@lurossi_71
luca.rossi@fieramilanomedia.itItalyis incapableofattracting
talent?
Italy is country at odds with its own future.This is
the picture that emerges from theGlobal Talent
Competitiveness Index, the international ranking
of 93 countries that measures the growth, attract
and hold on to talented human resources.The
analysis places our country 40th in the world and
25th inEurope. Compared to 2016, Italymoves
up one position, but nevertheless remains behind
many central and easternEuropean countries, not
tomentionBarbados, Cyprus andCostaRica.The
report shows us positioned around themedian of the
high-income nations onlywith regard to vocational
and technical skills and the capacity to grow talent,
while by every othermeasure Italy is positioned
lower than countries in the same income category.
It is interesting to note that our ‘Growth’ ranking
would push us far ahead, if we weren’t in 74th place
for spending on the third training cycle, 57th in
lifelong learning, 114th in employee development
and 111th in the ability to delegate authority. (111,
114esimo posto in una classifica di 93 paesi?)
But we need to go beyond the purely numerical
aspect to reflect a bit, particularly in light of the
rapid changes that the fourth industrial revolution
will entail in terms of skills, training and change
of professional skills. Our place among the
world’s great powers, given the persistence of these
data, is destined to weaken rapidly in a context
where development is increasingly dependent on
knowledge and therefore on people.The negative
data on youth unemployment is tied to the brain
drain: between 2010-2020 it is estimated that
Italy will have lost about 30,000 researchers
who represent a cost to the country of more than
5 billion euro in training, and who will instead
contribute to the development of other countries
that didn’t pay for their education, but which are
able to offer more attractive economic conditions
and jobs.This year’s Gtci shines the spotlight on
digital skills: the European Commission estimates
that Europe may be lacking approximately
750,000 ICT professionals, of which 135,000 in
Italy, with a gap that doubles every five years.
L’Italia è incapace
di attrarre talenti?
L’Italia è un Paese in conflitto con il proprio futuro. È il quadro che emerge dal
Global Talent Competitiveness Index, la classifica internazionale di 93 Paesi che
tiene conto della capacità di far crescere, attrarre e trattenere i talenti. L’analisi
colloca il nostro Paese al 40° posto nella classifica generale e al 25° in Europa.
Rispetto al 2016 l’Italia guadagna una posizione, ma resta comunque dietro
a molti Paesi dell’Europa centro-orientale e a Barbados, Cipro e Costarica. Il
rapporto ci vede posizionati intorno alla media dei Paesi ad alto reddito solo
per quanto riguarda le competenze vocazionali e tecniche e per la capacità di
far crescere, in tutte le altre dimensioni l’Italia è posizionata peggio dei Paesi
appartenenti alla stessa categoria di reddito. Interessante è notare come la di-
mensione ‘Crescita’ ci spingerebbe molto più avanti, se non fossimo il 74° Paese
per spesa nel terzo ciclo formativo, il 57° nel lifelong learning, il 114° nello svi-
luppo dei lavoratori dipendenti e il 111° nella capacità di delegare l’autorità.
Ma occorre andare al di là dell’aspetto meramente numerico per fermarci in
qualche riflessione, anche alla luce dei repentini cambiamenti che la quarta ri-
voluzione industriale comporterà in tema di competenze, formazione e cam-
biamento degli skill professionali. La nostra collocazione tra le grandi potenze
mondiali, alla luce del perdurare di questi dati, è destinata a indebolirsi rapida-
mente in un contesto nel quale lo sviluppo dipende sempre più dalla conoscen-
za e dunque dalle persone. Ai dati negativi sulla disoccupazione dei giovani, si
associano quelli sul brain drain: dal 2010 al 2020 si stima che l’Italia avrà per-
duto circa 30.000 ricercatori, costati al Paese oltre 5 miliardi di euro in forma-
zione e che andranno a contribuire allo sviluppo di altri Paesi che non hanno
sostenuto questo investimento, ma che sono in grado di offrire condizioni eco-
nomiche e di lavoro più attrattive. Il Gtci di quest’anno punta i riflettori sul-
le competenze digitali: la Commissione Europea stima che in Europa possano
mancare circa 750.000 professionisti ICT, di cui 135.000 in Italia, con un gap che
raddoppia ogni 5 anni.