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progettare

402

NOVEMBRE

/

DICEMBRE

2016

69

duzione? I cambiamenti appaiono

notevoli. Innanzitutto questi robot

possono essere applicati nell’indu-

stria pesante, lavorando, per esem-

pio, allamanipolazione, asservimenti,

assemblaggi di pezzi pesanti. Se fino

a oggi, infatti, le soluzioni di robotica

collaborativa hanno riguardato mac-

chine di piccola taglia e con basso

payload, la soluzione Aura consente

la trasformazione di un robot tradizio-

nale in robot collaborativo anche per

macchine ad elevato payload in grado

quindi di applicarsi ad attività pesanti.

Qualche applicazione

Un esempio su tutti sono lemanipola-

zioni che avvengono nell’assemblag-

gio finale di un’automobile, come il

posizionamento del cruscotto, dei

sedili o delle batterie. Nulla vieta,

tuttavia, l’applicazione in altri conte-

sti come piegatura, altre lavorazioni

robot ricoperto da una speciale pelle

protettiva sotto la quale coesistono

sensori di forza, percettivi e di tor-

sione. Il sistema cooperativo sfrutta

inoltre l’integrazione di un sistema di

visione e di laser scanner.

È proprio la combinazione di tutta

questa tecnologia il fattore abilitante

che consente agli operatori sia di muo-

versi in totale sicurezza nello spazio di

lavoro che condividono con un robot,

sia di guidare l’azione di quest’ultimo.

Direttamente, con la guida manuale,

o la possibilità di fargli mutare la

traiettoria semplicemente toccandoli;

indirettamente proprio grazie all’inte-

razione con la sensoristica applicata

al robot e all’intera area di lavoro.

Esattamente come accade trapersone,

i robot collaborativi di oggi recepisco-

no cosa accade nell’area accanto e si

comportano di conseguenza.

Quali impatti ha sul reparto di pro-

risce, comunica, controlla, gestisce i

dati provenienti dal processo. In que-

sto scenario davvero dirompente, ca-

pace di mettere in crisi anche le realtà

più esperte e consolidate, un ruolo

determinante lo stanno giocando la

robotica e la sua ultima evoluzione,

ovvero la robotica collaborativa.

Se, infatti, I robot ‘tradizionali’ rappre-

sentano ancora oggi un più che valido

strumento di lavoro garantendo flessi-

bilità, precisione, velocità, modularità,

ripetibilità a unprocessoproduttivool-

tre a una piena riconfigurabilità in caso

di bisogno, i loro ‘fratelli minori’ (ma

solo per una questione temporale),

cioè i robot collaborativi, rappresenta-

no un reale passo in avanti in quanto

in grado di lavorare a stretto contatto

con l’uomo e asservire le sue esigen-

ze, alleviando la fatica, migliorando

i risultati e aumentando il livello di

controllo e integrazione del processo.

Il progetto Aura

Come è possibile che uomo e robot

collaborino davvero? Secondo il pro-

getto Aura, Advanced use robot arm

presentato recentemente da Comau,

uno dei maggiori produttori di robot

industriali, è attraverso l’integrazione

di diverse tecnologie (anche in questo

caso), che è possibile garantire la

necessaria sicurezza per una reale e

costante cooperazione tramacchina e

uomo. Aura, infatti, è una tipologia di

I robot collaborativi sono in

grado di lavorare a stretto

contatto con l’uomo.