marzo 2016
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mo nei tre anni andrà a scalare dal prezzo
finale”.
Adesso che il progetto è partito quali
obiettivi e speranze avete?
“Viste le premesse dalle quali siamo par-
titi, sicuramente ora siamo felici per do-
ve siamo arrivati ma siamo consapevoli
che questo è solo il punto di partenza.
Stiamo muovendo i primi passi e il primo
obiettivo è quello di consolidarci. Stiamo
continuando a fare sacrifici con stipendi
ridotti all’osso e con impegni e responsa-
bilità che ci stiamo prendendo per far sì
che l’azienda possa pian piano riprendere
il suo cammino e arrivare a quel livello mi-
nimo di sostentamento per generare utile
e permetterle di camminare con le proprie
gambe. Adesso siamo ancora in una fase
di start-up, per il prossimo anno ci prefig-
giamo un percorso di maggiore solidità. Il
nostro obiettivo è di raggiungere almeno
il 50% del fatturato che la vecchia produ-
zione aveva prima della crisi”.
@lurossi_71
una cooperativa poiché noi siamo partiti
proprio da zero. Abbiamo iniziato a ragio-
nare sulla possibilità di fare questo tipo di
operazione, difficile ma percorribile.
La struttura della cooperativa prevede la
presenza di soci lavoratori e di soci finan-
ziatori. I soci lavoratori eravamo noi. Per
la individuazione del nostro capitale ab-
biamo sfruttato la legge Marcora, che dice
che il corrispondente economico alla mo-
bilità di cui ha diritto un lavoratore può es-
sere erogato in una unica soluzione e che
può essere utilizzato per dare vita a una
forma di lavoro autonomo o messo in co-
mune per la creazione di una cooperativa.
Importantissimi sono stati gli interventi
di CFI (Cooperazione finanza impresa),
Coopfond e Banca Etica. I primi due sono
entrati nel capitale sociale della coopera-
tiva come soci finanziatori. Mentre Banca
Etica ha fatto la banca, ossia accendendo
delle linee di credito. È stato importante
anche l’accompagnamento del Ministero
dello Sviluppo economico con l’apertura
del tavolo di crisi. Occorreva una iniezione
finanziaria considerevole per far partire il
progetto perché era necessario l’acquisto
della materia prima, dare vita al ciclo con-
tinuo e vendere il prodotto finito. Ma non
solo, era anche necessario dare un primo
acconto per l’acquisto dello stabilimento.
Un dottore commercialista si è appassio-
nato alla nostra storia e ci ha dato una ma-
no per mettere in piedi un vero e proprio
piano industriale che ci ha permesso di
dare un minimo di solidità al nostro pro-
getto”.
Dopo avere strutturato la cooperativa
quindi avete redatto un piano industriale:
cosa prevede?
“Il primo punto importante di questo
piano industriale prevede l’affitto per tre
anni del ramo d’azienda con la promes-
so all’acquisto al termine del terzo anno.
Ovviamente il piano industriale prevede
di arrivare a degli utili che almeno in par-
te andranno a cofinanziarne l’acquisto.
Abbiamo già dato una caparra all’inizio
dell’attività. Inoltre, l’affitto che paghere-
Due immagini della inaugurazione della WBO Italcables, a inizio dello scorso dicembre, a
cui ha partecipato anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
Una vista dell’interno dello stabilimento: il
decapaggio e delle matasse di trefoli.