L’occupazione giovanile
Nelle regioni meridionali nel 2015 gli
occupati sono aumentati dell’1,6%, pa-
ri a 94 mila unità, mentre in quelle del
Centro-Nord sono cresciuti dello 0,6%, 91
mila unità. E finalmente nel 2016 cresce
anche l’occupazione giovanile meridiona-
le: +3,9%, rispetto a una media nazionale
del +2,8% e un aumento al Centro-Nord
pari a +2,4%. I risultati, nel complesso po-
sitivi, del mercato del lavoro meridionale,
che si riflettono in un aumento dell’occu-
pazione e un calo della disoccupazione,
non debbono però far perdere di vista le
criticità, ricordano i ricercatori, in quanto
i livelli occupazionali al Sud sono ancora
troppo distanti da quelli precedenti al-
la crisi. L’unica regione del Sud vicina ai
valori del 2008 è la Basilicata. L’aumento
ne scende dal 100% al 40%. Il saldo mi-
gratorio netto del Mezzogiorno è di 653
mila unità. 478 mila sono giovani, di cui
133 mila laureati, e le donne sono più de-
gli uomini. La popolazione meridionale
nel 2015 è diminuita di ulteriori 62 mila
unità: il calo è la conseguenza di una ri-
duzione degli italiani di oltre 101 mila
unità e di una crescita degli stranieri di
circa 40 mila unità. Nel 2015 il numero dei
nati al Sud ha raggiunto il livello più bas-
so dall’Unità d’Italia: 170 mila. Nel 2015
10 meridionali su 100 risultano in condi-
zioni di povertà assoluta, contro poco più
di 6 nel Centro-Nord. Il rischio di cadere
in povertà è triplo al Sud rispetto al resto
del Paese; nelle due regioni più grandi,
Sicilia e Campania, sfiora il 40%.
@dapascucci
dei posti di lavoro al Sud riguarda in par-
ticolare l’agricoltura (+5,5%) e il terziario
(+1,8%), grazie soprattutto al turismo.
Nell’industria in senso stretto vi è nel
2015 ancora un calo degli occupati al Sud,
-1,6%, che, però, nei primi mesi del 2016
inverte il segno: +3,9%. Mentre prosegue
la caduta degli occupati nelle costruzioni
all’inizio dell’anno in corso, -4%. Perdono
peso, però, le occupazioni più qualificate,
cresce piuttosto il lavoro part-time in pro-
fessioni meno qualificate. Nel 2015 l’in-
cremento del tempo pieno è più forte al
Sud (+1,3%, a fronte del +0,4% del resto
del Paese) favorito dalla riforma del job
Acts e dalla decontribuzione piena sulle
nuove assunzioni. Non a caso aumenta,
invece, al Centro-Nord e cala al Sud all’i-
nizio del 2016, quando la decontribuzio-
50
marzo 2017
Interventi da fare
# $%&' *
+
*
À
dati economici e statistici molto interessanti, evidenzia anche alcune proposte di intervento per una politica industriale
di rilancio del Mezzogiorno, basata su alcuni capisaldi. Una parziale, inversione di tendenza degli aiuti alle imprese
da parte del Mise c’è stata nel 2014, ma dopo un quindicennio di netta riduzione: è giunto il momento di cambiare
registro, si afferma, superando l’attuale basso accesso delle imprese meridionali alla quasi totalità di strumenti nazionali
di politica industriale. Un altro aspetto è quello di orientare le risorse verso interventi per la crescita dimensionale,
l’internazionalizzazione, l’accesso al credito, oltre che a favore della ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico.
Quindi, implementare Industria 4.0 declinando territorialmente a favore del Sud gli interventi di incentivazione. Inoltre,
À
/
/
4 À
*
8
9< =9 <
>
@
&X [\
À
À
]
pensare che al Sud ha una borsa di studio solo il 52% degli idonei, contro il 92% del Nord. Di qui l’idea della Svimez di
dar vita a un MIT per il Mezzogiorno.