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rmo

settembre 2016

con decisione le innovazioni necessarie e si sono così

concretizzate grandi opportunità”.

Può farci un altro esempio?

“Il motore elettrico, sempre nel settore automobili-

stico: un componente che è destinato a crescere sem-

pre di più. In questo senso abbiamo portato avanti

una ricerca che riguarda un particolare processo di

impregnazione del propulsore. Noi siamo stati tem-

pestivi, i nostri concorrenti sono rimasti indietro e così

abbiamo guadagnato ulteriori quote di mercato”.

Per operare così ci vuole una grande capacità di reazione…

“È il mercato che lo impone, così come impone di

avere una grande dose di flessibilità. Prima c’erano

impianti capaci di produrre un pezzo ogni venti

secondi, e l’obiettivo era quello di mantenere una

cadenza continua con quei ritmi per lunghissimi pe-

riodi; adesso che gli andamenti sono più altalenanti,

il cliente richiede linee flessibili che oggi possono

fare una cosa e domani magari farne una diversa.

Noi siamo intervenuti efficacemente su queste dina-

miche introducendo ad esempio l’uso dei robot in

certi processi e questo ci ha dato ulteriori margini

di crescita”.

Una lezione ricorrente nell’industria di oggi: flessibilità

come fattore strategico di competizione…

“Noi, nel settore del trattamento delle superfici, ce la

vediamo con i tedeschi, e la situazione classica vede

l’azienda italiana ‘piccola’ ma tecnologicamente

avanzata fronteggiare l’azienda tedesca, anch’essa

tecnologicamente agguerrita e di dimensioni dieci

volte superiori. Ebbene, nello sviluppare un nuovo

prodotto noi siamo estremamente più veloci: quello

che noi facciamo in un anno, loro o non lo fanno o

ce ne mettono cinque. Questo è un vantaggio com-

petitivo molto importante. In sostanza, siamo più

creativi in quanto italiani, più snelli perché siamo

più compatti e più rapidi nel prendere le decisioni

perché siamo un’azienda a conduzione familiare”.

Qual è il giusto bilanciamento per voi fra la creatività e la

necessità di razionalizzare la produzione?

“In questa fase stiamo consolidando le soluzioni tec-

nologiche che abbiamo sviluppato in tanti anni pur

mantenendo di continuo la porta aperta a tutte le

nuove indicazioni che ci giungono dal mercato. Non

è possibile, naturalmente, rincorrere ogni singolo

input, perché bisogna privilegiare percorsi che por-

tino a solide e strutturate opportunità di business. Ci

muoviamo lungo una linea di giusto bilanciamento

fra la standardizzazione delle nostre soluzioni e lo

sviluppo di nuove tecnologie, cercando di integrare

correttamente queste ultime nel novero delle nostre

possibilità. In pratica questo significa avere moduli

integrati che possono essere, di volta in volta arric-

chiti con aspetti più innovativi”.

Quindi non rincorrete a ogni costo ogni singola com-

messa…

“La logica che guida Tecnofirma non è quella del

profitto a ogni costo ma casomai quella della con-

tinuità aziendale e anche della continuità del rap-

porto con il cliente, perché un cliente trattato bene,

rimarrà tale anche domani. Siamo molto interessati

a una crescita aziendale che abbia basi solide e que-

sto significa anche lavorare perché le persone che

vi lavorano siano il più possibile motivate e quindi

possano sempre dare il meglio delle loro capacità”.

Questo ha un risvolto, immaginiamo, anche sulla qualità

della produzione…

“La qualità disegna proprio l’organizzazione dell’a-

zienda, uno dei punti cardine è quello di definire

tutti i flussi di tutte le attività; ogni anno noi inter-

vistiamo tutti i nostri dipendenti per sapere se e

quanto sono soddisfatti e per vedere se e quanto

sono cresciuti. Di fronte a problematiche, l’azienda

sollecita la discussione con le persone interessate

che possono sfociare sia in interventi/cambiamenti

In alto, una unità di verniciatura; qui sopra, un impianto di lavaggio.