Pierluigi Catellani
amministratore
delegato di Heller
Italia, ha 45 anni,
è sposato e ha
tre figli. È nato,
cresciuto, e tuttora
residente a Parma.
Dopo la maturità
scientifica ha frequentato per qualche anno
‘’molto piacevole ma poco produttivo’’ la
facoltà di Economia e Commercio. La prima seria
esperienza lavorativa è stata dal 1992 al 1993
come agente della Rossi Macchine di Firenze,
all’epoca importatore di Hitachi Seiki. Dal 1994
al 1998 ha collaborato con la Ocmuu di Bologna
che rappresentava diversi importanti costruttori
di macchine utensili tra cui Makino, dove ha
poi lavorato dal 1999 al 2013. “Quattordici anni
molto interessanti dal punto di vista formativo’’
durante i quali è passato dal ruolo di area
manager a responsabile della business unit che
seguiva i clienti di macchine per produzione
e aerospace. Nel giugno dell’anno scorso è
approdato in Heller come direttore vendite in
affiancamento all’amministratore delegato
uscente, Stefano Salmeri, che ha sostituito dal
gennaio di quest’anno.
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rmo
maggio 2014
Pierluigi Catellani
mente cerchiamo di venire incontro alle esigenze
dei nostri clienti facendo qualche sacrificio sul
prezzo ma garantendo sempre lo stesso standard
qualitativo nei servizi erogati”.
Qual è la vostra offerta di servizi mirati al cliente?
Avete anche soluzioni di noleggio? E come giudica
questa ultima formula?
‘’Abbiamo esplorato molte forme di supporto al
cliente, compreso il noleggio. Preferiamo pro-
porre pagamenti personalizzati, cercando il più
possibile di andare incontro alle esigenze del
cliente che oggi, in Italia, incontra grandi diffi-
coltà ad accedere al credito tradizionale. Quando
il fornitore di un bene deve fare anche la parte
della banca significa che nel sistema qualcosa non
funziona correttamente: noi comunque non ci ti-
riamo indietro’’.
Dal vostro punto di vista di azienda che opera in
Italia, come giudicate l’attuale situazione dell’in-
dustria e del mercato nel nostro Paese, con partico-
lare riferimento al settore delle macchine utensili?
‘’Le aziende che lavorano per il mercato estero
sembra stiano avendo buoni risultati mentre co-
loro che sono rimasti legati al mercato interno
trovano maggiori difficoltà. Certamente i nostri
imprenditori devono accollarsi un pesante far-
dello fatto di costi dell’energia e tassazione ele-
vati e infrastrutture del Paese poco efficienti.
Riuscire a lavorare per grandi aziende straniere
è sicuramente un risultato di cui possono andare
orgogliosi e credo sia servito loro per migliorare
l’organizzazione aziendale’’.
Quali sviluppi prevede per il mercato italiano nel
futuro? E come vede collocata la sua azienda all’in-
terno di esso?
‘’Il rischio per l’Italia è, senza una politica ade-
guata, di una progressiva deindustrializzazione.
Le aziende grandi possono guardare all’estero ma
per quelle medio-piccole non è semplice farlo.
Confido che qualcuno prima o poi si renderà
conto che il nostro Paese non può reggersi con tu-
rismo, dipendenti pubblici e terziario: un tessuto
industriale forte è fondamentale per la sostenibi-
lità dei nostri conti. Vorrei che Heller diventasse
un punto di riferimento per le aziende italiane, un
partner da coinvolgere ogni volta che si presenti
un nuovo progetto: il motto della nostra casa
madre è: ‘Noi sappiamo come si fa’. Mi creda, non
è solo un motto’’.