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giugno 2017

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emessi da società quotate o non quota-

te in borsa. In particolare, ci si riferisce a

emissioni da parte di società di capitali o

cooperative aventi operatività propria

di importo massimo fino a 500 milioni

di euro, non quotati su listini aperti agli

investitori retail. Da un lato, questi tito-

li, offrono agli investitori la possibilità di

diversificare il rischio e alle imprese l’op-

portunità di avere a disposizione risorse

di denaro consistenti su un orizzonte

temporale sufficientemente congruo,

attraverso un’operazione di cartolariz-

zazione di sistema. “Tecnicamente, ogni

impresa che ha aderito al progetto collo-

ca un mini-bond in cambio di denaro. Il

mini-bond verrà sottoscritto da un’appo-

sita società intermediaria che a sua volta

si finanzierà spostandosi sul mercato e

collocando delle obbligazioni di taglio

più importante”, spiega Giancarlo Giudi-

ci, professore associato di Finanza azien-

dale al Politecnico di Milano-DIG School

of Management. E per le imprese, il van-

taggio non è solo quello di trovare fondi

a costi ridotti, dato che il finanziamento

singolo fa parte di una massa molto più

consistente di progetti, ma vi è anche il

beneficio che il finanziamento non sarà

soggetto a revoca e non sarà richiesta al-

cuna garanzia reale, nessun asset immo-

biliare in pegno e, soprattutto, spiega

Paolo Galloso, responsabile ufficio studi

di Anima “le aziende che hanno aderito

al progetto non rispondono per il man-

cato versamento o insolvenza da parte

di un’altra società del gruppo, quindi

nessuna responsabilità legale delle im-

prese per inadempienze di altre realtà

che fanno parte del progetto”.

Mini-bond e banche

Il ricorso da parte di un’impresa al mer-

cato è una modalità di finanziamento

che si affianca a quella tradizionale, sen-

za sostituirla. I mini-bond sono dunque

uno strumento complementare e non

alternativo al credito bancario, che con-

sente alle imprese, soprattutto micro e

piccole imprese, di diversificare e riequi-

librare le proprie fonti di finanziamento,

anche con effetti positivi sul proprio me-

rito creditizio.

“Le banche hanno una funzione prima-

L

o strumento italiano dei mini-

bond è, secondo Angel Gurria,

segretario generale dell’Ocse,

“molto esportabile” e rappresenta il mo-

dello secondo il quale le PMI del nostro

Paese potranno “diventare sofisticate e

crescere all’estero”. Gurria ha citato pro-

prio questo modello di finanziamento

delle imprese durante un evento orga-

nizzato dall’Ocse e dal titolo: ‘Finanzia-

re le PMI e gli imprenditori’. In sintesi,

il cuore che sta dietro i mini-bond e tra

gli intenti alla base delle aziende emit-

tenti è raccogliere un insieme di progetti

finanziabili, e altrettante imprese, con

l’obiettivo di trovare una forma di finan-

ziamento che possa essere sostenuta nel

medio/lungo periodo, anche oltre i dieci

anni, andando a soddisfare le esigenze

di società di capitali che avrebbero qual-

che difficoltà, singolarmente, a reperire

fondi dagli istituti di credito.

Cosa sono i mini-bond

Secondo l’Osservatorio del Politecnico

di Milano, i mini-bond sono titoli di de-

bito (obbligazioni e cambiali finanziarie)

diStefanoBelviolandi

Sifalargol’ideacheimini-bondpossanoessereuntoccasanaperleimpresedelnostroPaese,inparticolar

modoperlePMI.Èquantoemergedalleopinioniraccoltetraanalistiedespertidelsettoreedall’Osservatorio

delPolitecnicodiMilano.Unfenomenoinevoluzione

Mini-bond,

lanuovafrontiera?