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progettare

409

OTTOBRE

2017

terreno da acquistare per costruire un

nuovo stabilimento produttivo in altre

zone d’Italia. Lo trovammo a Carsoli, in

Abruzzo: erano poco meno di 15mila

metri quadrati di terreno. Iniziammo

in fretta la costruzione dei capannoni,

portando aCarsoli tutte lemacchine che

avevamo a Carugate per la produzione

dei cilindri. E nel 1991 inaugurammo lo

stabilimento che doveva produrre non

solo per l’Italia ma per tutta l’Europa. Il

progettoprevedevadiampliareanchela

produzione dai cilindri ISOa tutte quelle

parti di componenti che non vengono

lavorate a macchina ma realizzate da

fusione. E di essere il centro di produ-

zione di queste parti per tutta Europa”.

E qui però il progetto si rallenta per

fattori esterni. Così l’Italia perde una

grande possibilità. È la sua grande

delusione?

“Senza dubbio è la mia grande de-

lusione in questi magnifici 40 anni.

Purtroppo, aCarsoli inciampammonel-

la burocrazia locale. La prima licenza

edilizia l’avevo ottenuta a gran veloci-

tà, costruendo i primi due capannoni

e avviando da subito la produzione.

Quando si trattò di trasferirci nel terre-

no attiguo e più grande, passarono tre

anni di attesaper ottenere lesuccessive

licenze edilizie. Pensi, erano previste

300 assunzioni. A causa di quell’attesa

infinitaMisterTakada decise di valutare

altre ipotesi alternative e nacque così

uno stabilimento in Cina dove passò

la produzione che era ipotizzata ini-

zialmente a Carsoli. Il nostro progetto

rimase così a meno della metà. Quella

è stata un’occasione persa. Non solo

per noi, ma anche per l’Italia”.

Ma lei ha avuto una grande intuizione

che ha permesso allo stabilimento di

Carsoli di continuare a vivere, seppure

non secondo il progetto iniziale. Cosa

fece a quel punto?

“Quandocapimmoche laCorporation,

a causa delle lungaggini burocratiche

incorse a Carsoli, aveva deciso di spo-

stare la realizzazione di quelle parti di

componenti nello stabilimento in Cina

mi venne l’idea di trasformare la pro-

duzionedi Carsoli: damass production

a realizzazionedi prodotti customizzati.

Era il 2002 ed ancora non si parlava co-

me ora dell’importanza degli ‘speciali’,

ma col senno di poi quella scelta non

solo fu lungimirante ma diede nuova

vita a Carsoli. Abbiamo così formato

dei nuovi tecnici e anche i venditori,

che prima vendevano a catalogo e

che ora dovevano imparare a capire

i bisogni del cliente per fornirgli una

soluzione. Fu anche un’altra intuizione

che ebbi in quel periodo a garantire

la sopravvivenza dello stabilimento

di Carsoli. Grazie alla mia estrazione

dal comparto chimico, e ritenendo che

la strumentazione rappresentasse una

fetta molto importante per il mercato

in Italia, decisi di spingere su questo

settore dividendolo dalla pneumatica.

Ecco così che a Carsoli abbiamo ini-

ziato anche a produrre ‘speciali’ per

la strumentazione principalmente de-

dicati anche all’industria di processo.

Oggi, il fatturato dello stabilimento di

Carsoli si aggira intornoa 10-12milioni

di euro, con una incidenza del 10% sul

totale di SMC Italia”.

Altra tappa importante in questi 40

anni è l’apertura di filiali estere…

“Per un certo periodo sono stato

responsabile anche di SMC Italia,

Romania, Grecia e Turchia. Nel set-

tembre del 1996 abbiamo dato vita a

SMC Romania. Anche in questo caso

intuizione e casualità si sposano. In

quel periodo ero andato in Romania

perché era un momento di crisi per

la produzione dell’alluminio e avevo

necessità di approvvigionare lo sta-

bilimento di Carsoli, in qual Paese vi

era ancora una fiorente produzione.

SCENARI

La cerimonia di inaugurazione di Italpneuamatica Sud a Carsoli nel 1991 e una immagine attuale.