Progettare_381 - page 31

progettare 381
GIUGNO
2014
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Ugo Pettinaroli, presidente AVR
(Associazione italiana costruttori
valvole e rubinetteria) entra diret-
tamente in argomento con la sola
efficace forza della segnalazione
di un fatto concreto: “Purtrop-
po quotidianamente rileviamo la
presenza di concorrenti sleali e
di nostri prodotti copiati e con-
traffatti. Nel passato abbiamo già
documentato e discusso, a livello
di AVR e Anima, un nostro caso
di prodotto contraffatto, e, nono-
stante un nostro brevetto in esse-
re e valido in Europa, negli Stati
Uniti d’America e in Cina, non
è stato purtroppo possibile, con
le sole nostre forze, contrastare
l’importazione di prodotti con-
traffatti: nella fattispecie clonati
da concorrenti cinesi che hanno
continuato a essere importati in
diversi Paesi europei, complice la
non obbligatorietà del marchio
di origine”.
Politiche di contrasto
Sicuramente, aldilà delle misure
e delle precauzioni che le singo-
le imprese devono prendere, c’è
una dimensione collettiva che va
tenuta in considerazione. Sentia-
mo in proposito le osservazioni
di Daniela Mainini:”Fare siste-
ma, fare rete è fondamentale, un
conto è difendere i diritti di uno
solo, un conto quelli di un intero
comparto. Tutelarsi nel mondo
con brevetti è costosissimo (si
tenga presente ad esempio che
non è prevista alcuna incentiva-
zione fiscale per le società che
brevettano). Uno degli sviluppi
che vedo in un prossimo futuro
riguarderà senz’altro una difesa
del Made in Italy basata su inizia-
tive di class-action. Lo sguardo di
Anima su queste problematiche è
uno sguardo collettivo e mettere
a disposizione di tutti gli asso-
ciati un desk anticontraffazione è
stata una delle ricadute concrete
di questa impostazione. Si sono
dotate le aziende di un impor-
tante strumento di prevenzione
e intervento. Fare gruppo, fare
massa critica - prosegue Mai-
nini - significa anche avere più
voce in capitolo per intervenire
a livello politico, avere più forza
per interloquire con le autorità. La
politica si deve fare carico di que-
ste esigenze, promuovendo linee
guida e interventi coerenti con un
progetto di sistema finalizzato al
sostegno delle imprese che inno-
vano. Un importante passo delle
istituzioni nella giusta direzione è
rappresentato secondo me da una
realtà come il Consiglio nazionale
anticontraffazione che compren-
de undici ministeri e l’Anci”.
Daniela Mainini prosegue il suo
ragionamento mettendo in luce
che la lotta alla contraffazione
è anche un fatto culturale. Biso-
gna perciò comunicare in manie-
ra intelligente per fare arrivare
messaggi efficaci che spieghino
che la contraffazione alla lunga
non paga: che senso avrebbe a-
vere acquistato per esempio una
macchina utensile italiana ad alta
tecnologia per poi utilizzarla non
al meglio adoperando pezzi di
ricambio non originali?
“Bisogna dire agli utilizzatori che
noi siamo sì rigidi nel rivalerci di
fronte a eventuali comportamenti
scorretti, ma soprattutto dobbia-
mo convincerli che se vogliono
essere più competitivi, noi, con la
nostra alta qualità, siamo dispo-
nibili ad aiutarli in un quadro di
corretta partnership - argomenta
Mainini - e che da una collabo-
razione sincera hanno tutto da
guadagnare”.
Anche Andrea Barazzoni sostiene
che la strategia di opposizione
al fenomeno della contraffazio-
ne debba essere essenzialmen-
te improntata a una logica di
sistema:”In una società globale
è impensabile che sia la singola
azienda che da sola possa tutelare
e difendere le proprie ragioni. Ser-
virebbe da una parte un sistema
di controllo e di repressione degli
abusi che funzionasse e dall’altra
favorire e agevolare la possibilità
di realizzare brevetti e di renderli
efficaci a livello internazionale
(pratica estremamente costosa).
La sensazione è che in Italia si
controlli chi produce, rispetta le
regole, ha delle procedure e degli
atteggiamenti consapevoli e ci si
dimentichi invece di quelle realtà
che hanno più facilità a eludere
le regole, soprattutto in assenza
di controlli. Mi riferisco nel caso
specifico al controllo sulla merce
in entrata, spesso blando e in mol-
te parti d’Italia quasi assente, al
controllo a campione sui prodotti
presenti sul mercato, al controllo
dei materiali impiegati. Sarebbe
opportuno che le istituzioni vedes-
sero nelle aziende una creazione di
benessere per tutta la nazione e non
solo un contribuente da spremere
oltre misura”.
Sulla stessa lunghezza d’onda
l’opinione di Ugo Pettinaroli:”La
volontà e la determinazione di
singole aziende non bastano di
certo. I nostri vertici e i nostri past
presidents di AVR, come Maurizio
Brancaleoni e anche il nostro at-
tuale presidente di Anima, Sandro
Bonomi, se ne sono occupati in
passato e se ne stanno ancora
occupando oggi. Sicuramente an-
che io, come neo presidente AVR
intendo dare il mio contributo a
favore di questa battaglia, legata
anche al ‘Made in’, in tempi e
forme da coordinare e decidere a
livello del nuovo direttivo AVR”.
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