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e quindi tassarli è illogico. Non solo:

una tassa sui robot equivarrebbe a un

“protezionismo contro il progresso”.

Sono tre gli argomenti usati dal pro-

fessore che per anni è stato capo eco-

nomista della Banca Mondiale. Primo:

non è corretto identificare i robot co-

me distruttori di lavoro, dal momento

che ci sono molti tipi di innovazione

che consentono la produzione di mag-

giore o migliore output con minore

input di lavoro. Secondo: più innova-

zione implica produrre beni e servizi

migliori, piuttosto che estrarre sempli-

cemente più output dallo stesso input.

A causa dell’emulazione e della con-

correnza, gli innovatori possono cattu-

rare solo una piccola parte dei benefici

della loro innovazione e quindi non è

il caso di tassare il capitale che incarna

l’innovazione. Terzo: tasse troppo alte

sui robot preverrebbero la loro produ-

zione. Secondo Summers sarebbe me-

glio per la società godersi piuttosto gli

input extra e stabiire tasse appropriate

e trasferimenti per proteggere i lavo-

ratori rimossi. L’ex ministro di Bill Clin-

ton è infatti d’accordo con Gates sulla

necessità che i governi investano di più

in istruzione e nei programmi di for-

mazione e che ci siano sussidi salariali

per alcuni gruppi di lavoratori colpiti. Il

fondatore di Microsoft aveva a propo-

sito citato gli autisti e i lavoratori della

logistica tra le categorie più colpite.

Molti degli altri economisti citati dal

Bruegel fanno notare che contro la Mi-

crosoft, la quale introdusse Word ed

Excel negli uffici di tutto il mondo, tren-

ta anni fa si sarebbe potuto fare la stes-

sa polemica oggi portata avanti dal suo

co-fondatore.

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giugno 2017

Tassare i grandi patrimoni

Una polemica molto accesa è inve-

ce arrivata, sulle pagine nostrane del

Corriere della Sera (27 febbraio 2017),

da parte di una firma come Milena

Gabanelli. Prima di parlare di tasse

sui robot, è stato il ragionamento, sa-

rebbe il caso di cominciare a tassare i

grandi patrimoni che sfuggono al fi-

sco perché parcheggiati in paradisi fi-

scali inespugnabili, a partire da quelli

della Microsoft. “Tornando al nostro

Bill Gates - scrive la Gabanelli - con la

sua Microsoft ha transitato dall’Irlanda

per pagare meno tasse. Da presidente

onorario, al forum di Monaco, avrebbe

potuto essere più rivoluzionario invi-

tando proprio la Microsoft a riporta-

re in patria i 95 miliardi di dollari che

tiene parcheggiati nei paradisi fisca-

li. Rivolgere l’invito anche alla Apple

che di miliardi al sicuro ne tiene 216,

a Google, a Cisco, a Oracle che com-

plessivamente ne hanno messi al riparo

altri 145. Capitali portati fuori per non

pagare imposte. Ricordandosi pure di

Amazon che sui miliardi di profitti fat-

ti in Europa, facendo sparire i negozi

al dettaglio, paga l’1% in Lussembur-

go”. Se soltanto le grandi compagnie

dell’hi-tech pagassero il dovuto dove

realizzano i loro profitti, è la conclusio-

ne, si potrebbero incrementare i sussidi

per quei lavoratori che sono rimasti a

spasso proprio a causa delle loro tecno-

logie, che, come è giusto, nessuno si è

mai sognato di tassare.

@fab_patti

Iperammortamenti versus Ipertasse

Nel contesto italiano, il dibattito sulla tassazione dei robot assume

un carattere paradossale: arriva proprio nel momento in cui si avvia,

faticosamente, il Piano Industria 4.0. Si tratta, va ricordato, di un

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nel manifatturiero e indirizzarli - tramite il superammortamento ma

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