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giugno 2016

confronti delle imprese è elevato tanto che

il 48% del campione include le PMI tra i fat-

tori chiave dello sviluppo di un Paesementre

solo il 17,9% crede in un forte intervento

pubblico e uno sparuto 14,7% si affida a un

elevato sviluppo di tecnologie digitali e In-

ternet. I cittadini polacchi sono in linea con

questa indicazione. I tedeschi e gli america-

ni credono invece che il fattore determinate

del successo e dello sviluppo è rappresen-

tato dalla istruzione. Ma quando si passa a

riflettere sul ruolo reale dell’imprenditore

emerge però un forte scetticismo. L’impren-

ditore che vive e lavora nelle vicinanze non

sembra creare sul territorio quella stima e

consenso generale. Il 45% degli intervistati

pensa che l’operato degli imprenditori si sia

involuto rispetto al passato. Un percorso di

crescita, lento e che non riguarda la totalità,

la ricerca, comunque lo individua: l’opinione

pubblica comincia ad apprezzare quando

all’immagine ideale dell’imprenditore si

aggiungono solide competenze finanziarie

o digitali. La versione più evoluta, anche se

ancora minoritaria è ‘l’imprenditore dell’in-

novazione’. La caratteristica principale che

secondo il campione italiano gli imprendi-

tori possiedono è comunque la ‘competen-

za’, valore che distanzia di ben trenta punti

l’onestà/correttezza (47%a 17%). Polacchi e

turchi invece assegnano all’onestà, almeno

indicativamente, un valore più alto mentre

l’Italia è anche il Paese dove più spesso l’im-

prenditorialità è associata all’evasione fisca-

le, l’11%contro un 5%negli USA.

Tra il primo trimestre del 2011 e il terzo del

2015 le imprese riconducibili a stranieri sono

cresciute del 23,5%, mentre quelle ricondu-

cibili a cittadini italiani sono diminuite del

7%. il loro indice di imprenditorialità va da

un minimo dell’1% per i filippini a un mas-

simo del 26% per i cinesi, a fronte di una

media del 13,6%, che è simile a quella degli

italiani.

Cosa ne pensa la pubblica opinione

Sempre secondo la ricerca, risulta che il

64,7% degli italiani ritiene che alla profes-

sione di imprenditore non sia riconosciuto

il giusto valore. Mentre tra le caratteristiche

attribuite alla figura imprenditoriale compa-

iono al primo posto competenza e coraggio,

ma soltanto all’ultimo l’onestà. Un primo

elemento che emerge è che l’imprendito-

rialità in Italia crea sensazioni in prevalenza

positive nel 53% degli intervistati, è altresì

riconosciuto il suo ruolo strategico nello svi-

luppo dell’economia e dell’occupazione ma

in realtà non viene giudicato spesso in grado

di guidare il rinnovamento richiesto per ri-

portare l’Italia a un eccellente grado di com-

petitività. La popolazione italiana mostra

perplessità e difficoltà a riconoscersi con i

propri imprenditori, anzi emerge uno spirito

di contrapposizione, in termini culturali ed

economici, a differenza ad esempio dal caso

tedesco. La situazione in questa fase storica

dove lo scetticismo e la disillusione hanno

peso, anche il fare impresa diviene stereoti-

pato e sbiadito. Il livello delle aspettative nei

si trovano in situazioni molto diverse e re-

agiscono al cambiamento in modo molto

differenziato. A grandi linee possono esse-

re classificati in innovatori, replicanti e im-

prenditori per necessità. Il nuovo contesto

sta rimarcando le differenze, attraverso la

divaricazione delle performance.

Come rilanciare lo sviluppo

L’Italia è oggi al quarantacinquesimo po-

sto a livello mondiale per facilità nel fare

impresa. Secondo la ricerca, le aree d’inter-

vento risultano (oltre allo sblocco dei vinco-

li burocratici): istruzione e formazione fin

dall’infanzia per favorire aperturamentale e

coscienziosità, controllare alcuni meccanismi

psicologici, aumentare la consapevolezza

dell’essere imprenditori, agevolare la tra-

smissione di sapere codificato, potenziare le

capacità manageriali, l’accesso alla finanza e

ai servizi d‘impresa considerando la finanza

di impresa una nuova fonte di imprendito-

rialità legata all’avvento delle nuove tecno-

logie. Sta nascendo una nuova classe d’im-

prenditori, sostenuti e stimolati dai fondi di

private equity e venture capital, che sono

anche scuole di business leadership. I servizi

reali possono aumentare il tasso di sopravvi-

venza (solo il 40-50% delle imprese supera il

settimo anno di vita), aumentare il tasso di

sopravvivenza delle startup (50%per impre-

se nate nel 2007 e ancora in essere nel 2012),

abbassare le barriere all’imprenditorialità

femminile (pari a poco oltre il 20%del totali

imprenditori) e all’immigrazione qualificata.