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giugno 2017

protagonisti

i

GIANCARLO GIUDICI

, professore associato di Finanza aziendale al Politecnico di Milano-DIG Scho-

ol of Management: “Tecnicamente, ogni impresa che ha aderito al progetto colloca un mini-bond in

cambio di denaro. Il mini-bond verrà sottoscritto da un’apposita società intermediaria che a sua volta si

finanzierà spostandosi sul mercato e collocando delle obbligazioni di taglio più importante”.

DAVID SABATINI

, responsabile ufficio Finanza dell’ABI: “Il ruolo delle banche sul mercato del debito

privato è differente rispetto a quello del mercato del credito o del private equity, in quanto svolgono so-

prattutto un ruolo di service provider piuttosto che di risk taker”.

MATTEO PIGAIANI

, head of debt capital markets di Banca Finint: “Il 2017 sarà un anno di ulteriore

consolidamento dello strumento. I mini-bond hanno già sconfitto lo scetticismo iniziale ma non credo

che, mantenendo o accrescendo i volumi attuali, nel 2017 potremo parlare di impatto sul tessuto econo-

mico/industriale del Paese”.

VITTORIO FIORE

, partner global financial services industry di Deloitte: “Siamo al terzo anno di rile-

vazione del mercato dei mini-bond, come fatto di rilevo, e i numeri evidenziano un trend crescente ma

non un’esplosione. Questo significa che lo strumento, dal punto di vista legislativo è perfezionato e non

necessita di ulteriori miglioramenti, se non agendo sulla leva fiscale”.

riodo”. Secondo il terzo report italiano

sui mini-bond del Politecnico di Milano, le

motivazioni che nel 2016 hanno spinto le

imprese a emettere mini-bond si possono

così sintetizzare: il finanziamento della

crescita interna; il sostegno a eventuali

acquisizioni di altre imprese o divisioni; la

ristrutturazione del passivo dell’impresa.

Infine, il finanziamento del ciclo di cassa

operativo dell’impresa. Il mini-bond sod-

disfa l’esigenza di breve termine di assicu-

rare l’equilibrio fra incassi dei crediti e pa-

gamento dei debiti. “Siamo al terzo anno

di rilevazione del mercato dei mini-bond,

come fatto di rilevo, e i numeri evidenzia-

no un trend crescente ma non un’esplo-

sione. Questo significa - secondo Vittorio

Fiore, partner global financial services in-

dustry di Deloitte - che lo strumento, dal

punto di vista legislativo è perfezionato e

non necessita di ulteriori miglioramenti,

se non agendo sulla leva fiscale. Se que-

sto è il quadro normativo e non si vuole

solleticare il mondo retail, assisteremo a

un consolidamento del mercato con un

trend crescente in una modalità sempre

più marcata fino a portare molte imprese

a considerare le emissioni obbligaziona-

rie quasi come fossero uno strumento di

finanza ordinaria”.

I bond di filiera

Il Report sul mercato dei mini-bond del

Politecnico di Milano mette in luce molti

aspetti interessanti di come si sta evol-

vendo il mercato italiano. I tassi medi

di rendimento pagati dalle imprese sui

propri mini-bond sono ulteriormente

diminuiti nel 2016, scendendo in alcuni

casi sotto il 5%. Tuttavia i tassi medi dei

prestiti bancari ai minimi li rendono, su

un piano strettamente economico, po-

co competitivi in questa particolare fase

macroeconomica. Ci sono ancora margi-

ni di miglioramento per il mercato dei

mini-bond che vanno individuati nell’in-

novazione di prodotto.

“Una di queste è - spiega Sabatini - il

‘bond di filiera’. Ci sono molte PMI in

Italia che svolgono un ruolo di fornitori

nell’ambito di filiere industriali ma che

hanno difficoltà ad accedere al mercato

dei capitali, sia per le loro dimensioni sia

per il merito di credito che le penalizza.

Una soluzione, in linea con il modello di

Industria 4.0, è data dai bond di filiera,

che sfruttando le sinergie tra emitten-

te e capo filiera derivanti dal rapporto

commerciale consolidato, possono mi-

gliorare il loro standing finanziario e

ottenere un pricing dell’emissione van-

taggioso”.

@Stefano_Belviol