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rmo

giugno/luglio 2016

mostrano la rilevanza del Triveneto per il settore metal-

meccanico italiano: il Nord-Est risulta la seconda area del

Paese per numerodi macchine installate. Nonostante ciò

appare comunquemolto ‘indebolito’ rispetto al passato.

La crisi degli ultimi anni ha infatti determinato la ridu-

zione di circa il 20%del totale dei macchinari che erano

presenti, al 2005, nelle aziende del territorio, erodendo

in parte la competitività dell’area. In particolare, ciò che

appare allarmante è che in Triveneto, come nel resto del

Paese, un terzo del parcomacchine di produzione abbia

oltre venti anni. Apeggiorare il quadro è poi il fatto che,

nell’ultimo decennio, si sia dimezzata la quota di mac-

chine con un’età inferiore ai 5 anni. L’invecchiamento

dei mezzi di produzione installati nelle imprese, diretta

conseguenza del blocco degli investimenti in macchine

utensili robot e automazione che si è interrotto solo nel

2014, è evidente così come è evidente che l’incremento

del livello di automazione/integrazione degli impianti

cresca a ritmo troppo lento. Questi fattori mettono a

dura prova la competitività del sistema industriale del

Nord-Est e italiano, che rischia inesorabilmente di arre-

trare anche perché, nel frattempo le industrie dei Paesi

emergenti si stanno dotando di sistemi e tecnologie di

ultima generazione”.

Anche in questo caso, la differenza rispetto al resto del

Paese è determinata dalla tipologie di industrie utilizza-

trici presenti nell’area.

L’area presa in esame è terza in Italia per livello di densità

di macchinari installati: 25,2 macchine ogni 100 addetti.

Il dato risulta inferiore alla media nazionale che è pari a

25,8. Ciò è dovuto alla tipologia di imprese, per lo più ap-

partenenti ai settori dei prodotti in metallo e meccanica

generale, tipicamente di dimensionemedio-piccola.

Dimensioni delle imprese.

Come nel 2005, anche

nel 2014, emerge la correlazione inversa tra presenza

di macchine utensili e dimensione dell’unità produttiva:

in Italia la maggior parte di macchine utensili si trova

nelle piccole imprese (45%), principalmente impegnate

nell’attività di produzione. La quota risulta ancora più

alta in Triveneto dove il 47% delle macchine è attribui-

bile alle aziende di piccole dimensioni. Nel 2014, si rileva

però, in Italia come in Triveneto, una diminuzione della

quota di macchinari installati nelle piccole imprese in fa-

vore delle grandi; sostanzialmente stazionaria rispetto

alla precedente rilevazione è, invece, la quota instal-

lata nelle medie imprese. “I risultati della ricerca - ha

commentato Luigi Galdabini, presidente di Ucimu - di-

Una certa ripresa

D’altra parte, la ripresa del consumo di macchine utensili

in Italia, registrata a partire dal 2014 e proseguita per

tutto il 2015, è certamente una buona notizia poiché

riduce, anche se soltanto in parte, gli effetti derivanti dal

blocco degli investimenti in sistemi di produzione. Essa

dimostra che il manifatturiero del Paese può tornare

a operare sui livelli pre-crisi anche grazie al supporto

garantito da strumenti di politica industriale messi in

atto dalle autorità di Governo. Oltre alla ‘nuova legge

Sabatini’ che permette il finanziamento a tassi agevolati

degli acquisti in macchinari e che, dal marzo 2016,

può essere concessa anche a fronte di finanziamenti

erogati dalle banche e dalle società di leasing con

canali di stanziamento differenti dalla Cassa Depositi e

Prestiti, è esempio di ciò anche il provvedimento del ‘Superammortamento’, che permette

l’ammortamento del 140% del valore del bene acquisito. “Pur riconoscendo la validità

di queste misure congiunturali - ha aggiunto il presidente di Ucimu - occorre prevedere

interventi strutturali volti a stimolare e sostenere il ricambio dei sistemi di produzione nelle

imprese italiane, unica via per assicurare prospero futuro alla manifattura del Paese.

Penso alla liberalizzazione delle quote di ammortamento, attraverso cui il macchinario

acquistato può essere ammortizzato in tempi più brevi. La misura oltre a incentivare nuovi

acquisti, di fatto, non presenta costi a carico dello Stato che vedrebbe soltanto traslata

nel tempo l’entrata di cassa. In ogni caso, se ciò non fosse possibile occorre prevedere

l’aggiornamento dei coefficienti di ammortamento fermi ancora al 1988. Ma - ha concluso

Luigi Galdabini - la modalità più adeguata per contrastare l’inesorabile invecchiamento

delle macchine utensili presenti negli stabilimenti produttivi del Paese è l’adozione di

una misura che favorisca l’aggiornamento del parco macchine installato. Funzionale

all’obiettivo è l’introduzione di un sistema di incentivi alla sostituzione volontaria dei

macchinari obsoleti con tecnologie innovative progettate e realizzate secondo le nuove

esigenze di produttività, risparmio energetico e rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro

previste dall’UE, assicurando così adeguato livello di competitività al Made in Italy”.