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duttivi nell’Unione europea, mentre per
le imprese dell’Unione europea presenti
in territorio britannico, si prospetta una
perdita di competitività nei confronti dei
produttori locali.
Impatto economico
Rispetto alla crescita potenziale del Paese,
la riduzione dell’’immigrazione impliche-
rebbe un decremento della popolazione
attiva, e la crescita della produttività po-
trebbe essere penalizzata da un aumento
del costo del capitale. La maggior parte dei
modelli elaborati prevedono una recessio-
ne e stimano un costo in termini di PIL tra il
2,5% e il 9% all’orizzonte del 2030 rispetto
al livello raggiunto nel caso in cui il Regno
Unito restasse all’’interno dell’Ue con un
aumento del tasso di disoccupazione.
I mercati valutari hanno iniziato a sconta-
re l’eventualità di una Brexit prima delle
elezioni. La sterlina può perdere fino al
20%, con una forte volatilità. La debolez-
za della divisa non è totalmente negati-
va per il Regno Unito. Parecchi sono gli
aspetti positivi di cui tener conto. Il disa-
vanzo delle partite correnti potrebbe es-
serne un beneficiario. Se gli investimenti
diretti esteri (IDE) dovessero vacillare, si
renderebbe ingestibile l’attuale deficit.
Secondo gli analisti i mercati azionari po-
trebbero beneficiare dell’indebolimento
della sterlina. Le società incluse nel Ftse
100 generano circa il 70% dei propri utili
all’estero e il deprezzamento della valuta
si tradurrebbe in un loro aumento, con
effetti positivi sulle azioni. In seguito a
pesanti correzioni potrebbero presentarsi
opportunità nei titoli domestici britannici
di cui si potrebbe approfittare subito, in
particolare per quanto concerne le azioni
che facevano parte dei vari ‘panieri Bre-
xit, creati dalle banche d’investimento nel
tentativo di sfruttare i timori legati all’u-
scita del paese dall’Unione europea. Inol-
tre l’esposizione agli utili realizzati all’e-
stero è positiva per gli investimenti, poiché
questi ultimi beneficiano della debolezza
della sterlina.
Finanziarie e immobiliari
Per quanto riguarda i tassi, a seconda di
quanto si indebolirà la valuta, si delineano
diverse opzioni possibili per la Bank of En-
gland, ad iniziare da quella relativa ai tas-
si d’interesse. Senza alcun dubbio la BoE
rinvierà la prospettiva di un aumento dei
tassi e potrebbe persino decidere di ridur-
li Nell’ambito dei mercati azionari diversi
settori saranno interessati in misura diffe-
rente. Come è prevedibile, l’impatto mag-
giore sarà percepito dalle banche, mentre
la grande distribuzione, gli altri servizi
finanziari, gli assicuratori e gli operato-
ri immobiliari saranno meno influenzati
dall’evento. Per contro, le utility e le gran-
di società internazionali non dovrebbero
subire conseguenze di rilievo, ipotizzando
naturalmente che la Brexit non sia imme-
diatamente seguita dalla Scoxit.
Società finanziarie: i servizi finanziari
forniscono al Regno Unito un vantaggio
competitivo cruciale. Alcune società fi-
nanziarie hanno già iniziato a trasferirsi
a Francoforte e a Dublino per evitare un
sovraccarico burocratico, in quanto la pre-
senza a Londra era vista in ogni caso come
un varco d’accesso all’Europa. Le grandi
investment bank non sono le uniche a
rischio di fuga. Alcuni wealth/asset ma-
nager e assicuratori stanno valutando le
procedure giuridiche e regolamentari per
continuare a operare in Europa andando
via dalla City.
Mercato immobiliare: è minacciato dalla
perdita di acquirenti esteri e dall’impatto
proveniente dai rendimenti obbligazio-
nari. Tuttavia, la debolezza della sterlina
potrebbe compensare questi effetti ne-
gativi. Se il governo britannico decidesse
di modificare le norme relative agli acqui-
sti d’immobili da parte di residenti esteri
si potrebbe assistere a una diminuzione
degli investimenti, anche se la natura ri-
schiosa del mercato immobiliare impedi-
rebbe una rapida fuga da parte di chi ha
già investito.
giugno 2016