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il cliente in un numero e ridurre i costi.

Questo equilibrio va trovato e oggi rap-

presenta la sfida più grande che le ban-

che si trovano ad affrontare”.

La sfida dunque è trovare un equilibro

tra ottimizzazione dei costi e vicinanza

fisica col cliente. Ma le nostre banche

sono pronte?

“Non ancora. Questo è un passaggio

appena avviato che presenta molte in-

cognite. Rispetto al passato, le banche

si trovano oggi ad affrontare un insie-

me di sfide diverse e tutte nello stesso

momento. Nei decenni passati, quando

c’erano momenti di crisi, vi era un im-

patto negativo sul conto economico

della banca con crescita delle sofferen-

ze, l’economia poi ripartiva e le soffe-

renze venivano in buona parte recu-

sia la banca che va dal cliente, in modo

virtuale in questo caso, sempre cercan-

do di soddisfarne i bisogni quotidiani.

Bisogna insomma cercare di sostituire il

fisico con il virtuale ma sempre nella lo-

gica del servizio alla clientela. Detto ciò,

ci sono casi di banche che hanno fatto

del modello virtuale il loro modello vin-

cente ma che oggi stanno aprendo del-

le filiali, non punti dove si fanno cassa e

operazioni ma in cui la gente si reca per

parlare con il gestore. Oggi ci sono di-

verse situazioni che mettono pressione

alle banche inclusa una richiesta rego-

lamentare molto esigente soprattutto

in termini di capitale. Occorre evitare

che la riduzione di personale cui stia-

mo assistendo in questi mesi, in parte

legata al passaggio tecnologico in corso

ma anche alla necessità di remunerare

obblighi di capitale crescente, vada a di-

scapito della qualità dei servizi e della

soddisfazione del cliente ”.

Ma quindi la necessità di un contatto

umano - da parte sia delle famiglia sia

delle imprese - è ancora forte?

“Sì, vi è una profondissima necessità di

un contatto umano. Il paradosso è che

più si sviluppa il digitale e più l’esigen-

za di un contatto umano con la banca

aumenta, ovviamente per servizi diver-

si dalla pura esecuzione di operazioni

e transazioni giornaliere. Ma l’attività

di consulenza, la necessità di chiede-

re un consiglio alla banca su come ge-

stire i propri risparmi e se parliamo di

imprese, su come finanziare i propri

investimenti, è ancora molto sentito da

parte dei clienti, e questo non bisogna

abbandonarlo. Al contrario bisogna tra-

sformare e investire sulla operatività e

gli skill delle nostre persone. Quando

entrai in banca, 37-38 anni fa, vi erano

molti contabili dietro agli sportelli. Og-

gi tutto questo è in buona parte sosti-

tuito da attività elettronica. Quello che

occorre ora cambiare completamente è

la relazione front-office e back-office:

abbiamo bisogno di supplire in qualche

modo al numero minore di filiali con un

numero maggiore di persone dedicate

a interloquire col cliente. Non bisogna

poi mai dimenticare che la tecnologia è

un mezzo, non un fine: per cui, ripeto,

la tecnologia deve essere utilizzata a

servizio del cliente, non per trasformare

14

marzo 2017

I Cavalieri del Lavoro nel segno dell’etica

L’etica è uno dei temi che sta maggiormente a cuore a Federico Ghizzoni.

Non per nulla, nell’intervista il top manager sottolinea in più di un’occasione

la necessità di un approccio valoriale virtuoso tra istituti di credito, imprese e

À

ai Cavalieri del Lavoro. “Per me aderire ai Cavalieri del Lavoro rappresenta

per tanti anni ma soprattutto dopo aver ricevuto parecchio dalla società. In

restituire qualcosa di ciò che ci è stato donato”. Coerenza fa rima però con

À

!

quanto l’impegno che occorre sentire e manifestare”.