54
giugno 2017
protagonisti
i
GIANCARLO GIUDICI
, professore associato di Finanza aziendale al Politecnico di Milano-DIG Scho-
ol of Management: “Tecnicamente, ogni impresa che ha aderito al progetto colloca un mini-bond in
cambio di denaro. Il mini-bond verrà sottoscritto da un’apposita società intermediaria che a sua volta si
finanzierà spostandosi sul mercato e collocando delle obbligazioni di taglio più importante”.
DAVID SABATINI
, responsabile ufficio Finanza dell’ABI: “Il ruolo delle banche sul mercato del debito
privato è differente rispetto a quello del mercato del credito o del private equity, in quanto svolgono so-
prattutto un ruolo di service provider piuttosto che di risk taker”.
MATTEO PIGAIANI
, head of debt capital markets di Banca Finint: “Il 2017 sarà un anno di ulteriore
consolidamento dello strumento. I mini-bond hanno già sconfitto lo scetticismo iniziale ma non credo
che, mantenendo o accrescendo i volumi attuali, nel 2017 potremo parlare di impatto sul tessuto econo-
mico/industriale del Paese”.
VITTORIO FIORE
, partner global financial services industry di Deloitte: “Siamo al terzo anno di rile-
vazione del mercato dei mini-bond, come fatto di rilevo, e i numeri evidenziano un trend crescente ma
non un’esplosione. Questo significa che lo strumento, dal punto di vista legislativo è perfezionato e non
necessita di ulteriori miglioramenti, se non agendo sulla leva fiscale”.
riodo”. Secondo il terzo report italiano
sui mini-bond del Politecnico di Milano, le
motivazioni che nel 2016 hanno spinto le
imprese a emettere mini-bond si possono
così sintetizzare: il finanziamento della
crescita interna; il sostegno a eventuali
acquisizioni di altre imprese o divisioni; la
ristrutturazione del passivo dell’impresa.
Infine, il finanziamento del ciclo di cassa
operativo dell’impresa. Il mini-bond sod-
disfa l’esigenza di breve termine di assicu-
rare l’equilibrio fra incassi dei crediti e pa-
gamento dei debiti. “Siamo al terzo anno
di rilevazione del mercato dei mini-bond,
come fatto di rilevo, e i numeri evidenzia-
no un trend crescente ma non un’esplo-
sione. Questo significa - secondo Vittorio
Fiore, partner global financial services in-
dustry di Deloitte - che lo strumento, dal
punto di vista legislativo è perfezionato e
non necessita di ulteriori miglioramenti,
se non agendo sulla leva fiscale. Se que-
sto è il quadro normativo e non si vuole
solleticare il mondo retail, assisteremo a
un consolidamento del mercato con un
trend crescente in una modalità sempre
più marcata fino a portare molte imprese
a considerare le emissioni obbligaziona-
rie quasi come fossero uno strumento di
finanza ordinaria”.
I bond di filiera
Il Report sul mercato dei mini-bond del
Politecnico di Milano mette in luce molti
aspetti interessanti di come si sta evol-
vendo il mercato italiano. I tassi medi
di rendimento pagati dalle imprese sui
propri mini-bond sono ulteriormente
diminuiti nel 2016, scendendo in alcuni
casi sotto il 5%. Tuttavia i tassi medi dei
prestiti bancari ai minimi li rendono, su
un piano strettamente economico, po-
co competitivi in questa particolare fase
macroeconomica. Ci sono ancora margi-
ni di miglioramento per il mercato dei
mini-bond che vanno individuati nell’in-
novazione di prodotto.
“Una di queste è - spiega Sabatini - il
‘bond di filiera’. Ci sono molte PMI in
Italia che svolgono un ruolo di fornitori
nell’ambito di filiere industriali ma che
hanno difficoltà ad accedere al mercato
dei capitali, sia per le loro dimensioni sia
per il merito di credito che le penalizza.
Una soluzione, in linea con il modello di
Industria 4.0, è data dai bond di filiera,
che sfruttando le sinergie tra emitten-
te e capo filiera derivanti dal rapporto
commerciale consolidato, possono mi-
gliorare il loro standing finanziario e
ottenere un pricing dell’emissione van-
taggioso”.
@Stefano_Belviol