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progettare

409

OTTOBRE

2017

27

proprio l’ho sempre avuta anche

quando ero uno studente. Cogliere

quell’occasione che mi era capitata

dinnanzi, anche se apparentemente

significava lasciare un lavoro diri-

genziale sicuro per iniziare una sorta

di avventura, è stato un modo per

cercare di realizzare quel mio sogno.

Ho avuto coraggio, forse anche lun-

gimiranza, ma oggi posso dire che il

mio sogno si è davvero realizzato”.

Italpneumatica commercializzava pro-

dotti di diverse Case. Come avviene

l’incontro con i prodotti SMC? Ma

soprattutto come nasce SMC Italia?

“I primi anni di attività di Italpneu-

matica sono coincisi in parte con la

crisi economica dei primi anni 80

ma noi eravamo una realtà talmen-

te piccola, e il nostro mercato era

quello della Lombardia, che non ne

abbiamo risentito. La nostra crescita

vera e propria è iniziata negli anni

‘82-’83 quando siamo venuti in contat-

to col rivenditore SMC per l’Europa:

da lui abbiamo avuto un mandato

d’agenzia per creare una sorta di

joint-venture per commercializzarne

i prodotti, principalmente quelli ine-

renti al trattamento aria e i cilindri.

La nostra attività ha così iniziato ad

allargarsi dalla Lombardia al Nord Ita-

lia, che allora faceva registrare quasi

il 60-70% del PIL nazionale. Una data

significativa è quella del 1986, quan-

do SMC compie un fortissimo balzo

in qualità e quantità ampliando la

propria gamma con l’introduzione sul

mercato delle valvole, soprattutto le

valvole micro che in Italia non erano

conosciute. Ricordo che la valvola

VJ, che aveva le dimensioni di un

mignolo, richiamò fortemente l’atten-

zione di alcuni settori industriali ita-

liani soprattutto quelli dove venivano

prodotte macchine dalle dimensioni

contenute ma che necessitavano di

molto automatismo. Dagli anni ‘85-

‘86 la nostra crescita è passata da

una a due cifre all’anno. Era davvero

formidabile: crescevamo a un ritmo

medio del 25-26% l’anno. Fu così che,

primi anni 90, Italpneumatica cambia

denominazione in SMC Italia”.

Un’altra tappa significativa è quando

decidete di avviare una piccola produ-

zione in Italia.

“Al tempo i prodotti SMC arrivavano

dal Giappone in Italia prima utiliz-

zando la Transiberiana e successiva-

mente a bordo di navi, impiegando

mediamente sei mesi prima e tre

dopo. Nonostante lo stoccaggio, ave-

vamo quindi delle difficoltà a reperire

velocemente soprattutto i cilindri ISO

per soddisfare le richieste dei clienti.

Ecco perché, alla fine degli anni 80,

PieroDiliberto ebbe l’dea di introdurre

in Italia una piccola produzione di

cilindri ISO. Andammo in Giappone

a presentare il progetto al top mana-

gement che ci diede l’autorizzazione

e iniziammo a produrli per l’Italia

qui a Carugate. Avevamo da poco

acquisito questi capannoni da un

precedente fallimento, quindi com-

perammo dai giapponesi lemacchine

per realizzarli: erano dei torni che

servivano per tagliare le camme e gli

steli. Mentre importavamo le testate

dalla Casa madre. A Carugate quindi

li assemblavamo e li distribuivamo

sul territorio. Il cilindro ISO cianfrinato

ebbe uno sviluppo talmente repenti-

no, non solo in Italia, che chiedemmo

alla Casa madre di aumentarcene la

fornitura. Mister Takada, presidente

della Corporation, ci rispose che non

riuscivano più a incrementarne la

produzione in quel momento, visto

che era già al massimo e che al saba-

to gli impiegati venivano addirittura

spostati all’imballaggio della merce”.

È qui che nasce l’idea di aprire uno

stabilimento produttivo a Carsoli?

“Certamente. MisterTakada ci propose

di aumentare la produzione dei cilindri

in Italia per soddisfare le nostre neces-

sità. Qui a Carugate gli spazi erano or-

mai stati saturati, quindi cercammo del

La prima sede di SMC-Italpneumatica e quella attuale di SMC Italia.