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luglio/agosto 2015
una maggiore propensione per la protezione dei
marchi di fabbrica rispetto ai brevetti, come rivela
il numero medio pro capite di questo tipo di stru-
menti; un dato che colloca il nostro Paese ultimo
fra i primi, cioè il gruppo comprendente diversi
Paesi dell’Europa centro-settentrionale, Stati Uniti,
Canada, Giappone, Corea e Australia. Pesa altresì
l’assenza dell’Italia dalla classifica delle prime venti
regioni per numero di brevetti nei campi dell’in-
formation technology, della biotecnologia e della
nanotecnologia, dove invece svettano Giappone e
Stati Uniti.
Se si rapporta il numero di brevetti frutto di col-
laborazioni internazionali (co-invenzioni) e quante
ricerche scientifiche siano firmate anche da autori
di enti stranieri (co-autorship), si riscontra che in
Italia la collaborazione internazionale è decisa-
mente maggiore nella ricerca (co-autorship) che
nelle applicazioni (co-invention).
In realtà, con la sola eccezione di India e Polonia,
tutti i Paesi presi in esame dall’Ocse sono più inclini
alle cooperazioni nella scrittura di articoli scienti-
fici che nella produzione d’invenzioni brevettate.
Su quest’ultimo versante l’Italia occupa comunque
una posizione non troppo brillante, con una per-
centuale di brevetti che coinvolgono partner in-
ternazionali inferiore al 20% mentre, per quanto
riguarda la produzione di articoli scientifici, poco
Ricerca e innovazione
L’Italia investe poco in ricerca, ma i
suoi ricercatori, almeno a giudicare
dal numero di pubblicazioni citate
a livello internazionale, sono
presenti in maniera significativa
(Rapporto Ocse 2013 - Science,
Technology and Industry
Scoreboard 2013). Difficoltoso è
invece il passaggio dalla ricerca
alle applicazioni industriali,
almeno a leggere le statistiche di
brevetti, start-up e altri indicatori.
In realtà è la combinazione tra
capacità di ricerca, innovazione,
dinamismo industriale e capacità
di conquistare nuovi mercati,
a recuperare occupazione e
a competere. L’Italia riesce a
tenere una buona posizione
quanto a numero di pubblicazioni
scientifiche a livello internazionale
(ottavo posto). Se dal numero
delle ricerche si passa tuttavia
a esaminare le ricerche con
più citazioni (top-cited), l’Italia
si attesta a un 13% del totale,
laddove 18 Paesi totalizzano
un numero di ricerche top-cited
comprese fra 13 e 20%. Segno
che, per quanto produttivo a
livello scientifico, il sistema della
ricerca italiano è relativamente
più povero rispetto ad altri di
collaborazioni fra diversi istituti
(sia a livello nazionale sia a livello
internazionale).