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progettare

411

GENNAIO

/

FEBBRAIO

2018

23

Nella pagina accanto Esben Østergaard, il CTO e cofondatore di Universal Robots. Nella foto qui sopra: Industry 5.0 è uomo e cobot assieme.

robot che lavorano fianco a fianco per

creare prodotti, servizi ed esperienze

personalizzati, abbinando le capacità

tecniche e la ripetitività costante dei

robot con le abilità uniche dell’essere

umano che ritorna ad essere ‘artigia-

no’. Anche la tipologia di robot che si

utilizzano nei due approcci cambia. A

differenza dei robot per l’Industry 4.0,

l’Industry5.0si caratterizzaper l’usodei

robot collaborativi (cobot) che hanno il

grande vantaggio, indiretto rispetto al

processo, di mantenere la conoscenza

del processo e della realizzazione dei

prodotti all’interno dell’azienda, anzi

proprio nelle mani e nei gesti quoti-

diani dell’operatore, dell’artigiano, del

produttore proprio perché assumono il

ruolo di ‘utensile intelligente’ e non di

macchina utensile.

Il meglio da ogni attore

Nellamaggior partedei processi di pro-

duzione, specie nelle piccole e medie

imprese a cui è richiesto di abbinare e-

levati standarddi qualitàa forteflessibi-

lità, l’automazionesi sfruttaalmassimo

solo quando la creatività umana riesce

ad influenzare e guidare i processi ripe-

titivi. Pensiamo alla crescente richiesta

di mass customization o al desiderio,

per una schiera crescente di clienti, di

ottenereunprodotto ‘dal toccoumano’.

Questi due nuovi ingredienti, tuttavia,

non possono sacrificare alcune carat-

teristiche della produzione industriale

come la produttività o il contenimento

dei costi. Quindi? È proprio in questi

contesti che la tecnologia e la robotica

devono ‘uscire dalle gabbie’ e met-

tersi al servizio di queste due nuove

esigenze. Ed è proprio questa nuova

relazione tra operatore e macchine a

dar vita all’Industry 5.0 che, abbinan-

do le capacità per la risoluzione dei

problemi, costituisce un nuovo modo

di fare industria. I cobot, in questo,

sono davvero utili perchè lavorano in

sincronia con le persone.

I due diversi tipi di forza lavoro si com-

pletano a vicenda: l’uomo può aggiun-

gere ‘l’ingrediente segreto’ dato dalle

proprie competenze, dall’esperienza e

dalla capacità di giudizio e valutazione

critica: il robot collaborativomovimen-

ta gli oggetti, prepara il prodotto o lo

elabora ulteriormente per concludere

il processo. Questa ‘combinazione’,

inoltre, alimenta le competenze dell’o-

peratore e gli consente di usare il cobot

comestrumentomultifunzionale, quasi

fosseuncacciavite, un’impastatriceper

pizza, un dispositivo di imballaggio, un

palettizzatoreecc. Il robot collaborativo,

così, nonèdestinatoasostituire la forza

lavoro, ma ad assumere compiti fati-

cosi, ripetitivi o persino pericolosi per

consentireagli operatori di usare la loro

creatività per compiti più gratificanti e

progetti più complessi.

Creare valore

Per Universal Robots, l’Industry 5.0

è una questione di cobot e uomini

esperti che lavorano a stretto contatto

in una miriade di modi diversi - molti

ancora non pensati e inesplorati - per

creare il massimo valore aggiunto

ottenendo il meglio dei due mondi:

quelloumano e quellodellemacchine.

Si tratta di combinare la creatività e

l’abilitàdellepersone con la velocità, la

produttività e la coerenza dei prodotti

realizzati dai robot, edi esplorare come

sfruttare al meglio le numerose possi-

bili sovrapposizioni tra gl uni e gli altri

per modellare capacità commerciali e

finora sconosciute. Sovrapposizione

sempre più incentrate sulle persone,

su prodotti personalizzati e su misura.

su abilità artigiane e specialistiche

rese disponibili su vasta scala. Con

la mentalità Industry 5.0, le capacità

robotiche diventano uno ‘strumento

personale’ che gli operatori possono

utilizzare per applicare le loro abilità

creative distintive in modo più effica-

ce e fornire un valore ‘più umano’ ai

prodotti e ai processi.