di alta tecnologia. Ma proseguiremo il
nostro impegno anche per consolidare
le posizioni in Europa, in particolare in
Russia dove, ad esempio, i nostri tradi-
zionali settori del Made in Italy come
fashion, arredamento e alimentare e la
nostra meccanica hanno ampi margini
di crescita”.
Come può l’Italia difendersi dal fe-
nomeno sempre crescente della con-
traffazione?
“Il tema è molto complesso e si tratta
di un fenomeno che riguarda non sol-
tanto i marchi più noti. Per aiutare le
aziende di piccola e media dimensione,
già dal 2007 abbiamo aperto presso
alcune nostre sedi estere i primi Desk
per la tutela della Proprietà Intellet-
tuale, per fornire alle nostre imprese
un sostegno specializzato nella regi-
strazione di marchi e brevetti all’estero
e nelle azioni di lotta alla contraffazio-
ne dei propri prodotti. Inoltre, esiste
un altro fenomeno, noto come italian
sounding, che crea confusione sulla
autenticità del prodotto italiano e ne
minaccia la reputazione qualitativa.
Abbiamo avviato campagne di comuni-
cazione istituzionali, particolarmente
negli USA, per combattere questo fe-
nomeno e aiutare il trade e i consuma-
tori a distinguere ciò che è autentica-
mente Made in Italy e ciò che invece ne
è un’imitazione”.
@lurossi_71
nologia ed energia, sviluppati secondo
la logica della filiera”.
Quale valore aggiunto, anche in ter-
mini di marketing, ha il Made in Italy
nel mondo?
Oltre al Made in Italy, quali sono
gli elementi che possono agevolare
il successo delle nostre imprese sui
mercati internazionali?
“Se il Made in Italy fosse un brand sa-
rebbe il terzo al mondo. Non elencherò
i valori di eccellenza che esso contiene,
ampiamente riconosciuti e apprezza-
ti nel mondo. Ma realizzare un buon
prodotto non basta per poterlo com-
mercializzare efficacemente all’estero.
Servono le competenze. Per questo l’I-
CE è impegnata nella formazione delle
PMI e degli export manager che posso-
no accompagnarle ad affrontare le sfi-
de del mercato globale. Recentemente
abbiamo lanciato tre nuovi moduli per
l’e-commerce per far comprendere loro
e permettergli di affrontare meglio le
potenzialità del web”.
Dopo che per anni l’export ha sop-
perito alla stagnazione del mercato
interno, visto anche il rallentamento
dell’economia mondiale come vede
l’incidenza dell’export in futuro?
“L’internazionalizzazione è il fattore
più dinamico dello sviluppo globale.
L’ultimo rapporto Prometeia sull’e-
voluzione del commercio con l’estero
stima che nel 2017-2018 vi sarà una
crescita degli scambi mondiali e una
conseguente crescita del commercio
di manufatti inferiori alla media stori-
ca ma oltre il PIL mondiale. Segnale di
come l’export sia imprescindibile per la
crescita sia a livello globale che per le
imprese nazionali”.
Quali sono attualmente le aree del
mondo con un maggiore potenziale
di penetrazione per le nostre impre-
se manifatturiere?
“Gli Stati Uniti rimangono il mercato
prioritario in termini di investimento,
grazie al particolare appeal dei pro-
dotti Made in Italy e gli ampi spazi
ancora conquistabili dai nostri prodot-
ti. Particolare enfasi verrà posta nei
prossimi anni sull’Asia, dove la nostra
quota di mercato è ancora nettamente
inferiore al potenziale dei nostri pro-
dotti. In Cina cercheremo di sfruttare
le nuove opportunità che si aprono
con il mercato digitale. Nei Paesi Ase-
an promuoveremo soprattutto i nostri
settori farmaceutici, infrastrutturali e
18
novembre 2016