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marzo 2017

“Labanca

tornimotore

di sviluppo”

L’economia italianaviveunmomentodi forti trasformazioni.Tra i protagonisti di questoscenario

vi sonoanchegli istituti di credito.ConFedericoGhizzoni, per sei anni amministratoredelegatodi

Unicredit, abbiamoanalizzatoquesta faseecercatodi capirecomequel sistemaeconomicovirtuoso tra

banchee imprese, tracreditoe territorio, inquestopercorsopossa rimanere inalterato

diLucaRossi

sciuto riferimento lo sviluppo economi-

co del Paese?

“A causa della crisi del 2008 il settore

bancario ha oggi un grande problema

di reputazione cui si pone rimedio ap-

plicando innanzitutto all’interno della

banca dei principi etici, chiari e condivi-

si e poi cercando di recuperare il ruolo

stesso della banca che per decenni, per

secoli, è stata considerata un po’ il mo-

tore dello sviluppo economico. Fin dal

primo giorno in cui, sei anni fa, sono

entrato come amministratore delegato

in Unicredit sono stato convinto che la

banca dovesse tornare a fare il lavoro di

banca commerciale: raccogliere e gesti-

re i risparmi familiari e, reimpiegando-

li in maniera positiva, contribuire alla

crescita delle famiglie ma anche delle

nostre imprese. Oggi le famiglie hanno

grande incertezza davanti a sé, di un

mondo che non si comprende. Pertanto

si ha ancora di più un ruolo sociale, per

consigliare le famiglie come pianificare

L’

ultimo decennio ha segnato

un profondo cambiamen-

to negli scenari economici e

nelle dinamiche che regolano il rappor-

to tra i protagonisti: banche, imprese

ma anche famiglie. Gli istituti di credito

stanno vivendo un passaggio cruciale

per il loro futuro: accorpamenti e fusio-

ni, necessità talvolta di ricapitalizzazio-

ni, implementazione delle tecnologie

digitali. Il rischio è che quel volano vir-

tuoso che ha dato impulso all’economia

italiana, fatto di attenzione al territorio

e alle sue imprese, perda di incisività. Ne

abbiamo parlato con Federico Ghizzoni,

per sei anni amministratore delegato di

Unicredit, uno dei simboli nel mondo del

capitalismo italiano.

Dottor Ghizzoni, dopo la crisi del 2008

il settore bancario sta vivendo una

profonda trasformazione. Partiamo da

quella reputazionale. La banca rappre-

senta ancora un elemento di ricono-

la propria disponibilità finanziaria nei

prossimi anni. Per la stessa ragione si ha

l’obbligo di ascoltare le imprese, seguir-

le e dare loro credito, il che non signi-

fica credito facile ma cercare soluzioni

laddove siano possibili per consentire

alle imprese di pianificare e investire. È

il fare bene banca che qualifica la ban-

ca, e ciò significa essere nel tessuto so-

ciale, essere presenti e visibili, essere un

punto di riferimento. Questo va recupe-

rato, perché per alcuni anni si è un po’

perso. Ci si è distanziati dai cosiddetti

territori e lì bisogna tornare. Ovvio che

in questo servono rigidi principi di go-

vernance, in quanto non bisogna torna-

re al territorio per servirlo costi quel che

costi, creando poi problemi di sofferen-

za come se ne è visti negli ultimi anni”.

Nella trasformazione in atto nelle ban-

che ci sono due temi: le aggregazioni,

con le conseguenti ottimizzazioni di

sportelli, e la digitalizzazione dei ser-