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giugno 2016

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di AlbertoGiordano

Dopoloshockall’indomanidelreferndum

britannicosull’uscitadelRegnoUnitodall’UE,

cisichiedequalisarannoleconseguenze

concrete.Unaseriedifattorisonoalmomento

difficilidaquantificare,comel’impattoche

unasimilesituazioneèdestinataadaveresulla

crescenteondatadimovimentieuro-scetticiin

moltiPaesieuropei

all’anno dai Paesi dell’Unione europea,

aumentano altresì la popolazione nazio-

nale, rappresentando una sfida per strut-

ture pubbliche come sanità e istruzione.

L’esito del referendum avrà conseguenze

concrete a oggi non del tutto chiare. Una

serie di fattori sono al momento difficili da

quantificare, come l’impatto che una simi-

le situazione è destinata ad avere sulla cre-

scente ondata di movimenti euro-scettici,

in molti paesi europei.

Se da un lato sono sotto tiro le politiche

sui rifugiati in Estonia, Germania, Belgio,

Estonia, Ungheria, Polonia, dall’altro Sco-

zia, Irlanda del nord chiedono di poter

rimanere nell’Unione europea ed altri Pa-

esi ancora attendono di poter entrare. A

questi si aggiungono temi nazionali come

l’indipendenza regionale (Spagna, Roma-

nia, Croazia).

Il primo impatto del referendum è una dif-

fusa instabilità in campo economico e fi-

nanziario e la messa in discussione dell’in-

tero impianto di costruzione dell’Unione

Brexit, quali gli effetti?

L’

Europa e il mondo intero il 22 giu-

gno si sono svegliati in una nuova

realtà. Con la maggioranza della

popolazione che ha votato per lasciare

l’Unione europea, la Gran Bretagna ha

iniziato il proprio percorso verso la sepa-

razione. Il referendum britannico sull’U-

nione europea si è giocato su opposte pre-

occupazioni. La paura dell’immigrazione

o la paura di una pesante crisi economica

e finanziaria. Il fronte vincente di Brexit,

acronimo di “Britain exit” (Britannia esce

dalla Unione europea), ha presentato la

crescita dell’immigrazione dagli altri 27

Paesi dell’Unione come un fattore deva-

stante in grado di portare via ai cittadini

britannici tutto quello che hanno: sicu-

rezza, posti di lavoro, welfare. In realtà

l’immigrazione fino ad ora ha portato più

tasse nelle casse dello stato, ha riempito i

posti di lavoro che i locali non hanno sa-

puto o non hanno voluto occupare e non

ha prodotto danni al sistema di assisten-

za pubblica. I 200 mila immigrati in più