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giugno 2016

la necessità di permessi e visti, per il per-

sonale da inviare in missione in Gran Bre-

tagna, la presenza di dazi. Potrebbe infine

decadere la norma del Brevetto europeo.

Iva e dazi. Per i dazi diventano necessari

nuovi accordi di libero scambio bilaterali

sul modello Svizzero o multilateriali come

nel caso di Norvegia e Islanda (See e Efta).

Per l’Iva potranno esserci esenzioni per chi

esporta, ma con controlli molto più strin-

genti. Per l’imposizione diretta sono in

discussione le direttive e i regolamenti su

interessi e royalties, con i regimi di favore

per le persone giuridiche.

Le imprese della Gran Bretagna dovranno

in tempi non brevi, abbandonare i benefit

fiscali come la direttiva cosiddetta ‘madre-

figlia (detassazione utili da controllate e

collegate residenti Ue) e quella ‘interessi

e royalty’ che consente in determinate

condizioni il trasferimento di dividendi,

interessi e royalties in regime di esenzione

fiscale. Sono necessari nuovi accordi per

quel che riguarda le fusioni transnazionali

mentre decadrà la possibilità di spostare la

sede legale e fiscale di società Ue nel Re-

gno Unito in modo neutrale.

Se poi decadessero le direttive sull’infor-

mazione e antireciclaggio la Gran Breta-

gna potrebbe diventare un Paradiso fisca-

le, con effetti sulle persone fisiche.

Dal punto di vista industriale, il settore

auto verrà penalizzato. La maggior parte

delle auto prodotte in Gran Bretagna vie-

ne esportata nell’Unione europea. I dazi

renderanno estremamente penalizzante

tutto ciò. Costruttori come Honda, Toyo-

ta, Nissan, Ford, GM potrebbero essere

spinte a trasferire gli stabilimenti pro-

mentre i

cittadini britannici presenti nell’Unione

europea sono 200 mila. Per il principio di

reciprocità questi ultimi potrebbero esse-

re soggetti ai medesimi problemi.

E per quanto riguarda i viaggi? Non sem-

bra immaginabile richiedere nuovamente

il visto. Più verosimile pensare che l’attua-

le situazione sia destinata a permanere.

Potrebbe ventilarsi l’ipotesi alla frontiera

di una corsia preferenziale per cittadini

britannici. In questo caso gli altri cittadi-

ni sarebbero coinvolti in periodi di attesa

più elevati.

Dalla parte delle imprese