77
Speciale
anteprima
della minore crescita del nostro export
rispetto al consumo mondiale. In Cina
la quota italiana sul totale venduto si è
attestata all’1,4%, con una limatura al
ribasso rispetto al 2014 di un decimo
di punto. Negli Stati Uniti i costruttori
italiani hanno soddisfatto il 5,9% della
domanda, guadagnando un paio di
decimi rispetto all’anno precedente. È
cresciuta dello 0,4% la quota italiana
sul mercato tedesco, risultata pari al
6,5% del consumo locale. In India
le macchine italiane sono arrivate a
soddisfare il 5,1% della domanda,
perdendo però sette decimi di punto
rispetto al 2014. Al contrario, sul mer-
cato russo, tradizionale sbocco per le
nostre esportazioni, la quota italiana
è aumentata di sei decimi salen-
do all’11,3% del consumo totale. I
costruttori italiani hanno risentito della
grave crisi del Brasile e hanno ceduto
mezzo punto, mantenendo comunque
una rispettabile quota pari al 10,8%.
L’analisi condotta sulla distribuzione
geografica delle esportazioni italiane
nell’ultimo decennio evidenzia come,
a fronte del mutamento dello scena-
rio mondiale, il Made in Italy abbia
saputo rispondere alle esigenze dei
clienti penetrando di volta in volta
nelle aree più attive dello scacchiere
internazionale.
L’Unione Europea resta la prima area
di destinazione delle vendite italiane
ma la quota di export assorbita dall’a-
rea si è ridotta, passando dal 49,4%
del 2006 al 43,5% del 2015. Perde
peso anche l’Europa al di fuori della
UE, dal 12,1% all’11,%. L’America
settentrionale, terza area di sbocco,
ha visto crescere la sua quota sul
totale esportato dai costruttori italiani
passata dal 10,7% al 15,8%, risultato
reso possibile dalla ripresa dell’attivi-
tà manifatturiera nei Paesi dell’area.
Più moderata la crescita della quota
di export destinata all’Asia, secon-
da area di destinazione, passata dal
21,1% al 22,3%, così come quella
assorbita dall’America del Sud (dal
3,2%, al 3,7%). Tra i mercati minori,
risulta stabile il peso dell’Africa (dal
2,8% al 2,9%).
Come vanno i Paesi leader
Grazie alla crescita della produzione
di +8,4% a 19.910 milioni di euro, la
Cina ha rafforzato il primato mon-
diale tra i costruttori. Analogamente,
l’aumento del consumo (+3,7%), atte-
statosi a 24.820 milioni, ha permesso
al gigante asiatico di confermare
la propria lead-ership anche nella
classifica dei Paesi consumatori, ben
distanziando tutti gli altri. La quota di
consumo soddisfatta dalle importa-
zioni è scesa al 31%, per un valore
di 7.770 milioni (-4,6%). L’export ha
segnato un nuovo incremento a dop-
pia cifra (+11,6%) a 2.850 milioni.
In virtù di questo risultato, la Cina
consolida il quinto posto nella clas-
sifica mondiale degli esportatori. La
produzione giapponese cresciuta del
19,2% a 12.150 milioni di euro, ha
permesso al Paese di conquista-
re il secondo posto nella classifica
mondiale. A causa della diminuzione
delle vendite oltreconfine (-4,5%) a
7.770 milioni di euro, il Giappone ha
però ceduto la guida della classifica
di export alla Germania. L’incremento
della domanda interna, salita a 5.230
milioni, è valso al Paese del Sol
Levante il quarto posto nella gra-
duatoria di consumo. D’altra parte,
ancora una volta, il mercato giap-
ponese si è confermato difficilmente
penetrabile dall’esterno: il rapporto
import su consumo si è attestato
al 16% e il valore delle importazio-
ni è rimasto basso (847 milioni di
euro). Nella classifica mondiale dei
costruttori, la Germania ha ceduto
la seconda posizione al Giappone
nonostante l’aumento della produzio-
ne, del 3,9%, a 11.190 milioni. Anche
il consumo tedesco è salito del 4,7%
a 5.730 milioni, così come le espor-
tazioni il cui progresso del 4,1% a
7.920 milioni ha permesso al Paese
di raggiungere il vertice della classifi-
ca mondiale di export. In espansione
le importazioni che, aumentate del
6,4% a 2.460 milioni, hanno portato il
rapporto import su consumo al 43%.
L’Italia ha rafforzato il quarto posto
tra i costruttori mondiali grazie all’in-
cremento della produzione (+8,5%) a
4.670 milioni. Le vendite all’estero in
aumento del 4,1% a 3.200 milioni di
euro, hanno confermato l’Italia terzo
esportatore mondiale alle spalle di
Germania e Giappone. Le importa-
zioni si sono attestate a 1.190 milioni,
in crescita del 34,2%. Il mercato loca-
le è risultato sesto per valore nello
scenario globale con 2.680 milioni
(+25,6%). Nel 2015 è aumentata
anche la produzione della Corea del
Sud, risultata pari a 4.290 milioni di
euro (+1,4%). Molto bene le espor-
tazioni cresciute del +21,8% a 2.110
milioni. Di segno opposto il consumo
(-6,3%): il mercato coreano è sceso
in quinta posizione, con 3.440 milio-
ni. La domanda locale è stata soddi-
sfatta per il 37% dalle importazioni,
cresciute, del 7,4%, a 1.270 milioni di
euro. Con un fatturato di 4.140 milioni
(+1,5%) gli Stati Uniti si confermano
sesti tra i Paesi costruttori di macchi-
ne utensili. Secondi tra i consumatori
con un valore pari a 6.630 milioni di
Le caratteristiche delle aziende italiane
Le caratteristiche strutturali dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione sono le medesime che si riscontrano nel sistema
produttivo nazionale: imprese di ridotta dimensione, forte propensione all’export , elevata qualità dell’offerta. Secondo l’indagine condotta da Ucimu, nel
2014 (cui sono riferiti i dati più recenti), il 54,6% delle imprese costruttrici di macchine utensili ha fatturato meno di 12,5 milioni di euro, il 64% ha occupato
meno di 100 addetti. Sono state, però, le imprese più strutturate a fornire il maggior apporto a produzione e esportazioni: quelle con più di 100 dipendenti,
che hanno rappresentato soltanto il 36% delle unità operanti in Italia, hanno prodotto l’80,2% e esportato l’81,9%
del totale. Analogamente, le imprese che hanno fatturato più di 25 milioni (pari al 28% del numero complessivo)
hanno realizzato il 73,3% della produzione e coperto il 75,1% delle esportazioni italiane di macchine utensili. La
distribuzione geografica del settore è risultata coerente con quella del sistema produttivo italiano, a conferma che
per le imprese costruttrici di macchine utensili è necessario essere attigue a quelle clienti e fornitrici: la maggior
parte delle unità produttive del settore si trova in Lombardia (43,5%), Triveneto (23,5%), Emilia Romagna (16,5%)
e Piemonte (11,8%). Alla composizione del fatturato totale la Lombardia ha contribuito per il 38,4%, il Piemonte
per il 24,7% e il Triveneto per il 22%. Le imprese dell’Emilia Romagna vantano la più alta propensione all’export
(pari al 73% a fronte del 71,1% della media di settore). Principale utilizzatore di macchine utensili è risultata
l’industria dei prodotti in metallo - che comprende produzione e prima trasformazione dei metalli, contoterzisti,
elementi da costruzione, altri prodotti diversi dai macchinari, (32,8%) - seguita da quella automobilistica (27,3%).