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gennaio/febbraio 2015
enormemente inferiore (intorno al centinaio di anni) ri-
spetto a quella del plutonio radioattivo, il residuo della
fissione, il cui tempo di decadimento è nell’ordine delle
centinaia di migliaia di anni. Inoltre, a detta degli scien-
ziati di Iter, le radiazioni risultanti dalle pareti dismesse
del tokamak potrebbero essere bloccate con un semplice
foglio di carta. Le premesse per un’importante ‘rivolu-
zione energetica’ non mancano ma sarà necessario an-
cora parecchio tempo perché si possa produrre energia
su scala industriale.
Si prevede di creare il plasma nel reattore entro il 2020,
ma sarà necessario attendere fino al 2027 perché venga
innescata la prima reazione di fusione all’interno del to-
kamak Iter. Lo scopo del progetto è quello di studiare la
reazione e renderla possibile su scala industriale, ma non
quello di produrla in sé. Il reattore infatti sarà un dispo-
sitivo prettamente diagnostico e non adatto alla produ-
zione e distribuzione di energia. Una volta che la fusione
sarà pronta per la diffusione su larga scala verranno ri-
lasciati i progetti per costruire quei reattori che saranno
in grado di produrre energia, più compatti, efficienti ed
economici da realizzare.
In questo contesto, si rendono necessari macchinari atti
alla realizzazione di tutti gli elementi che costituiscono
il reattore.
attivare la reazione stessa. Fino ad oggi infatti si è arrivati
a riprodurre reazioni di fusione, ma non è stato possibile
ottenere un rapporto apprezzabile tra energia spesa e
guadagnata.
L’obiettivo del progetto Iter è quello di ottenere un rap-
portoQ≥ 10, ossia riuscire a produrre dieci volte l’energia
richiesta per innescare la reazione.
L’energia nucleare fino a oggi prodotta è considerata ‘nu-
cleare tradizionale’, ed è ottenuta tramite la fissione nu-
cleare. L’energia nucleare di domani, sarà invece ottenuta
grazie al tokamak Iter, attraverso la fusione nucleare.
Vantaggi innumerevoli.
I vantaggi di ciò sono innu-
merevoli e riguardano molteplici aspetti. Tra questi pos-
sono essere evidenziati: il rischio e le scorie. La fusione è
pressoché esente da questi difetti, in quanto non è una
reazione a catena della stessa entità della fissione e, in
casodi problemi, si ferma spontaneamente. Inoltre le uni-
che scorie che verrebbero a prodursi, se così si possono
chiamare, sono le pareti del reattore stesso che, una volta
terminata la vita del dispositivo (prevista nell’ordine della
decina d’anni), devono essere smaltite.
Al contrario della fissione però il periodo di decadimento
(in poche parole il periodo durante il quale un elemento
radioattivo potrebbe essere considerato pericoloso) è
Una vocazione italiana
Azienda nel settore della macchina utensile,
collocata al centro delle attività industriali
del nord Italia, a Brescia, Innse-Berardi nasce
dalla fusione di due marchi storici ‘Innocenti
Sant’Eustacchio (Innse)’ e ‘Berardi’ nel 1997.
Questo importante evento colloca Innse Berardi
all’interno del Gruppo Camozzi, che accresce
così la sua area di interesse (al di là di quella che
era la Camozzi Automation) nell’ambito del
settore della macchina utensile. La divisione si
completa nel 2003, con l’ingresso del prestigioso
costruttore americano Ingersoll. “La capacità
imprenditoriale della famiglia italiana Camozzi
- dicono in azienda - ha saputo trasferire lo
spirito di innovazione e di gruppo, tipico della
Camozzi Automation, anche in questa realtà che
a Brescia si sviluppa su 49.000m2 e a Rockford
(Illinois) su 110.000m2. L’interpretazione
imprenditoriale che la famiglia Camozzi ha dato
nell’ambito del Gruppo, ha fatto sì che oggi
l’impresa sia una delle due realtà europee in cui
si ha un’integrazione verticale del prodotto,
sfruttando le strutture, ovviamente italiane, al
fine di garantire qualità e tempi di consegna
decisamente contenuti”.
Innse-Berardihafornitoall’aziendafranceseCnimduefresatriciadasseverticalecon
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