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logie in grado di contrastare le minacce

che si affacciano all’orizzonte. Sarebbe

davvero possibile ridurre i danni arrecati

dal cybercrime se ci fosse una maggiore

consapevolezza da parte dei decision ma-

ker aziendali quando si tratta di decidere

i budget da dedicare alla security.

L’Europa scende in campo

Una situazione che di certo rivoluzio-

nerà il concetto di cyber sicurezza e per

conseguenza anche l’attenzione econo-

mica delle aziende è il regolamento eu-

ropeo sul trattamento dei dati personali

che andrà a stravolgere la relazione tra

i vari comparti aziendali nonché la rela-

zione tra gestione dei dati e tutela de-

gli stessi. Il regolamento europeo sulla

protezione dei dati personali è già stato

pubblicato in Gazzetta Ufficiale Europea

ma da qui al 25 maggio 2018 (data in cui

sarà ufficialmente applicato) le azien-

de non solo si aspettano delucidazioni

ulteriori ma anche chiarimenti su come

comportarsi.“Si pensi solo alla metodo-

logia con cui andare a quantificare l’a-

spetto sanzionatorio. Si ricordi, infatti,

che le sanzioni possono arrivare fino al

4% del fatturato annuo di un’azienda!”

spiega Stefano Minini è Risk & Advisory

Services Partner di BDO Italia, esperto

su queste tematiche. Un altro aspetto

importante riguarda gli investimenti in

sicurezza informatica, che non sarebbe-

ro più solo appannaggio dei responsabili

informatici, ma dovrebbero interessare

anche CDA e rappresentanti legali del-

le società. “Si pensi alla perdita di parti

significative di dati a causa di attacchi

cibernetici o errori umani dettati dalla

superficialità nel trattamento del dato”,

spiega Minini. Un aspetto molto impor-

tante contenuto nel nuovo regolamento

Ue è il registro del trattamento. Il tema è

fare valutazione di tutti i dati a disposi-

zione delle aziende, sia di natura fisica,

sia di natura informatizzata e censirne

anche il trattamento. Quindi, il legislato-

re dovrà definire quali sono i dati da ge-

stire e a quali trattamenti sono soggetti,

quali le funzioni aziendali che gestisco-

no i dati e gli asset con cui gli stessi so-

no gestiti. “La novità sta nel fatto che le

aziende, oltre al registro del trattamen-

to e all’identificazione con cui i dati sono

gestiti, dovranno essere in grado di inse-

rire i rischi a cui questi dati potrebbero

essere potenzialmente esposti. Qualsiasi

attività gestionale relativa ai dati può es-

sere orientata correttamente solo se l’a-

zienda ha una fotografia chiara dei dati

che sono gestiti nell’ambito dell’attività

d’impresa. Come dice il Regolamento UE

all’articolo 32 bisogna adottare misure

tecnologiche e organizzative adeguate

ai livelli di rischio: la profondità delle mi-

sure da adottare è funzione dei profili di

rischio propri di ogni comparto produtti-

vo. Nei settori ‘data intensive’ gli investi-

menti sono già partiti mentre in settori

più tradizionali dovranno essere oggetto

di policy da parte dei CDA nei prossimi

mesi. In contesti a basso rischio, a parità

di conseguenze in caso di perdita dei da-

ti, le misure tecniche e organizzative da

adottare per la protezione dei dati sa-

ranno di più semplice implementazione

rispetto a contesti molto più sensibili. Si

pensi a un’azienda che opera in ambito

distributivo sia attraverso canali tradi-

zionali, sia online: potenzialmente adot-

terà strumenti di relazione con i clienti

basati sull’evoluzione dei canali online

e social networking complessi”, confer-

ma Minini. Ciò che sembra certo è che le

aziende non possono aspettare fino al

25 maggio 2018 per adeguarsi, ma devo-

no partire ora, almeno con la valutazio-

ne dei rischi.

marzo 2017

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