58
rmo
aprile 2018
Il nuovo stabilimento Lamborghini, di Sant’Agata Bolognese, dove si produce il suv Urus, è un
interessante esempio di applicazione dei principi dell’industria 4.0. Non c’è più una catena di
montaggio a dettare tempi, spostamenti, interazioni tra uomini e robot: tutto è gestito da un
sistema informatizzato
di Fabrizio Patti
I
l colpo d’occhio farebbe emozionare chiunque,
anche i Millennial che all’auto danno sempre
meno importanza: una accanto all’altra, disposte
sotto file di pannelli solari, saranno parcheggiate
cento Lamborghini nuove di zecca. Sono gialle
(come il colore simbolo della società), verdi, aran-
cioni, blu cangiante. Sono talmente inarrivabili che
le reazioni che suscitano sono quelle di chi visita
una galleria d’arte, forse anche di più. “Questa è
pornografia”, ha detto con enfasi ad esempio uno
dei video-blogger che negli scorsi mesi è passato
in visita da queste parti. Siamo a Sant’Agata Bolo-
gnese (Bologna), all’interno degli stabilimenti della
Lamborghini.
Da un lato si trova la fabbrica dove tutto iniziò,
nel 1963, grazie all’intuizione e all’operosità di
Ferruccio Lamborghini, che fino ad allora si era
occupato di trattori. Nel sito produttivo storico si
assemblano attualmente i modelli Huracàn (erede
della Gallardo) e Aventador, quest’ultima la punta
di diamante della società: un migliaio di esemplari
prodotti all’anno, 740 cavalli, 350 chilometri orari,
Esplorando
la fabbrica
del
futuro
FOCUS AUTOMOTIVE