tessuto (4.000 mq

circa) e per la restante metà dalla Biblio-

teca Comunale ‘A. Lazzerini’. Documenti

d’archivio dimostrano che attività legate

alla lavorazione tessile erano presenti in

loco già dall’inizio del 1300.

Meritevoli di menzione sono anche il

Museo dell’Arte della Lana di Stia

all’in-

terno dell’ex Lanificio di Stia in provin-

cia di Arezzo, uno dei principali lanifici

italiani all’inizio del XX secolo, e il

Mu-

seo del Patrimonio Industriale

di Bolo-

gna all’interno della ex fornace di late-

rizi Gallotti attiva dal 1887 sino al 1966.

Una nota a parte meritano i musei a cie-

lo aperto, tra questi spicca il

Villaggio

Operaio di Crespi D’Adda

riconosciuto

dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità

nel 1995. Alle porte di Bergamo, il vil-

laggio di Crespi nasce nel 1876 per vo-

lontà dell’imprenditore cotoniere Cri-

stoforo Benigno Crespi che attorno alla

fabbrica fece erigere non solo le case

per gli operai e per i dirigenti, ma tut-

ta una serie di servizi atti a agevolare

la vita dei lavoratori: dalla scuola alla

chiesa, dall’ospedale al cimitero, costi-

tuendo un modello ideale di vita e di

produttività. Oggi però Crespi d’Adda

ritorna a vivere: nel 2013 l’imprendi-

tore bergamasco Antonio Percassi ha

acquistato l’intero corpo di fabbrica,

chiuso oramai da dieci anni, per farne

il quartier generale del Gruppo Percassi

nonché un centro culturale e di ricerca.

Da qualche anno, inoltre, l’Associazione

Crespi d’Adda si adopera con passione e

professionalità nel promuovere questo

affascinante sito industriale.

Dove la cultura nasce

Parlando di spazi dediti alla cultura, per

concludere, non potevamo non citare

alcuni ex edifici industriali dove la cul-

tura prende forma, stiamo parlando di

quei siti dell’archeologia industriale di-

venuti sedi di università.

È il caso dell’

Università Iuav di Venezia

che vanta una sede distaccata negli spa-

zi dell’ex Cotonificio Veneziano di Santa

Marta. Le origini dell’edificio risalgono

al 1882 quando il barone Eugenio Can-

toni e il cavaliere Carlo Moschini costi-

tuirono una società con lo scopo di eser-

citare a Venezia la filatura del cotone.

L’anno successivo l’edificio fu inaugura-

to e rimase in funzione sino al 1960. Nel

periodo di massima attività il cotonificio

arrivò ad impiegare circa mille operai.

Restaurato dallo Studio Valle Architetti

Associati oggi l’ex cotonificio ospita aule

didattiche, l’Archivio Progetti, lo spazio

espositivo ’Gino Valle’ e ArTec - archivio

delle tecniche e dei materiali per l’archi-

tettura e il disegno industriale.

Destino simile quello toccato all’ex Co-

tonificio Cantoni di Castellanza che dal

1990, a seguito dell’intervento di recu-

pero dell’architetto Aldo Rossi, è sede

dell’

Università Cattaneo

-

Liuc

. Fonda-

ta da Costanzo Cantoni nel 1820 lungo

le sponde del fiume Olona, la Cantoni

Castellanza resta attiva fino al 1980.

Appartenenti a quella classe di impren-

ditori illuminati i Cantoni fecero costru-

ire attorno al cotonificio delle abita-

zioni per gli operai, istituirono polizze

assicurative contro gli infortuni e sussidi

per le operaie gestanti, fondi pensione

nonché una sorta di vitalizio per i di-

pendenti con alle spalle più di 30 anni

di lavoro per l’azienda.

Simona Politini è fondatrice e

responsabile del progetto

www.archeologiaindustriale.net

Museo dell’Arte della Lana di Stia (foto Carlo Brezzi).