novembre 2014
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cale è fondamentale per poter compren-
dere il consumatore cinese e condurre in
modo appropriato le relazioni politiche
con le istituzioni cinesi. Per questo la no-
stra Fondazione promuove attività volte al
supporto nella selezione del personale, sia
con l’evento Italy China Career Day, sia con
un portale che raccoglie quasi 4.000 cur-
riculum di risorse italiane e cinesi esperte
di Cina
(www.italychina-jobs.org). Da un
punto di vista culturale è fondamentale
per i nostri imprenditori essere debitamen-
te preparati sul mercato cinese: per questo
la nostra scuola di formazione permanente
da anni punta molto sulla formazione ai
manager, nelle aziende, ai professionisti
che intendono sbarcare in Cina. Una cor-
retta interpretazione del mercato cinese
parte da una corretta interpretazione della
realtà cinese. Come mi piace ripetere, solo
studiando e aggiornandosi i nostri impren-
ditori saranno in grado di compenetrare al
meglio la complessa realtà cinese. Proprio
nell’ultimo anno stiamo lavorando insieme
a SEA al progetto Chinese Friendly Airport,
grazie al quale lo scalo di Malpensa ‘parle-
rà’ cinese, in previsione dei flussi di turismo
in arrivo dalla Cina per Expo 2015. Anche
con Aeroporti di Roma (ADR) stiamo stu-
diando un percorso dedicato all’attrazione
di turisti cinesi”.
Presidente Romiti, in conclusione, Fonda-
zione Italia Cina quali iniziative mette in
campo per sostenere le aziende italiane
nel mercato cinese?
“La Fondazione affonda le sue radici
nell’Istituto Italo Cinese, nato nel 1971.
Come Fondazione siamo nati nel 2003:
sono quindi più di 10 anni che ci occu-
piamo di assistere gli operatori italiani
attraverso attività formative, progetti
di penetrazione del mercato, consulen-
za strategica, legale, corporate e risorse
umane. Ci attiviamo con le autorità dei
due Paesi al fine di contribuire a più
strette relazioni economiche e commer-
ciali tra Italia e Cina e a promuovere un
migliore contesto economico per le im-
prese italiane che operano con la Cina e
un ambiente più ricettivo per le imprese
cinesi in Italia: le nostre imprese hanno
bisogno di arrivare in Cina preparate, e
noi siamo qui per questo. Inoltre pro-
muoviamo lo scambio di risorse cinesi
nelle università italiane e viceversa, at-
traverso l’Associazione Uni-Italia (pre-
sente per ora, oltre che in Cina, anche in
Vietnam, Indonesia, Brasile, Iran, Corea
del Sud e Mongolia), nata dall’esperien-
za triennale del progetto Uni-Italia, pro-
mosso e gestito dalla Fondazione Italia
Cina, cofinanziato dalla Fondazione Ca-
riplo e realizzato con la collaborazione
del Ministero degli Affari Esteri, del Mi-
nistero dell’Istruzione dell’Università e
della Ricerca, dell’Ambasciata d’Italia a
Pechino e dell’Ambasciata della Repub-
blica Popolare Cinese in Italia”.
Il sodalizio con Gianni Agnelli
Nel 1974 Giovanni Agnelli assunse in Fiat un valente manager pubblico della
nidiata dell’IRI. Fu così che Cesare Romiti arrivò a Torino dalla poltrona di
amministratore delegato di Alitalia per rimettere in sesto la parte finanziaria del
Gruppo automobilistico. Tra Agnelli e Romiti si instaurò un sodalizio che miscelò
e alternò grande stima professionale e contrasti scoppiati nel nome della famiglia,
destinato a sciogliersi solo nel giugno del 1998 quando, al compimento del suo
75esimo anno, Cesare Romiti lasciò la presidenza della Fiat per assumere quella
della RCS-Rizzoli Corriere della Sera. L’Avvocato e Romiti si diedero sempre del
lei: “Un giorno, dopo qualche anno, mi disse: ‘Si è accorto che ci diamo ancora del
lei?’ E io risposi che andava bene così perché era un ‘lei’ che sottintendeva una
confidenza molto più intima di quella di un ‘tu’. Lo dico oggi, con un certo pudore:
l’Avvocato con me si confidava molto e io, nel mio piccolo, facevo altrettanto.
Parlavamo di tutto: le famiglie, le amicizie, le donne”. Un’immagine che resterà
nella storia è quella scattata al funerale di Gianni Agnelli, dove Romiti rimase in
piedi tutto il tempo “perché lui in chiesa faceva così. Ricordo una domenica in
cui andai a trovarlo a Villar Perosa. Mi portò a messa. La moglie con i figli erano
davanti. Lui era in fondo, e rimase in piedi per l’intera funzione: ‘Romiti, rimanga
in piedi con me’. Gliene chiesi il motivo. Rispose che aveva avuto un’educazione
cattolica, e quello era il modo per dimostrare, se non la fede, la fedeltà. Restare in
piedi al suo funerale era il mio modo di rendergli omaggio”.