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Speciale

anteprima

della minore crescita del nostro export

rispetto al consumo mondiale. In Cina

la quota italiana sul totale venduto si è

attestata all’1,4%, con una limatura al

ribasso rispetto al 2014 di un decimo

di punto. Negli Stati Uniti i costruttori

italiani hanno soddisfatto il 5,9% della

domanda, guadagnando un paio di

decimi rispetto all’anno precedente. È

cresciuta dello 0,4% la quota italiana

sul mercato tedesco, risultata pari al

6,5% del consumo locale. In India

le macchine italiane sono arrivate a

soddisfare il 5,1% della domanda,

perdendo però sette decimi di punto

rispetto al 2014. Al contrario, sul mer-

cato russo, tradizionale sbocco per le

nostre esportazioni, la quota italiana

è aumentata di sei decimi salen-

do all’11,3% del consumo totale. I

costruttori italiani hanno risentito della

grave crisi del Brasile e hanno ceduto

mezzo punto, mantenendo comunque

una rispettabile quota pari al 10,8%.

L’analisi condotta sulla distribuzione

geografica delle esportazioni italiane

nell’ultimo decennio evidenzia come,

a fronte del mutamento dello scena-

rio mondiale, il Made in Italy abbia

saputo rispondere alle esigenze dei

clienti penetrando di volta in volta

nelle aree più attive dello scacchiere

internazionale.

L’Unione Europea resta la prima area

di destinazione delle vendite italiane

ma la quota di export assorbita dall’a-

rea si è ridotta, passando dal 49,4%

del 2006 al 43,5% del 2015. Perde

peso anche l’Europa al di fuori della

UE, dal 12,1% all’11,%. L’America

settentrionale, terza area di sbocco,

ha visto crescere la sua quota sul

totale esportato dai costruttori italiani

passata dal 10,7% al 15,8%, risultato

reso possibile dalla ripresa dell’attivi-

tà manifatturiera nei Paesi dell’area.

Più moderata la crescita della quota

di export destinata all’Asia, secon-

da area di destinazione, passata dal

21,1% al 22,3%, così come quella

assorbita dall’America del Sud (dal

3,2%, al 3,7%). Tra i mercati minori,

risulta stabile il peso dell’Africa (dal

2,8% al 2,9%).

Come vanno i Paesi leader

Grazie alla crescita della produzione

di +8,4% a 19.910 milioni di euro, la

Cina ha rafforzato il primato mon-

diale tra i costruttori. Analogamente,

l’aumento del consumo (+3,7%), atte-

statosi a 24.820 milioni, ha permesso

al gigante asiatico di confermare

la propria lead-ership anche nella

classifica dei Paesi consumatori, ben

distanziando tutti gli altri. La quota di

consumo soddisfatta dalle importa-

zioni è scesa al 31%, per un valore

di 7.770 milioni (-4,6%). L’export ha

segnato un nuovo incremento a dop-

pia cifra (+11,6%) a 2.850 milioni.

In virtù di questo risultato, la Cina

consolida il quinto posto nella clas-

sifica mondiale degli esportatori. La

produzione giapponese cresciuta del

19,2% a 12.150 milioni di euro, ha

permesso al Paese di conquista-

re il secondo posto nella classifica

mondiale. A causa della diminuzione

delle vendite oltreconfine (-4,5%) a

7.770 milioni di euro, il Giappone ha

però ceduto la guida della classifica

di export alla Germania. L’incremento

della domanda interna, salita a 5.230

milioni, è valso al Paese del Sol

Levante il quarto posto nella gra-

duatoria di consumo. D’altra parte,

ancora una volta, il mercato giap-

ponese si è confermato difficilmente

penetrabile dall’esterno: il rapporto

import su consumo si è attestato

al 16% e il valore delle importazio-

ni è rimasto basso (847 milioni di

euro). Nella classifica mondiale dei

costruttori, la Germania ha ceduto

la seconda posizione al Giappone

nonostante l’aumento della produzio-

ne, del 3,9%, a 11.190 milioni. Anche

il consumo tedesco è salito del 4,7%

a 5.730 milioni, così come le espor-

tazioni il cui progresso del 4,1% a

7.920 milioni ha permesso al Paese

di raggiungere il vertice della classifi-

ca mondiale di export. In espansione

le importazioni che, aumentate del

6,4% a 2.460 milioni, hanno portato il

rapporto import su consumo al 43%.

L’Italia ha rafforzato il quarto posto

tra i costruttori mondiali grazie all’in-

cremento della produzione (+8,5%) a

4.670 milioni. Le vendite all’estero in

aumento del 4,1% a 3.200 milioni di

euro, hanno confermato l’Italia terzo

esportatore mondiale alle spalle di

Germania e Giappone. Le importa-

zioni si sono attestate a 1.190 milioni,

in crescita del 34,2%. Il mercato loca-

le è risultato sesto per valore nello

scenario globale con 2.680 milioni

(+25,6%). Nel 2015 è aumentata

anche la produzione della Corea del

Sud, risultata pari a 4.290 milioni di

euro (+1,4%). Molto bene le espor-

tazioni cresciute del +21,8% a 2.110

milioni. Di segno opposto il consumo

(-6,3%): il mercato coreano è sceso

in quinta posizione, con 3.440 milio-

ni. La domanda locale è stata soddi-

sfatta per il 37% dalle importazioni,

cresciute, del 7,4%, a 1.270 milioni di

euro. Con un fatturato di 4.140 milioni

(+1,5%) gli Stati Uniti si confermano

sesti tra i Paesi costruttori di macchi-

ne utensili. Secondi tra i consumatori

con un valore pari a 6.630 milioni di

Le caratteristiche delle aziende italiane

Le caratteristiche strutturali dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione sono le medesime che si riscontrano nel sistema

produttivo nazionale: imprese di ridotta dimensione, forte propensione all’export , elevata qualità dell’offerta. Secondo l’indagine condotta da Ucimu, nel

2014 (cui sono riferiti i dati più recenti), il 54,6% delle imprese costruttrici di macchine utensili ha fatturato meno di 12,5 milioni di euro, il 64% ha occupato

meno di 100 addetti. Sono state, però, le imprese più strutturate a fornire il maggior apporto a produzione e esportazioni: quelle con più di 100 dipendenti,

che hanno rappresentato soltanto il 36% delle unità operanti in Italia, hanno prodotto l’80,2% e esportato l’81,9%

del totale. Analogamente, le imprese che hanno fatturato più di 25 milioni (pari al 28% del numero complessivo)

hanno realizzato il 73,3% della produzione e coperto il 75,1% delle esportazioni italiane di macchine utensili. La

distribuzione geografica del settore è risultata coerente con quella del sistema produttivo italiano, a conferma che

per le imprese costruttrici di macchine utensili è necessario essere attigue a quelle clienti e fornitrici: la maggior

parte delle unità produttive del settore si trova in Lombardia (43,5%), Triveneto (23,5%), Emilia Romagna (16,5%)

e Piemonte (11,8%). Alla composizione del fatturato totale la Lombardia ha contribuito per il 38,4%, il Piemonte

per il 24,7% e il Triveneto per il 22%. Le imprese dell’Emilia Romagna vantano la più alta propensione all’export

(pari al 73% a fronte del 71,1% della media di settore). Principale utilizzatore di macchine utensili è risultata

l’industria dei prodotti in metallo - che comprende produzione e prima trasformazione dei metalli, contoterzisti,

elementi da costruzione, altri prodotti diversi dai macchinari, (32,8%) - seguita da quella automobilistica (27,3%).