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settembre
2015
come la Silicon Valley possono aver
chiarito le potenzialità dei cluster, è
bene però evidenziare come la si-
tuazione nel nostro Paese sia ancora
in fase di assestamento. Le forme di
aggregazione variano da regione a re-
gione (associazioni, consorzi, accordi
di partenariato, distretti, fondazioni,
agenzie regionali) a seconda dei livelli
di coordinamento e di esperienza,
come pure i livelli di finanziamento e
il numero di associati, fra imprese, as-
sociazioni e istituti universitari. Ci sono
cluster tematici e altri più trasversali
che abbracciano diversi settori.
Organizzazione e gestione
A mettere un po’ di ordine e uni-
formità tra i cluster ci sta pensando
Esca, un network di esperti di cluster
provenienti da 27 Paesi e riconosciuto
dalla Commissione Europea che ha il
compito di valutare le performance e
la qualità dei servizi offerti dai cluster
attraverso un’attività di benchmar-
king che attraverso il monitoraggio di
36 parametri fornisce l’accesso a un
processo di certificazioni, da Bronze
a Gold Label. Esca ha riconosciuto il
Bronze Label a 40 cluster italiani, ma
ce ne sono ancora diversi in fase di
adeguamento. A seconda della data
di fondazione e quindi dell’esperien-
za maturata, un cluster si organizza
identificando dei trend di settore su
cui lavorare, come pure delle criticità
su cui riflettere e ipotizzare soluzioni.
Ciascun cluster è gestito da un sog-
getto fisico, il cluster manager, che
ha il compito di stimolare lo sviluppo
del cluster stesso, favorendo inizia-
tive di formazione, partecipazione a
bandi di finanziamento, costituzione
di missioni all’estero, con l’obiettivo
di creare quella rete di networking su
cui poi sviluppare progetti. Lombardy
Energy Cleantech Cluster, il primo
cluster italiano ad avere ottenuto il
‘Bronze Label’, già nel 2012, lavora
tramite 6 commissioni tematiche che
corrispondono alle aree di mercato
su cui le aziende associate operano.
“Il nostro scopo - chiarisce la cluster
manager Carmen Disanto - è quello
di far collaborare aziende, università,
pubblica amministrazione e mondo
della finanza, secondo il concetto della
multiple helix, per presentare e svilup-
pare insieme progetti di innovazione
e di business, usufruendo anche delle
opportunità di finanziamento messe
a disposizione a livello comunitario e
regionale”.
Alcuni cluster, come quello delle
Smart Communities, organizzano an-
che seminari per far capire come leg-
gere i bandi, altri, come Afil, ritengono
i finanziamenti secondari e puntano
a sviluppare una rete di conoscenze
utile per promuovere business. Afil ha
lavorato in questi mesi per redigere
una ‘roadmapping’ del manifatturiero
lombardo, individuando i principali
settori produttivi della regione Lom-
bardia. Agrofood Lombardia ha recen-
temente organizzato , in concomitanza
con l’apertura di Expo, la Cluster Food
week, una settimana di iniziative volte
a promuovere incontri B2B.
I finanziamenti di Horizon 2020
Come si possono utilizzare i fondi comunitari europei messi a disposizione da Horizon
2020? Risponde Sara De Faveri, responsabile area credito e finanza di Confindustria Monza
e Brianza: “Il nuovo programma dell’Unione Europea per il finanziamento della ricerca e
dell’innovazione è chiamato ‘Horizon 2020’, e ha una dotazione di circa 70,2 miliardi di euro
nell’arco dei sette anni. È il più importante progetto comunitario dal punto di vista finanziario
nel periodo 2014-2020. Horizon 2020 è strutturato in modo da favorire la costituzione di
piattaforme tecnologiche che raggruppino aziende, centri di ricerca e università, affinché i
fondi possano promuovere un effettivo sviluppo economico. Ecco perchè per partecipare a
questi programmi è fondamentale costituire un partenariato transnazionale. La Commissione
Europea ha fissato inoltre un target specifico per le imprese di dimensioni ridotte: l’11% del
budget di Horizon 2020 dovrà essere destinato alla partecipazione di tali aziende, in modo
singolo, senza la costituzione di partenariati. Esiste pertanto uno strumento per le PMI che
ha un proprio budget”.