stiamo facendo non possono ovviamente
ancora incidere. Avremo molto probabil-
mente ancora delle operazioni di ristrut-
turazione e di risistemazione di partite
aperte all’estero. Sappiamo però che nel
2017 inizierà il nostro sprint. Con le attività
che abbiamo già attive ma soprattutto con
quelle che abbiamo avviato, ad esempio
con The Innovation Alliance nel 2018, Fie-
ra Milano è un’azienda che dal 2017 in poi
sarà costantemente in territorio positivo”.
Lo scorso anno Fiera Milano ha segnato
uno dei suoi anni migliori probabilmente
anche in virtù della concomitanza con Ex-
po. Ci dà qualche numero?
“Il numero che mi piace di più è sicuramen-
te quello relativo al MOL (margine operati-
vo lordo) rispetto alle previsioni, che com-
prendevano anche Expo. Siamo cresciuti in
termini di MOL di quasi 12 milioni rispetto
al budget, questo significa che Expo ha sì
pesato ma meno di quello che si può per-
cepire in modo diciamo istintivo. L’inver-
sione di rotta è stata invece data dall’anda-
mento delle manifestazioni fatte a Milano:
sia quelle ospitate e soprattutto quelle
organizzate hanno avuto tassi di cresci-
ta importanti. Questo significa che Expo,
pur avendo pesato, si è inserito in un più
ampio trend di inversione in atto rispetto
agli ultimi anni. Traiamo consolazione e
conforto dai dati 2015 perché notiamo che
quelle che sono andate bene, e che ci han-
no permesso di svoltare, sono esattamente
le attività sulle quali intendiamo concen-
trarci: le manifestazioni a Milano e soprat-
tutto quelle organizzate direttamente”.
Prima parlava dell’aumento di capitale,
un percorso che si è concluso nel gennaio
scorso: per quale motivo è stato fatto e
con quali risultati vi ha portato?
“Fiera Milano veniva da una situazione che
vedeva 122 milioni di posizione finanziaria
netta, quindi di debiti, e 22 milioni di patri-
monionetto. Sicuramenteuna situazione che
nonera sostenibile a lungo, e cheoltretutto ci
impediva di fare investimenti sullo sviluppo.
Sonoquesti i duemotivi che ci hanno spintoa
chiedere subitoun aumentodi capitale. Devo
inoltre dire che è stato un successo straordi-
nario per una società con questi fondamen-
tali e inquel periododimercato. Riuscire aot-
tenere la quasi totalità della sottoscrizione è
stato un segno di grande fiducia da parte del
mercato chedimostra comequello che abbia-
mo raccontatodi voler fare sia condivisodagli
investitori. Oltre al fatto che la nostra storia è
una garanzia di solidità”.
Il suo primo anno è stato caratterizzato
anche da una serie di acquisizioni e alle-
anze proprio nel segno del potenziamento
delle manifestazioni a Milano. A differen-
za di quello tedesco, però, il panorama fie-
ristico italiano è frazionato e localistico. In
questo senso come voletemuovervi?
“Io credo molto nelle fiere di sistema e
nella necessità di dare vita a delle filiere.
Con questo obiettivo stiamo cercando di
fare uno sforzo con altri quartieri fieristici,
anche se mi rendo conto che è una strada
molto difficile. In Italia la frammentazione
non aiuta in quanto si basa soprattutto su
una logica non strettamente imprendito-
riale ma più territoriale: questo rappresen-
ta un grave handicap per il sistema fieri-
stico. Il nostro Paese è caratterizzato dalla
quasi completa assenza di grandi player in-
ternazionali che ragionano esclusivamente
in base a una logica industriale. In questo
contesto, stiamo cercando una difficile ter-
za via: non mortificare le eccellenze locali
presenti nelle fiere più piccole e al contem-
po offrire la piattaforma di Milano come
strumento di internazionalizzazione per
momenti di sintesi. Su alcuni settori stiamo
definendo degli accordi e con l’acquisi-
zione di Ipack-Ima, Fiera Milano ha messo
insieme cinque manifestazioni, lanciando