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FOCUS

ENERGIA

76

rmo

settembre 2016

“L’offerta di Soraluce fu per noi interessante - ricorda

Cervo - anche perché, oltre agli aspetti tecnologici come

ad esempiomaggiore flessibilità e impieghi molto ridotti

di potenza impliciti nella macchina, Soraluce identificò

la soluzione più giusta per risolvere le nostre esigenze

produttive. Fummo subito favorevolmente impressionati

anche dalle prestazioni che l’FR 12000 ci forniva sia di

produttività sia di affidabilità”.

Il modello di Soraluce si rivelò subito di semplice manu-

tenzione e con bassi costi di gestione, ricorda Cervo, con

meno deformazioni termiche e un tasso di precisione

superiore, affiancati a un minore consumo energetico.

Giancarlo Alducci, direttore generale Soraluce Italia, ri-

corda quel primo approccio fra le due aziende: “A quel

tempoMPC era una realtà produttiva impostata sumac-

chine completamente idrostatiche, e ricordo che Renzo

Cervo diceva che nel suo stabilimento mai ci sarebbero

state macchine con guide lineari a ricircolo di rulli, con-

vinto come era che l’idrostatica fosse al top. Fu la fi-

ducia reciproca che ci permise di provare a percorrere

una strada nuova e ci fu l’ingresso in fabbrica della FR

12000. Dopo qualche mese di suo utilizzo i signori Cervo

mi chiamarono per parlare di una seconda macchina; e

così feci loro una domanda: ma perché volete mettere

un’altra nostra soluzione con guide lineari a ricircolo di

rulli? La risposta fu netta: perché abbiamo constatato

che questa tipologia di macchina risulta più produttiva,

più precisa e con minori costi di manutenzione rispetto

alle macchine idrostatiche”.

Tecniche avanzate.

Oggi in MPC ci sono quattro mo-

delli a montante mobile della Soraluce, caratterizzati da

un tasso di automazione che, sottolinea Alducci, non

teme concorrenti. Sono macchine di dimensioni impor-

tanti con corse verticali da 7.000 mm, corse longitudinali

da 16.000 mm, uscita della ram da 1.900 mm, mandrino

estraibile modulare di diametro 180 mm con corsa di

1.000 mm ecc.

“Queste unità cambiano ben sette teste di lavorazione

- spiega Alducci - e assicurano la massima multifun-

zionalità, infatti sono macchine mutitasking di grandi

dimensioni, le unità rototraslanti di cui sono dotate

portano 150 t. Ma soprattutto bisogna dire che i pezzi

che prima venivano realizzati con più piazzamenti su

macchine diverse ora sono lavorati con un piazzamento

unico, facendo anche operazioni di tornitura di alta pre-

cisione”.

Alducci aggiunge che Soraluce, di fronte alla fiducia di-

mostrata dal management di MPC, ha fatto poi di tutto

per ricambiarla fornendo il massimo impegno e assi-

stenza. Essendo l’azienda veneta una realtà che lavora

just in time pezzi molto complessi, Soraluce si è impe-

gnata al massimo per sostenerla nella propria mission

imprimendo al service il maggior dinamismo possibile.

“Naturalmente - chiosa Alducci - dopo la fiducia ci vuole

la credibilità, e la credibilità la si ha solo coi fatti. Ed è

quello che noi abbiamo messo in pratica”.

MPC ha bisogno dell’efficienza e della puntualità del

nostro servizio assistenza tecnica: le aziende clienti che

serve, come abbiamo visto, sono tutte realtà industriali

di primaria importanza…

“Noi in realtà - afferma Claudio Cervo - non abbiamo

mai creato una vera e propria struttura commerciale,

siamo cresciuti rapidamente nel tempo e tutto è avve-

nuto praticamente sul passaparola. Prendiamo ad esem-

pio la Siemens: loro esponenti hanno saputo da terzi

che noi lavoravamo in un certo modo e così sono venuti

a trovarci. E sono rimasti meravigliati dai nostri metodi

di lavorazione che sono molto differenti da quelli tra-

dizionali: loro utilizzano macchine e cicli di lavoro, di-

ciamo così, sperimentati. Con le macchine velocissime

a disposizione oggi, con la tornitura con le teste D’An-

drea, con le più avanzate tavole girevoli ecc. noi siamo

riusciti a dimostrare ai nostri ospiti che era possibile ot-

tenere notevoli risultati sia in termini di precisione sia in

termini di velocità”.

Lavorare in modo diverso.

Cervo sostiene che pure

la crisi economica ha giocato un ruolo, nel senso che ha

costretto anche grandi aziende a rivedere i loro metodi

di lavoro, spinte dalla necessità di dover ridurre i costi.

“Per diminuire i costi anche grandi multinazionali cosa

dovevano fare? – si chiede Cervo – la risposta è stata an-

dare da chi nel settore lavorava in modo diverso, perché

se tutti operano con gli stessi metodi i prezzi più o meno

Giancarlo Alducci, direttore generale Soraluce Italia.